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Crosta o ascesso? Questa cosa strana che è la leadership.

Al lavoro un mio collega ha chiesto l'abbonamento a Masterclass, e quasi ogni giorno mi sparo la mia dose quotidiana di formazione. Ogni argomento ha uno speaker tra i top mondiali. Ho guardato il corso di Shonda Rhimes sulla scrittura delle serie tv, il corso di Ken Burns sul documentario, un corso di Wilderness Survival (puramente per folklore) e un corso di Bill Clinton sulla leadership.*

Vi chiederete, che c'entro io con la leadership.

Odio farmi comandare e in cambio non comando mai nessuno. Dico la mia opinione con sincerità, quando è richiesta. Non pretendo mai sia la verità, specie se dovrebbe influenzare le vite altrui. Non stabilisco mai delle regole, al massimo delle buone abitudini condivise.


Eppure, un genitore di adolescenti deve essere un leader. Ho cresciuto tre anarchiche come me e adesso tocca non dico rimangiarsi tutto, quello no, ma certo condurre il veliero verso la terra ferma attraverso la tempesta. E per prendere decisioni anche importanti per altri, purtroppo tocca che faccio il capitano della nave. Dio solo sa quanto questo ruolo non mi si addica e quanto vorrei solo farmi i cazzi miei in santa pace, magari leggere un libro sul ponte della nave, lontana da tutto e tutti.

Dicevo, nella Masterclass del vecchio Bill, c'è questo concetto che mi è rimasto più in mente degli altri, e lo vorrei condividere con voi.

Quando prendiamo decisioni più o meno importanti, dice Clinton, sta tutto nella nostra capacità di comprendere se un problema è una crosta o un ascesso.

Il problema-crosta non va mai rimosso brutalmente. Una sbucciatura sul ginocchio ha bisogno di fare il suo corso: se noi leviamo la crosta ogni volta che si forma, riapriamo costantemente la ferita. La crosta è brutta, ma se ne va da sola, quando ha finito di svolgere la sua funzione. Non si può forzare, né anticipare.

L'ascesso va invece estirpato. Più aspettiamo, più fa danni. Dobbiamo chiedere aiuto, se è il caso, e subito.

Mi sto accorgendo che con gli adolescenti domestici una tra le cose più importanti è sapersi districare con abilità tra decine di croste quotidiane e ascessi incipienti o quasi infetti.

E mai, mai trattare le croste come se fossero ascessi, né viceversa. Il difficile è proprio questo.


* (negli ultimi due anni sono stata veramente molto centrata. Sperimento una lucidità mentale prolungata mai conosciuta prima, leggo libri impegnativi, lavoro otto ore al giorno, sbrigo decine di faccende burocratiche kafkiane, faccio corsi online in pausa pranzo...a volte mi spavento, non sto scherzando. È come se fossi perennemente sotto effetto di quei farmaci che danno a chi ha problemi cronici di concentrazione. O forse è come diceva quella mia amichetta delle medie, che abitava in aperta campagna e faceva lunghissimi spostamenti in bicicletta, più volte al giorno: "non faccio fatica, è tutta questione di prendere il ritmo")


Commenti

  1. Che osservazione ficcante! Mi piace l'idea che hai avuto di osservare il compito educativo attraverso questo modello proposto dal vecchio Bill. Ci proverò ...
    Le mie figlie sono poco più piccole delle tue, ma anche nel mio caso, una delle cose che ho sopportato con fatica nel ruolo di genitore, è stato proprio il fatto di dover fare il capo.
    e arrendersi all'evidenza che il capo sono io e basta. in modo inappellabile.( perchè ho la responsabilità delle situazioni ). L'ho risolta cosi, spesso, alla domanda "ma perchè decidi tu? "." perchè io sono il capo".
    :-(

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    1. Anche lì, Bill docet. Lui dice che per essere un leader devi avere un framework. E adesso io provo a dire non che decido perché sono il capo, ma "Perché ho il compito morale e legale di portarti alla maggiore età nel migliore dei modi possibile, e farò qualunque cosa perché questo avvenga, anche farti incazzare o prendere decisioni che non ti piacciono".

