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Ciao,

questo è l’ultimo mio post su questo blog (che rimarrà al momento online, per chi dovesse aver voglia di leggere a ritroso).

Sono entrata qui da dis-adatta circa quattordici anni fa e ne esco da dis-adatta. In mezzo c’è stato un momento in cui ero adatta a questo luogo, voglio dire, l’internet in generale e questo spazio in particolare. C’è stato un momento in cui mi sono sentita una specie di storia di successo, no? E per me il successo era fare una vita abbastanza normale. Essere riuscita ad ottenere, sempre con grandi bestemmie, quello che mi pareva gli altri avessero già di nascita: una casa, uno stipendio, una famiglia, un mucchio di libri, pochi amici ma buoni. E questo le persone me lo riconoscevano: “guarda”, dicevano “guarda da dove è partita e dov’è arrivata”. Me lo disse anche la terapeuta: “Renditi conto che avresti potuto non funzionare, e invece funzioni”.

Bè, da quella narrazione mi sono staccata. Primo, perché mi sembra davvero molto idiota, per noi occidentali, continuare a misurarci con chi fa una vacanza in più all’anno, o guadagna mille euro in più al mese, o ha più riconoscimento online, o un fisico migliore. Per buona parte dei miei simili, nel mondo, è un successo avere due pasti sulla tavola, ogni giorno. E io non voglio più scivolare in quell'illusione del crogiolarmi in qualcosa che è assolutamente impermanente: non ho conquistato niente, sono solo passata di lì.



E poi mi sono distaccata perché – e mi sento doppiamente idiota anche solo a pensarlo – sto vivendo una tra le mie peggiori crisi personali: l’adolescenza delle mie figlie. E questo improvviso vuoto di senso mi ha fatto pensare tanto, a me, alla vita. E sono arrivata a delle mezze conclusioni se volete molto nichiliste ma anche molto consolatorie, cioè che niente ha davvero senso, o che comunque questo senso, se esiste, non è percepibile nell’esperienza corporea del qui e dell’ora. Ed è proprio lì, che voglio stare. Nell’esperienza. Forse un giorno il senso apparirà, senza che lo rincorro.

A dire il vero ho tante cose da raccontare, è una cosa che mi riesce e mi gratifica. Ma sono stanche anche di subire e creare contenuti. Sembra quasi che ogni esperienza, soprattutto altrui, abbia il solo fine di essere raccontata. O forse è solo la percezione di una che legge quaranta libri all’anno.

Comunque. Dicevo, quando sono entrata qui dentro era tutto molto “libero” (pure i troll eh), mi sono inventata la mia dimensione. Ero abbastanza dis-adatta rispetto alla mia vita: lavoravo (come ora) in ufficio; ero mamma di tre bambine adorabili; nei weekend mi piazzavo al fiume o davanti al fuoco con gli amici, bambini liberi, sangiovese a volontà. Probabilmente nessuna di queste tre persone e forse neanche la loro sintesi, ero io davvero. Tuttora non so davvero chi sono io, ma Polly un po’ mi rappresentava. Dis-adatta, ferita, anarchica, cinica, e da sempre legata a una dimensione affatto sua. Sapete, a volte vedo dei documentari, leggo dei libri di persone che hanno fatto scelte di vita radicali; e il solo risultato è che mi chiedo: perché non sono adatta NEANCHE ad essere una felice outsider di successo? Il pensiero radicale ce l’ho; il coraggio, forse, pure; sono abbastanza diversa per farlo davvero. Eppure no, eppure il mio posto è qui. Perché è giusto, perché forse quello di cui devo fare esperienza è proprio lo sradicamento, ma poi chi lo può sapere, di cos'è che devo fare esperienza. 

Ora penserete che la sto facendo più drammatica di quanto sia legittimo. In fondo ho “solo” tre figlie adolescenti. Può darsi. Può darsi che mi sveglio di notte e piango per niente, sì, certo. Ma non ditemi di andare dalla terapeuta, perché sono esausta anche del patologicizzare tutto. E credo anche che nessuno mi potrà rendere adatta a questo mondo e a questo tempo. Ma va bene, devo stare in questa dimensione qui, di scomodità. Per lo meno adesso. Perché tutto cambia continuamente, e anche affezionarmi all’etichetta di dis-adatta, non ha senso, potrei perdere anche quella.

Insomma, da queste parole forse a voi sembra che vada male, ma non è così: sono nel processo, ci sto dentro, non preoccupatevi.

Il vero motivo per cui vado via da qui, è perché Polly non può stare in un luogo con delle regole. Polly non sgomiterebbe mai per avere dei follower, o dei libri pubblicati (Cristo, me ne hanno pubblicati due e l’ho detto solo ai miei amici), o il favore di un algoritmo. Polly vuole fare solo a quello che ha senso per lei, almeno quando non è impegnata a sottostare a dei compromessi per pagare l’affitto, fosse anche solo che al mattino si deve alzare e vestire. Comunque. Sto bene. Vabbè, diciamo, abbastanza bene. Sono nel processo, qualcosa succederà e non succederà qui. Intanto faccio spazio.

