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Visualizzazione dei post da agosto, 2013

Pronto, casa Polly?

Cari, questo post contiene anche qualche riga autoreferenziale. Anzi, sapete che faccio, se volete sorpassare il momento autoreferenziale andate direttamente al "continua", ghgh. Non sapete il sollievo. Questa è la prima volta nell'ultimo anno in cui mi siedo al pc e accedo liberamente al mio blog. Lo so che è sabato, e c'è il sole ed è ancora caldo, e sarete tutti a farvi i cazzi vostri e nessuno leggerà ora. Però io ho messo l'adsl a casa, oggi ho comprato il modem wifi e la prima cosa che faccio è finalmente scrivere sul mio blog. Nell'ultimo anno non l'ho mai fatto perché il mio lavoro ora mi prende moltissimo e poi è un lavoro creativo, quindi l'energia creativa la metto tutta nei progetti. Prima non era così: dove lavoravo, non solo c'era qualche momento morto, ma avevo un grande bisogno di incanalare la mia creatività da qualche parte, perché a fare amministrazione mi spegnevo. Ora è tutto diverso, è più bello, e la sera non esco più dall

Favole epiche

Maledetta quella volta che mi sono detta che Rodari era troppo da bimbe e ci siamo date alle storie vere. Che peraltro io mica sono così brava, a raccontare storie dal vivo. Sono più brava a scrivere, ecco. A parlare mi sento meno vera, con più sovrastrutture. Comunque. Abbiamo cominciato con la storia del Cile, che era quella che ricordavo un po’ meglio, da quell’esame in Storia e istituzioni dell’America Latina (un po’ vasto, come corso, me ne accorgo ora. Se fosse stato Storia dell’America Latina in età contemporanea sarebbe stato già più che sufficiente.). Insomma, ho raccontato due cose su Salvador Allende e sul golpe militare. E a Carolina non piaceva, perché hanno vinto i cattivi. Il fatto è che sono passati qualcosa come quarant’anni e i vincitori rimangono i cattivi, a quanto ne so. Gente mai andata in galera. In galera ci vanno i tossici e i piccoli spacciatori. Certo, sono diversi anni che non m’informo sulla politica cilena, e i giornali italiani non mi aiutano. Forse do

Mi chiamo Antonio e faccio il maître

Mi chiamo Antonio e faccio il maître all’albergo “Il Castello”. Maître non significa capocameriere, anche perché in certi servizi sono l’unica persona in sala e dunque maître significherebbe che faccio il capo di me stesso, come se mi ordinassi talvolta di sparecchiare, talvolta di fare un conto. Maître significa che io garantisco che Voi clienti viviate l’esperienza enogastronomica e sensoriale che desiderate. Significa che io sono responsabile, ai Vostri occhi, del servizio e della cucina, di un conto onesto e di un’atmosfera piacevole. Mi devo occupare di proporVi il piatto migliore e il vino giusto per quel piatto. Devo preoccuparmi di illustrarVi la filiera di ciò che state assaggiando, senza essere invadente. Se sedete soli o avete voglia di ascoltare, sono anche la memoria storica dell’hotel Il Castello, e Vi racconto, con discrezione, quando fu edificato, che primati vanta e chi vi ha soggiornato. Il proprietario, curiosamente, è nato nella stanza numero 24. Mi occupo di f

Cos'è un trentenne

L’altro giorno ho letto questa mia amica  di blog fichissima, chiedersi che gente sono i trentenni di oggi. Io sono una trentenne di oggi . A quindici anni ho cominciato a lavorare saltuariamente, a diciannove a mantenermi, a ventidue sono andata a vivere da sola, a venticinque mi sono comprata casa. I miei nonni materni mi hanno lasciato alcune decine di migliaia di euro di debiti (a cui ho rinunciato). Ho una modesta laurea triennale in scienze politiche e da diversi anni ho fatto quel famoso bagno di realtà che è toccato a tutti i miei coetanei e, come tutti, non ho preteso un lavoro di prestigio in virtù della mia laurea. Tuttavia, ho un lavoro che mi piace e che mi mantiene. Ho fatto la commessa, la cameriera, la lavapiatti e ho passato un’estate a pulire quotidianamente una banca al posto di una conoscente albanese che era in ferie (ero già laureata) (mi veniva da piangere). A trent’anni non sono una nativa digitale : ho comprato il primo cellulare a diciassette ann