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Fa strano

Fa strano che vado su a casa a portare via gli ultimi scatoloni, quelli che dicevo tanto non mi servono, sono diventata minimalista.
Fa strano che lo aiuto a smontare il letto a soppalco, e dopo tutti questi anni è ancora così difficile fare qualcosa assieme, se uno dei due non si sottomette per amor di pace (in questo caso io).
Fa strano poi che, coincidenza, mentre smonto io arrivano loro, i miei inquilini, con le loro cose, e la mia casa si riempie di cose non mie, di un odore che non è il mio, di voci che non sono le nostre (e che parlano un’altra lingua).

Fa strano pensare che qualcuno farà l’amore nella mia stanza, che dei bambini cresceranno nella stanza delle bimbe, che una famiglia si riunirà nella mia cucina, che quando il vicino busserà chiamando “Valentina” e recando con sé i cetrioli del suo orto, sarà qualcun altro ad affacciarsi dalla mia porta.
Vorrei che quelle stanze non fossero più mie, ma tecnicamente lo sono e lo rimarranno forse per molti anni o forse no.


Fa strano pensare che abbiamo, ho messo assieme un pezzo dopo l’altro con amore e sacrificio, fa strano pensare che sotto all’intonaco c’è scritto Vale ti amo, fa strano pensare che sotto al pavimento c’è scritto “Ciao Mamma”, che nonna moriva mentre mio zio colava il cemento. Fa strano che eravamo in due poi a un certo punto da due sono diventata una e poi adesso non ci sono neanche più io.
Fa strano pensare che mi ci sono sentita così tanto a casa che al mattino quasi mi dispiaceva andare a lavorare, perché mi pareva quasi di lasciare lì una persona amata e invece erano solo muri.
Fa strano, come quando ripenso a quel paio di uomini che ho pensato sarebbero stati per sempre e invece li ho dimenticati e loro hanno dimenticato me. Che fa così tanto strano, la velocità con cui si svanisce, che se oggi mi affiorasse un ti amo in gola, lo ricaccerei indietro senza esitazioni, che il ti amo, da dire, mi sembra un’affermazione definitiva, e non saprei descrivere la volatilità della cosa senza sminuirne l’intensità, se non spiegando, appunto, quello che non dovrebbe essere spiegato.
Fa strano che Carolina si è immobilizzata fuori dalla porta, mezza al buio, e guarda quelle persone che portano le loro cose a casa nostra, fa così strano che potrei persino percepire il secco nella la sua gola.
“Noi ora stiamo a Rimini e la nostra casa nuova è davvero carina, ricordi?” le dico all’orecchio, e lei è come se si svegliasse dal trance, si ricorda che in effetti non è più quello, il luogo che chiamiamo casa e non è più quello, il luogo dove abbiamo appeso i nostri quadri, e non è più quello, il luogo dove ci svegliamo al mattino, e d'un tratto si si ricorda, ci ricordiamo che non è in corso un’occupazione, ma solo un avvicendamento.
Per un attimo fa strano, se ci penso, ma poi passa.

(se vi incuriosisce vedere la mia casa, ne parlai qui)

Commenti

  1. io imparo da tanto da come tu stai vivendo questo tuo pezzo di vita e sei così generosa da condividerlo

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    1. Vero? e comunque mi si spezza il quore. con la q di quorum

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  2. Se questo è un assaggio dell'energia che hai donato a quella casa (e che pare già così intenso), pensa a quali universi si nascondono tra quelle mura.

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  3. Capisco perché lo abbiamo provato. E cazzo, quasi me lo fai rivivere, per cui possiamo dire che non passa, in realtà. Ma forse è pure giusto che non passi del tutto, no?

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    1. Quella malinconia di fondo, che non passa mai, in fondo mi piace sempre, a te?

