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Una madre è un archetipo

So che qualcuno mi dirà anche questa volta che mi lamento sempre e che massacro le povere piccoline di rivendicazioni. Francamente, posso dirlo?, non me ne frega un cazzo. Scrivo quando non so che devo fare, scrivo e razionalizzo, scrivo e tutto mi sembra meno pauroso.

Prendi i miei sentimenti qui spiattellati e facci quello che vuoi: nutritetene, pensaci, facci qualcosa. Alla peggio, intrattieniti. Se ti danno fastidio e non ne trai niente, neanche un pensiero critico verso di me, che ti assolva dalle tue colpe, allora fuggi da qui: non serve a niente né a te né a me.



Questa mattina dopo essere stata chiamata di nuovo “madre di merda” e tante altre brutte cose a cui non voglio pensare, mi sono guardata allo specchio e ho pensato di scappare.

Ho abbastanza soldi da parte per non morire di fame mentre cerco un lavoro. Le mie figlie hanno un padre che può occuparsi di loro, e soprattutto possono e devono fare appello alle proprie risorse personali, senza questa madre ingombrante a cui hanno deciso di buttare addosso, e che si è presa, ogni responsabilità, ogni dovere, ogni bega.

Vi dico la verità: ci sono solo due cose che mi trattengono nella mia vita, se non fosse per le quali farei come i cattivi di Breaking Bad, che quando arrivano al capolinea delle loro malefatte, prendono tutti i soldi che hanno e pagano un tizio che procura loro una nuova identità, nuovi documenti, una storia da raccontare.

In questi diciassette anni, ogni giorno, mi sono resa sempre più conto di quanto scegliere di fare un figlio, non può che essere una scelta inconsapevole che però ha il potere di portare la tua vita su una direzione totalmente opposta.

Da quel giorno di diciassette anni fa il mio bene è diventato una questione di secondaria importanza. Il mio istinto ogni giorno mi dice di mettere davanti il loro bene. Non perché sia conveniente o etico o perché mi diverto a fustigarmi qui con voi. È che è giusto.

Non sono mai stata pronta a quello che mi aspettava.

Sono arrivate come alieni nella mia vita, e ho imparato ad accudirle. E non appena ho imparato, hanno cominciato ad accudirsi da sole, a essere via via più autonome. Le ho accompagnate all’asilo, e poi alle elementari, a judo, a danza, a thai chi, a pallavolo, credevo di essere lì per offrire tutte le opportunità possibili, affinché scoprissero sé stesse, il loro talento, quello che procurava loro gioia. E non appena le ho conosciute, ecco che sono cambiate di nuovo. Non erano più bambine ma preadolescenti. E anche se ero disorientata, ho provato a guidarle, ho asciugato le prime lacrime d’amore, ho imparato a rimanere mono-espressiva mentre mi facevano rivelazioni shock. E non appena ho imparato a supportarle, ecco che sono diventate adolescenti, ecco che mi sbattono la porta in faccia gridandomi cose orribili e mi invitano a farmi da parte, e allo stesso tempo misurano di quanti centimetri mi faccio in là per sporgere rivendicazioni di ogni tipo. Probabilmente quando imparerò a sparire pur essendoci, mi chiederanno qualcosa di ancora diverso, forse il mio supporto morale ed economico per andare fuori nel mondo. Forse allora smetteranno di telefonarmi e dovrò imparare a non svegliarmi la notte in preda all’angoscia chiedendomi se stanno bene e sono al sicuro. E quando avrò imparato a non esserci e mi sarò dedicata al piano B, cioè la mia vita, forse mi chiederanno di fare la nonna, di tornare a esserci, ma non troppo. E saranno di nuovo cambiate. E per loro, giustamente, non importerà del fatto che sono cambiata anche io, che senza di loro sono veramente molto più sola, più triste, più vecchia, ma anche più adulta, e forse più libera. Per loro sarò immutabile. Sono un ruolo, non una persona. Ed è giusto così, questo sono le madri, un archetipo. Non importa se sei la mamma giovane o vecchia, quella permissiva o quella severa, quella potenziante o quella depotenziante: sei una madre, una boa da cui allontanarsi o a cui avvicinarsi, a seconda della necessità.

Dopo diciassette anni ho imparato a malapena a guardare da lontano la mia isola, a studiare la traiettoria per raggiungerla e aggrapparmi di nuovo a me stessa, ma la traiettoria è piena di pescecani, e io ho paura.

Commenti

  1. Mi pare doveroso cominciare dicendo che apprezzo molto la tua trasparenza nello scrivere questo.
    Provo un certo rifiuto però, da figlia che non è mai stata madre, e non posso fare a meno di interrogarmi sul motivo.

