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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

FAMA, BLOG, SOCIAL NETWORK, DU PALLE

Sono diventata una nichilista della peggior specie. Nonostante mi si dica che sono abbastanza ottimista, sono in realtà una disillusa: mi aspetto così poco dagli altri, che ogni cosa che arriva è sempre una bella sorpresa. Prendiamo il web. Fa nerd, cazzo, ma il web mi ha dato tanto. Non l’ho mai ostentato, ma il blog a volte mi ha dato lavoro. Anche il lavoro attuale, sì. Perché quando ho mandato il curriculum, ho detto “Ah, ho anche un blog”, e mi ritrovo a fare content marketing. Guadagno quello di cui ho bisogno e soprattutto mi sveglio al mattino e sono felice. Non mi hanno chiesto quanti lettori ho: mi hanno detto "scrivi bene". Poi avere un blog mi ha fatto anche conoscere un sacco di gente che altrimenti non avrei conosciuto. Certo, avrei potuto conoscere un sacco di gente figa anche facendo couch-surfing. Però insomma. Ve ne dico una su tutte. Un annetto fa ho comprato degli stivali da pioggia blu e ho postato la foto sul blog. Alla prima neve mi arriva un

SONO ACIDA

L'altra sera sono uscita a cena con mio fratello. Quando sono con lui so che posso tirare fuori tutta l’acidità che mi è propria, perché, ecco, non so se avete in mente la labelling theory. Spiegata in tre parole, per i profani della criminologia: è quando qualcuno viene etichettato come un criminale, e allora lo diventa per non disattendere ciò che ci si aspetta da lui. Ecco, mio fratello dice sempre cose come: “sei così cattiva che una volta hai trovato un topo e te lo sei mangiato vivo partendo dalla faccia”, oppure “Sei una tra le due persone più cattive della terra, il secondo è Hitler”, o anche “Se così cattiva che al liceo facevi sempre piangere le tue compagne di classe”. No, scusate, questa è vera. “Sei una tra le due persone più acide del mondo e Guia Soncini è la seconda” (questa me la sono inventata, poi la Soncini mi piace anche). Quindi dicevo, lui si aspetta che io sia stronza, e allora io sono stronza. O meglio, lui wozzuppa con uno e io mi annoio smangiucchiando

MARDI GRAS

La prova del nove delle abilità materne è il Carnevale. Alla festa in maschera a scuola/in paese, si possono distinguere a colpo d’occhio i Figli di Madre Cazzona dai Figli di Buona Donna. Le madri cazzone, per dire, scoprono che è martedì grasso la sera prima perché qualcuno le invita alla classica festa di Carnevale alle Cupole (alla quale non presenzieranno, primo, perché non sono più sbarbe, secondo, perché odiano mascherarsi). A quel punto realizzano che devono procurare un travestimento ai propri pargoli. Se la Madre Cazzona ha tre pargoli, difficilmente può permettersi di acquistare tre travestimenti da Monster High. Può comunque fare appello alla fantasia più spinta. Tipo io conosco una Madre Cazzona che ha la fortuna di indossare spesso abbigliamento vintage considerato carnevalesco dai più. Costei, madre di tre figlie, quest’anno le ha fatto vestire da Gemelle Anni 70. Roba che quando andranno a riguardare le foto, ricorderanno l’episodio con estrema vergogna, un po’ c
Bea parte per il Portogallo. La capisco, stare qui è come stare dentro allo stagno: caldo, tranquillo, rassicurante ma fondamentalmente gran marcio. Provincialismi, pressapochismi. Strane dinamiche relazionali. Ma forse sono io che ho strane dinamiche relazionali, che non intrattengo rapporti di facciata, me ne sbatto il cazzo delle public relations. ei è entrata nella mia vita due anni fa, quando è tornata momentaneamente da Londra. Amica di amica. Mi ha insegnato a fidarmi dell’istinto, soprattutto per quanto riguarda le persone. Mi ha insegnato che va bene fidarsi dell’energia che una persona sprigiona, anzi, è l’unica cosa di cui mi devo fidare. Io se qualcuno ha un’energia negativa, ad oggi lo cancello dalla mia rubrica.  Non sono rimasta sola, anzi, sono una persona più felice, grazie a quello che ho imparato da lei. Una volta mi ha chiesto se la trovavo strana. Io le ho risposto che lei non deve essere normale: deve  fingersi  normale, perché non le rompano le palle.  Esse

IL MONDO IN MANO

Pensavo che nell’ultimo anno non mi è capitato quasi niente di brutto. Per quasi intendo quasi.  Non mi è capitato niente che io non potessi affrontare da sola, anzi. A volte mi sono capitate cose belle. Le cose belle faccio fatica a gestirle. Pensavo di non meritarle, fino a poco tempo fa.  E invece nell’ultimo anno sono arrivate cose belle e io me le sono prese. Senza illudermi, certo. Ma me le sono prese, non le ho distrutte.  E per un momento mi sono guardata allo specchio e mi sono detta “cazzo, ma io non ho paura di niente”. Da sola, capite. Capirei se io avessi un padre. Avrei le spalle coperte. Sarei al sicuro. Ma non ce l’ho. E nonostante questo io non ho più paura del buio. E allora pensavo, l'altro giorno: “ho il mondo in mano, sono la persona più forte del mondo e non ho paura di niente”. Poi ero a lavorare e mi chiama mamma, e mi passa Carolina. Piangeva dal mal di testa, voleva sentirmi. L’ho portata dal pediatra e a fare il prelievo. Non so cos’abbia.