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  4. La casa è sempre la casa, qualunque sia.
    Ricordo bene la sensazione anch'io.
    Ma come dice Baloo, in fondo "mi piace vagare, e ovunque io sia mi sento di stare a casa mia". ;)

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    1. Anche io, ora, al secondo trasloco in pochi mesi, finalmente mi sento abbastanza a casa.

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  5. Io penso che soffrirei tantissimo se vedessi degli inquilini prendere possesso della mia casa che è piccolina e colorata anche lei, ma io le sono molto affezionata :)

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    1. anche io un po' ne soffro ma ho messo sulla bilancia i pro e i contro e ho deciso che ne valeva la pena.

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  6. No scusa, aspetta. torno dopo circa un anno fuori dai blog e cosa scopro? Che non solo cambi casa ma... eri nei dintorni di Brisighella!!! Uno dei posti più belli che abbia mai visto! Ci ho giocato larp (al Parco) per anni... Beh, che dirti... Buon trasloco... e sempre un pezzo di noi rimane impigliato ai muri... :-)

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  7. Leggermente fuori tema (e me ne scuso)... ma la foto? Direi che ho la gola un po' secca...
    Stefano

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    1. Troppo osé? Ma no, dai, non più di una ragazza in spiaggia.

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  8. Mi viene da piangere...vi auguro di trovare tante vibrazioni positive anche lì, dove siete ora...
    Bella la foto...bella tu!!!

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  9. il mio tuo post preferito parla di una tavola a cui manca un commensale, e' tristissimo. questo qua me lo ha ricordato molto e, ancora una volta, ho pensato che se fosse un libro spererei in un ritorno dell'amore con il donatore. siccome e' la tua vita vera non so se faccio bene a sperarci pero', ecco, non riesco a non farlo davvero.
    anna

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    1. Ci vogliamo troppo bene per augurarci un ritorno.

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  10. Quel che si dice 'moving on' ...quanta intensita' e quanto coraggio nel voltare pagina.

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  11. Sì che fa strano, perché è vero. He casa e' dove siamo noi, ma casa è anche fatta da quei muri che abbiamo dipinto, da quelle stanze dove i nostri figli hanno pianto per la prima volta e poi hanno riso ed imparato a camminare e scrivere.
    Ma casa poi è dove stiamo bene o cerchiamo di farlo. Lì dove ci costruiamo una nuova casa.
    Emanuela

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  12. Io da due anni mi sono trasferita a Copenaghen, ma la mia casa italiana, scelta con l'amore della mia vita, comprata coi sacrifici di un mutuo concesso solo grazie alla garanzia di tutti e 4 i genitori e pagato con immensi sacrifici, dove sono nati entrambi i miei figli, ecco quella non riusciamo ne a venderla ne a darla in locazione...

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  13. A dicembre sarà un anno che ho venduto casa di mia madre, e ogni volta che ci penso mi partono i flashback di 2 anni fa: la prima volta che ci sono entrata sapendo che lei non c'era più, il corridoio che mi spianava davanti buio e muto (la casa è enorme), lo svuotamento trovando gli stivali che pensavo di comprare con ancora l'etichetta e pensare che non ha fatto in tempo a metterli, buttare i ricordi di gioventù che proprio non sapevo dove piazzare a casa mia. Dirai, perché non sono andata ad abitarci io? E' troppo in periferia (io lavoro al centro di Roma), in un quartiere dormitorio anche se grazioso e verde, non posso dire di esserci stata felice, troppo grande ed essendo completamente da ristrutturare non ce l'avrei neanche fatta a riscattarne la metà da mia sorella e pagare i lavori. Non mi è dispiaciuto venderla, ma lasciarla sì.
    Fa strano sì, ma al momento sapete che è ancora tua... poi se col tempo sentirai che è ora di lasciarla andare, ti sarai presa almeno il tempo necessario per maturare il distacco. Oppure un domani ci rientrerai e sarà come riabbracciare un amico perso di vista per anni :)

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