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    1. Sai, una volta pensavo che essere dei pessimi figli fosse impossibile, che ci fossero solo dei pessimi genitori. Oggi la penso diversamente.
      Ci sta che tu la vedi sulla base delle tue esperienze e dei tuoi valori e delle tue credenze.

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    2. Scusa, non avevo capito. Credevo rifiutassi il mio sentire di madre.
      Sì, certo, io sono solo Valentina, ma per le mie figlie sembra arrivato il momento di rinfacciare "come dovrebbe essere una madre". E naturalmente, io non sono ok.

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  2. Io credo che se almeno un terzo dei genitori avesse la tua consapevolezza, il tuo amore, la tua dirittura morale, non ci sarebbero così tanti figli fragili. Poco consapevoli, poco liberi di esprimersi. Anche io a volte ricevo epiteti poco lusinghieri dalle mie figlie. A volte mi dicono cose che se me le dicesse, non dico un estraneo, ma mio marito...avrei già divorziato. Ma poi penso a quanto siano le mie figlie ad essere in crisi per ribellarsi a una delle poche persone che le supporta (e le sopporta) anche quando l'unica cosa da fare sarebbe prenderle per il collo (ovviamente in senso figurato). Allora esco. Faccio 2 passi o mi metto a lavorare. E lascio scorrere la rabbia e dopo poco mi viene da perdonarle. Perché penso che essere adolescenti oggi sia molto più dura. Che anche se le mie figlie sono fortunate a vivere dove vivono e come vivono, la fatica di trovare un posto nel mondo è sempre la stessa. E siamo noi ad averle fatte venire al mondo. E come tali noi dobbiamo proteggerle. Dal mondo. E da sé stesse. Ti abbraccio e ti dico che sei una madre eccellente. E non per piaggeria.

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    1. In questi anni le mie figlie ne hanno combinate diverse. Prima del lockdown andava tutto bene, dopo il lockdown è andato tutto a rotoli. Sono sempre stata colpevolizzata da tutti, persino dalla psicologa di una delle mie figlie. Dai miei familiari, dal padre delle mie figlie, dalle mie figlie stesse.
      Immagino di aver sbagliato, anche se non so quando e perché: ho sempre fatto quello che mi sembrava giusto per loro. Tocco con mano che non sono una brava madre.
      Credimi, quando qualcuno mi dà una pacca sulla spalla come tu in questo commento, per me è molto.

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  3. Sarà banale ma ricorda che dalla concimata con "mamma di merda".......nasceranno fiori. E poi quando raggiunta la tua isola sarai di nuovo concimata col " tu fai la nonna che la mamma sono io" stai serena perché tra le braccia terrai il profumo della vita.

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    1. Non credo che avrò voglia di fare la nonna. Dopo 39 anni così il mio maggior desiderio al momento è NON avere una famiglia, neanche per Natale e per i compleanni. Ma nella vita si cambia, chissà.

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  4. Sai Valentina, si fa presto a puntare il dito e a giudicare..mi riferisco a quelli che hanno sempre dato a te la "colpa" per come sono le tue figlie...a me verrebbe loro da rispondere semplicemente: "Ci siete voi h24 con loro? Ci vivete voi con loro?"...la mia è un'opinione oggettiva, non conoscendo i fatti e non avendo il quadro della situazione completo. Ma da mamma ti dico solo una cosa, diciamo che va bene prendersela con te che sei l'unico adulto in casa sempre, diciamo che vanno comprese per via dell'adolescenza e della pandemia e di mille altre cose, ma sinceramente io non potrei tollerare gli epiteti con cui ti apostrofano, specie mamma di m.... perchè questo denota che di te non hanno nemmeno rispetto e allora si va in un ambito più grave. Ecco questo a mio modesto parere non dovresti permetterglielo, poi certo facile dirlo e difficile attuarlo, ma il rispetto per la mamma quello non dovrebbe mai venire meno, mai. Anche con la mia 16enne ci sono e ci sono stati scontri epici e litigate furiose, ma si fosse permessa di apostrofarmi come le tue fanno con te avrei preso provvedimenti parecchio severi. Valentina, nessuno deve mancarti mai di rispetto, questo non devi permetterlo, e non ci sono giustificazioni che tengono...che poi vorrei vedere cosa mai farai per essere una mamma di m....forse loro nemmeno sanno o immaginano com'è davvero una mamma di m....fatti rispettare. E non farti abbattere dagli altri che ti buttano addosso tutte le colpe....cosa mai ne sanno loro della tua e delle vostre vite quando chiudete la porta la sera....coraggio!!!....parlavi di Lorenzo come un porto felice, una persona che ti comprende. Ecco, rifugiati in lui e nelle persone che ti vogliono bene davvero, perchè ci sono e lo sai anche tu.