Voi però sapete dove trovarmi – credo. Incontrarsi mi sembra ancora magico, mi sembra ancora che ne valga la pena. 

Ma non ora non qui, in questa pingue immane frana.

Commenti

  1. Purtroppo ho ripreso a bloggare da poco e a quanto pare sono capitato proprio nel momento dei saluti. Peccato. Ad ogni modo, credo ci siano momenti particolari della via in cui ci sentiamo più confusi, sensibili ed esposti ai dubbi. Il cambiamento per fortuna, da fastidioso scombinatore di carte in tavola, può anche essere visto come un amico che crea nuove possibilità. Ti auguro che il tuo essere "nel processo" ti porti anche a farti sentire "adatta". O anzi, a farti sentire bene, che è meglio ;)

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  2. cara Valentina, un po' immaginavo che queste parole sarebbero arrivate. Ti seguo da parecchi anni, prima solo qui, poi anche su altri social e ti ho sempre letta molto volentieri, forse perché come me condividi una naturale propensione all'introversione, o perché anche io mi sono spesso sentita fuori posto in questo mondo. Poi sono diventata mamma e allora a tenermi ancorata qui c'è stato anche un bisogno di confronto, di scambio di pensiero anche se solo virtuale. Ora leggo con dispiacere queste parole perché temo i tuoi scritti mancheranno tantissimo, almeno a me. Il tuo modo di porti domande, di ragionare sulla vita, di esporti senza voglia di acchiappare like è sempre stato ammirevole, e ho sempre percepito che qui dentro tu fossi libera.
    Per come la vedo io, ti ringrazio per questa esperienza di blog autentica, priori come era" una volta".
    Non posso quindi che augurarti buon cammino, io comunque so dove trovarti ☺️ e finché potrò ti cercherò.
    Grazie per questi anni
    Marta

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  3. Mi dispiacerá non leggerti più, mi immedesimo molto nei tuoi racconti e sono introversa, ti ammiro per quello che sei riuscita a costruire.

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  4. Accidenti peccato. Questo blog mi ha fatto tanta compagnia in questi anni.
    Ti leggo anche sui social comunque... resterò in ascolto lì.
    A Polly dico buona fortuna e arrivederci.

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  5. Ara Valentina, pochi giorni fa ho chiuso il mio blog da cui sono partite molte cose belle degli ultimi 15 anni, grazie al quale ci diamo conosciute. Il mio lutto l'ho maturato negli ultimi anni lentamente. Lutto metaforico, nel senso di separazione da una parentesi della vita che mi ha dato tanto, per tanto tempo. Ma ora bisogna cambiare. Ho salvato tutto per lasciare un ricordo ai miei figli e nipoti: ce li vedo a riscoprirmi o a conoscermi, a farsi due risate e ricordarmi. Quanto a te: ti ho sempre apprezzata molto e tuttora ti apprezzo. Ti considero una persona di successo, pensa un po'! E questo anche se siamo diversissime e facciamo vite diversissime. Penso che tu abbia uno sguardo originale e libero sulle cose; riesci sempre a farmi capire un punto diverso dal mio o comunque ampli le mie vedute. Per cui non mi resta che dirti: grazie. Veronica

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  6. Il giorno dei morti la.morte del.Blog molto radical

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  7. alt. stop. non sono d'accordo. aiuto. perché? io ti leggo qui! uffaaaa, dove vai? nn mi sta bene. resta. ...vabbè, abbracci.

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  8. Mi dispiace, il tuo è stato uno dei primi blog che ho iniziato a seguire e uno dei pochi rimasti autentici in tutti questi anni. Ma capisco bene le motivazioni (o almeno credo). Spero di rivederti nuovamente dal vivo, allora! A presto!

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  9. Oh Vale.
    Ti direi che sei adatta, almeno per quello che scrivi, rispetto a me che ti leggo, ma a te non ne viene nulla quindi capisco la tua scelta e mi sento anche in colpa perché evidentemente tu dalla scrittura qui non hai (più?) un aiuto/sollievo.
    Mi dispiace molto che tu ti senta così.
    Ti seguo su Instagram e almeno non ti perderò, ma comunque mancherai, ché là è diverso.
    Ti abbraccio con affetto.

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  10. Io non ho social, non posso per lavoro, ti leggo solo qui, e mi mancherai tanto, tanto. Ti auguro una vita bellissima e tanta fortuna ( mia mamma è sopravvissuta all' adolescenza di noi tre figlie, ma noi diciamo sempre che siamo noi ad essere sopravvissute a lei. In un caso o nell' altro ce la si fa)

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  11. Ti seguo dall'inizio, da quando il donatore faceva ancora parte della tua vita. Ho sempre sperato che un giorno ti saresti scrollata di dosso tutta la tua tristezza, la pesantezza nel cuore, la tua ipersensibilità e sensi di colpa che non dovresti avere. Ma non è mai successo. Paghi il fatto di essere nata in una famiglia disfunzionale, tua madre che mi è sempre sembrata piuttosto immatura, non ha mai saputo proteggerti e, le tue figlie hanno assorbito tutto questo. Vorrei dirti che è solo l'adolescenza che poi miglioreranno ma non sei riuscita tu ad uscire dal buco nero. E credo sarà così anche per loro.

