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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

Programma o sarai programmato

Nella mia wish list c’è questo saggio, si chiama “Programma o sarai programmato” di questo Douglas Rushcuff , guru, ma non l’ho ancora letto. Se fino a tre o quattro anni fa la tecnologia mi interessava come mezzo per il mio lavoro (il marketing) e anche il mio hobby (scrivere), a un certo punto ho dovuto fare i conti con il fatto che in casa tre persone su quattro sono native digitali, e ho cominciato a leggere sempre di più, a scavare sempre più indietro e anche sempre più avanti e anche sempre più a fondo, finché la tecnologia non ha cominciato a interessarmi quasi come fosse un fine. Sto anche tenendo un corso di computer per anziani, di cui vado orgogliosissima. Più divento tech savvy più cresce l’entusiasmo, ma è indubbio che ci siano delle storture, di cui a volte ho parlato anche qua. Sapete che non sono mai impazzita per i social network e forse sapete che, in generale, non mi piace affatto Instagram. Eppure, sentite che mi è successo. Photo by  Zac Durant  on  Unsplash

Perché odio quasi tutti gli articoli che parlano di droga

Se c’è una cosa che odio, odio, sono gli articoli scandalistici sulle droghe. Primo, perché sono disturbanti, e lo vogliono essere. Con il risultato che ci abituiamo all’orrore, ci abituiamo alle cappelle dei 5 stelle, ci abituiamo alla shoà. Ho eliminato la tv da una dozzina di anni, per non abituare me e le bimbe alla violenza sui telegiornali, al sessismo dei talk show, ma niente, ora che internet è diventato mainstream mi sono ritrovata le stesse dinamiche orrorifiche, anzi peggio. Photo by Ian Espinosa on Unsplash “Mamma, chi ci guadagna a far girare le fake news?”, mi ha chiesto Lucy l’altro giorno. Gli stessi publisher che ci guadagnano a far girare gli articoli orrorifici sulla droga: i siti che vivono di traffico, ovvero che vendono gli spazi pubblicitari a impression (in parole povere guadagnano - pochissimo - ogni volta che un utente visualizza una pubblicità) o a clic sulle pubblicità (guadagnano - quanto? 50 cents o poco più? - ogni volta che qualcuno clicca sul

L'importanza di essere follower

Ultimamente sono in preda a un fastidiosissimo loop sul mio presunto non essere abbastanza normale, anonima. Ci piango su, mi dispero, anche. Qualunque cosa non funzioni mi colpevolizzo. Mi dico, se io fossi una ragazza normale, che ama fare shopping, sa cucinare ed è rassicurante, non sarei sola. Festeggerei San Valentino, per esempio, patrono degli epilettici secondo Wikipedia. Mio onomastico, peraltro. Non sopporto le persone che si disperano per delle stronzate, eppure, ora, sono una di loro. Mi dispero, affogo affogo affogo. Poi la settimana successiva magari sono in ovulazione e mi sveglio ben disposta, tipo m'incazzo più difficilmente. Se metto il focus sulle cose pratiche immediate, va tutto quasi bene, nel senso che non vi sono disgrazie in atto. L'importante è che cerco di non chiedermi se la mia vita è ok, perché sui massimi sistemi sono in crisi nera. Nera. Credo sia anche normale, alla mia età, con alle spalle alcune relazioni miseramente fallite e con tre a