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    1. Il tuo commento ha senso e ti ringrazio. Ma se ti ritrovi di fronte a un'escalation dell'altra persona, è impossibile fermare l'escalation con la severità: si va verso la distruzione.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    3. Dovevi essere più severa prima. Le tue figlie fanno sempre come vogliono

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  5. Ciao Valentina, ho conosciuto il tuo blog 10 anni fa quando aspettavo che nascesse mio figlio. Abbiamo la stessa etá e ti ho ammirato molto, mamma giovanissima di 3 e per di piú cresciute molto spesso da sola. Detto questo, credo che tutti i figli almeno una volta nella vita pensino di avere dei genitori di merda. Poi c'é chi lo dice, chi si morde la lingua e fa passare e chi sta zitto da adolescente e lo rinfaccia di punto in bianco a 50 anni alla madre o al padre 70-80enne (che se l'avesse fatto 30 anni prima si sarebbe beccato come minimo un rovescio). Conosco vari che l'hanno detto a 16-18 anni e 20 anni dopo hanno chiesto scusa. Dopo 10 anni resto convinta che il lavoro dei genitori sia dare ai figli gli elementi e le capacitá per affrontare la vita, cose che evidentemente non vengono apprezzate a 16 anni perché non sono né facili, né instantanee, né fighe. Alla fine é il tempo che dirá. Se le tue figlie saranno come te oneste, integre, indipendenti e realizzate (al netto della pressione dei social) avrai fatto un buon lavoro. Nel mentre, come madre hai tutto il diritto di mandarle a quel paese. Un abbraccio

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    1. Grazie. Tutto questo è un bel rospo da mandare giù, ma almeno so di per certo di aver fatto tutto quello che potevo. A un certo punto arriva il momento di rendersi conto che non tutto è sotto il nostro controllo di genitori e di realizzare, con un certo sollievo, che non dovremo vivere insieme per tutta la vita.

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  6. Cara Valentina, ai miei tempi (che poi erano anche i tuoi, siamo coetanee) se mi fossi azzardata a dare della "madre di merda" a mia madre, mi sarebbe arrivato un ceffone da farmi saltare i denti. E non perchè mia mamma fosse una donna manesca di per sè, però c'era un tacito accordo per cui potevo ribellarmi, potevo disobbedire, potevo anche urlare ma certi epiteti ai genitori non andavano detti. Non che questo mi abbia impedito di pensare che mia madre, talvolta, fosse una mamma di merda eh... però ferire deliberatamente i genitori era comunque un tabù. Io penso che alle volte quando un genitore agli occhi del figlio è veramente "in gamba" il figlio senta la necessità di screditarlo ancora di più. O di rinfacciare presenze ingombranti e non richieste., senta come la necessità di attribuire tutte le colpe del mondo. Un pò è quello che ho vissuto da figlia, con una madre molto presente - a tratti ingombrante- e un padre abbastanza assente mentalmente. Ho screditato spesso lei, ho criticato maggiormente lei, alle volte sono arrivata quasi ad odiarla... non ti so dire se perché madre o perché semplicemente era davvero la figura più autorevole in quella casa. Quello che ti posso dire è che a distanza di anni è anche quella che ho perdonato di più e di cui ho apprezzato e apprezzo tutta la pazienza, l'amore e l'accudimento che ha avuto per noi.
    Credo che le tue figlie conoscano e soppesino meglio di chiunque altro il tuo valore come persona, come donna e come mamma...e magari sei un modello che sentono inarrivabile e perciò è più facile smontarti e umiliarti. Penso anche che si, tutto questo passerà come è passato per tutti. Nel frattempo, ti abbraccio

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    1. Idem, ho pensato tante volte che mia madre fosse pessima ma mai l'avrei offesa frontalmente in quel modo. Credo, ma potrei dire una cazzata, che la mia generazione di genitori (cioè i genitori con figli dell'età dei miei, e più o meno del mio stesso livello socio-culturale) abbia annullato ogni distanza, mettendosi costantemente al servizio dei propri figli, se vuoi anche per una propria mancata crescita (questo almeno è quello che penso di me); al contempo la società, scuola in primis, s'è completamente tolta di dosso ogni singola responsabilità nei confronti dei minori, vuoi per pararsi il culo dai genitori stessi, a volte agguerriti, vuoi per disinteresse ed egoismo. Il risultato sono ragazzi mitomani e onnipotenti, sia per la naturale fase dello sviluppo, sia per il contesto anti-educativo.
      Non so, io la vedo così.
      (e grazie per tutto il resto)