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  12. (Sono Brunhilde, eh)
    Ogni tanto coi miei amici rimasti in Italia riflettiamo sulla massima di Umberto Eco sui social. E, mentre ci diamo ragione reciprocamente, ci sentiamo anche un po' dei Matusalemmi. Eppure.
    Fai bene a ritirarti, che sia una pausa o un addio, non sei obbligata a restare in un luogo virtuale in cui non senti di avere più senso. I social ci vogliono tutti attivi h24, "sharing is caring", è pienissimo di mamme apparentemente perfette che condividono anche il pannolino sporco di bambini che quando avranno l'età delle tue terranno delle bamboline voodoo con le loro sembianze e le detesteranno per averli dati in pasto a chiunque. Non dobbiamo adeguarci, non dobbiamo performare, condividere le nostre vite e meno che mai narrarle come un romanzo di continui trionfi. L'altro giorno leggevo un post sul "relief" of missing out. Ecco, perdiamoci gli inutili aggiornamenti dei social e delle serie in streaming.
    La vita, lì fuori, è molto più appassionante e sorprendente.
    Buona vita.

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  13. Mi mancherai tantissimo, ma capisco che se ti pesa così tanto scrivere qui, è giusto accettare la cosa, la libertà è sacra, comunque sappilo, faccio una grande fatica a non implorarti di continuare! Ti auguro ogni bene e leggerò i tuoi libri....ma non è lo stesso. Ti abbraccio forte. Giovanna

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  14. Ciao Vale,
    questo é sempre stato un bel posto dove stare e mi dispiace che lo stai lasciando, grazie per aver condiviso la tua storia, a me ha fatto bene.

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  15. allora addio e buona fortuna ovunque tu vada

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  16. Ciao Valentina, ti seguo da tanti anni e abbiamo figlie quasi coetanee quindi, beh, ti capisco. Anch'io medito da vari mesi di chiudere il mio blog (non che sia questo gran blog). Il tempo dei blog è finito. Credo che la loro bellezza stesse nella condivisione di esperienze con persone che ti capivano oppure no ma che si rapportavano a te in modo vero e diretto. Il web non funziona più così, i social hanno segnato il trionfo apparenza e non c'è più tempo per l'introspezione, il dialogo e l'empatia. Io scrivevo sul blog per me stessa, per chiarirmi certe cose, e per tendere una mano nel buio, cercando qualcuno che l'afferrasse e mi dicesse "non sei sola in questa cosa". Ma la mano nel buio è scomparsa e se devo scrivere per me stessa posso farlo sul caro vecchio diario e tenermi almeno la mia privacy. Quindi buona vita a te e anche a me. Sono certa che lo saranno (buone intendo) entrambe.

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  17. Mi mancherai. Ti seguivo su fb ma ora con fb ho smesso...ognuno ha le sue ;)
    Mia figlia coetanea delle gemelle, ti ho scoperto qui che erano tutte piccolissime. Il tuo bellissimo sguardo sulle cose mi ha fatto un gran bene in questi anni.

    Quando l'adolescenza delle figlie ci ha travolto entrambe, hai dato parole anche alla mia sofferenza, tutta nuova, che non mi aspettavo. La tua lucidità mi ha aiutato molto nel periodo durissimo del covid. Ti ringrazio. Faccio sempre il tifo per te ( e per me). Ci si vede Valentina. Se ti incontro a Roma mi manifesteró.

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  18. <3 mi spiace, ti ho sempre letta piú che volentieri... continueró sui social...Sabri

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  19. Che peccato, questo era l'ultimo blog ancora attivo fra quelli che seguivo, e lo seguivo da un po': ricordo quando parlava di una mamma con tre bambine piccole =)
    Purtroppo oggi questi media (blog, forum) non hanno più molto spazio, il che è un peccato perché invece consentivano una "profondità" che secondo me i social non hanno. Anche il fatto che nascondessero molte informazioni personali degli interlocutori faceva sì che ci fosse un interesse genuino per quello che avevano da dire, mentre sui social si parte sempre dall'aspetto di una persona, o peggio ancora da quello che possiede.
    Vabbè dai, cose da boomer ne ho dette abbastanza. In bocca al lupo per tutto Valentina, e grazie per la compagnia
    Flavio

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  20. Carissima Valentina, mi dispiace tantissimo per questa tua decisione ma è giusto lasciare andare quando se ne sente il bisogno. Quando ti sembra difficile la vita di madre di figlie adolescenti rileggi il tuo bellissimo libro “La banda delle spaiate”. Sta tutto lì. Grazie! Spero che non smetterai mai di scrivere. Da qualche parte.

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