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    2. mi trovi d'accordo. In particolare questa cosa di mettersi al servizio dei figli la sto notando anche io con i miei, specie quello di 11 anni...infatti quando nel mio cervello scatta un "clic" mi dico "ok, frenati". A volte ho come la sensazione di dargli molto sia in termini educativi che di interessi, hobby, però il rovescio della medaglia è un ragazzo che poi se non ha qualcosa da fare va in crisi (e rompe). E sto parlando comunque di attività sportive e scacchi, non dieci corsi contemporaneamente. Diciamo che noi da giovani non abbiamo avuto le loro stesse opportunità (esempio scemo: lo sport. Non esisteva che mia madre mi scarrozzasse in giro per paesi diversi dal mio, doveva essere comodo. Ora è lo stesso?) forse siamo portati a dare più di quanto ricevuto, a sacrificare anche i nostri tempo morti per loro. Questo in generale. Sulla società lasciamo perdere, perchè il declino ormai a mio avviso è inarrestabile. La scuola vedremo, mio figlio è in prima media, stiamo ancora sondando il terreno.
      :) grazie a te invece perchè con i tuoi scritti mi fai interrogare spesso come persona e mamma, e questo mi piace.

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    3. Vi consiglio di leggere il libro "Genitori fate un passo indietro" di Luciano Di Gregorio (sui genitori di oggi al servizio dei figli)

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  7. Gran bella cosa la maternità, eh?
    Ma si sono coalizzate tutte e tre, o le accuse vengono da una persona specifica?
    Che dire, io con mia madre ci litigavo ferocemente perché non tolleravo come fosse ignava, ma da mo' mi sono resa conto che sto diventando come lei, senza neanche la scusante di soffrire di fegato. Mio figlio non mi ha mai insultata a quanto ricordo, ma fra i 16 e i 18 anni ne ha fatte di ogni sorta. Già te lo dissi sotto un altro post che in tanti mi hanno giudicata senza però prendere il mio posto (il mio ex ci provò, ma resistette forse neanche 2 mesi). Insomma, gira e rigira, come fai sbagli. Non resta che voler bene a se stessi. Un abbraccio va' :)

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    1. Non sono propriamente coalizzate, o almeno, non sempre. Esiste ancora il dialogo, ma esistono anche loro coalizzate contro di me e anche le situazioni di tre contro tre o due contro una. Insomma, le classiche gioie delle famiglie numerose (numerose perché considero parte della nostra famiglia anche figure che non vivono con noi).

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  8. Come ti capisco! Io mi sono messa in stand by dal 2004, per tre vite ho deciso di sacrificare la mia, lasciando carriera ed egoismo. Oggi che i figli stanno crescendo e credono solo che io sia un bastone tra le ruote, mi guardo indietro e penso perchè? Perchè non sono stata più fedele a me stessa e non ho dato retta alla me che ero prima, perchè oggi per tirare avanti devo accontentarmi di un lavoro poco remunerativo, quando ho sprecato un laurea ed una carriera spianata per colpa di una cultura (patriarcale) che si è impossessata del mio subconscio e ha deciso per me che una brava madre si deve sacrificare al cospetto dei figli e che una brava moglie deve mandare giù bocconi amari per autoconvincersi che la famiglia sia il senso della vita. Ma io sono un essere pensante, cazzo ! Intelligente e ancora abbastanza giovane da riprendersi in mano tutto ! E invece sono come paralizzata, mi sento sdoppiata, la me di prima e la me di adesso che non vanno d’accordo, che si scontrano e si odiano, l’una che vuole annientare l’altra ed un equilibrio che non si raggiunge mai. Incastrata tra i binari in attesa di un trano che mi smembri, per poi rinascere.
    Perdona lo. Sfogo!

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    1. Non so nulla di te: qual è il lavoro che volevi fare, quanti anni hai...però posso dirti una cosa che penso sinceramente. Se oggi hai questa consapevolezza, allora saprai cogliere l'occasione giusta per te. Forse ci vorranno anni, o forse ti accontenterai di qualcosa che non è il top perché magari vuoi rimetterti in gioco. Ma andrà bene così. Hai messo da parte te stessa ed è normalissimo che ora ti dispiace. Però quello che penso è che la carriera sia sopravvalutata. Credo che lavorare sia una cosa che facciamo per renderci utili per la comunità e per poter provvedere a noi stessi; invece diventare iper-specializzati (e magari iper-pagati, per poter consumare di più), fare lo stesso lavoro per trent'anni, è un'esigenza del sistema. Vedo professionisti che fanno il lavoro che amavano quando hanno intrapreso quella carriera, essere completamente burnout. La carriera è sopravvalutata. Vai e mettiti in gioco, qualche cosa salterà fuori. Non quello che avresti potuto fare, ma quello che puoi fare oggi, qui, nel punto in cui ti ha portato la tua vita, le tue scelte, le circostanze in cui ti sei trovata. In bocca al lupo.

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  9. Cara Valentina, volevo dirti che questo pezzo è bellissimo! Da figlia mi ha fatto pensare molto. Grazie

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