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  2. Che bella riflessione, difficile ma indispensabile essere leader con gli adolescenti, io comando ma ho sempre paura che capiscano che sono piena di dubbi e ansie

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    1. Dubbi e ansie non tolgono che decidere spetta comunque a te :)

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  3. Grazie per aver condiviso questi pensieri. Oggi il tuo scritto arriva proprio giusto. Mi sarebbe utile però anche qualche indicazione per come fare a capire quando trattasi di crosta e quando di ascesso, non sempre ci riesco. E... in aggiunta, se ti sei fatta un'idea, quando il ruolo di capo si allegerisce un po'? mannaggia com'è difficile "condurre il veliero" nella tempesta, tempesta che dura da mo' e di cui ancora non vedo fine.

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    1. No, non mi sono fatta un'idea di quando finisce il ruolo del capo. Credo che un primo traguardo siano i 18 anni: quel giorno loro devono capire che pagheranno personalmente per ogni cosa che fanno. Prima di quel giorno, di fatto, tu genitore hai ogni minima responsabilità: gli insegnanti chiedono a te, invece che responsabilizzare il ragazzo; se fai una scemenza in giro risponde il genitore; eccetera eccetera.
      Naturalmente per qualche altro anno la responsabilità morale resta intatta. E dire che quando erano preadolescenti le mie bimbe erano autonome :)

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  4. Anche io ho sempre avuto questo conflitto interiore con il concetto di "leadership"... Non ho figli (ma sono una figlia) e il mio dilemma riguarda più me e le attività che ho svolto nella mia vita. Per tanto tempo ho eseguito e organizzato piccoli corsi creativi per ragazzini e adolescenti e per catturare la loro attenzione ci voleva tutta la leadership che c'è in me. Ho dovuto dare fondo a tutto ciò che possiedo. Non è facile trattare con loro perché sono spesso duri come una crosta... Non riuscivano a capire che non si trovavano a scuola dove tutto era rigido e incastrato in dettami sociali specifici, era un luogo con semplici regole di convivenza e rispetto dove però potevano tirare fuori tutta la loro spensieratezza e creatività. Invece spesso avevo di fronte ragazzi e ragazze spaventati dall'ennesimo banco da occupare e dall'ennesima "insegnante". Piano piano sono riuscita a togliere quella crosta che copriva le loro ferite e in qualche modo ho contribuito a farle cicatrizzare un po'. Non ero da sola in questo percorso, avevo un valido e solido compagno di vita e di avventure al mio fianco. Leadership non vuol dire comandare ma gestire saldamente una situazione. Non ci sono indicazioni per l'uso di questo strumento, purtroppo lo si scopre piano piano e lo si fa con l'esperienza :-)

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    1. Sai cosa, qualunque adulto si pone nei confronti di bambini e adolescenti come quello che insegna qualcosa, di fatto sono sempre in una posizione di inferiorità, che nel caso degli adolescenti diventa sticazzismo spinto. Credo che solo nel momento in cui ci si mette sullo stesso piano, loro possano aprirsi, esprimersi, prendersi oneri e onori di quello che fanno. Ma avendo sbagliato pressoché tutto, con le mie figlie, non sono nella posizione di esprimere opinioni. :)

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    2. i genitori sono persone e come tali sbagliano :-) L'adolescenza è una fase di passaggio e quando lo eravamo noi era tutto molto più semplice, ma questo lo abbiamo capito con il senno di poi. Gli adolescenti odierni sono più complicati perché hanno più problemi da gestire e più stereotipi rispetto a noi che apparteniamo alla generazione anni '90. Forse il segreto sta solo nell'essere noi stessi e cercare di fare del nostro meglio ed io credo che nel tempo i risultati si vedranno. Non temere, a volte sembra che non capiscano e si ribellano per principio ma poi ciò che serve lo capiscono eccome :-)

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  5. noi non siamo ancora all’adolescenza, quindi per ora reggo così :-)

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    1. Non è detto che tutto debba essere difficile eh :)

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. Come ben sai io non sono molto d'accordo con l'anarchia, perché funziona solo in un ambiente ideale e non in quello che bene o male ci tocca affrontare ogni giorno.
    Sono convinta che le regole, poche ma chiare, siano indispensabili per un sacco di motivi tra cui metto in prima linea il fatto che siano una bussola su cui costruire il proprio sistema personale, danno sicurezza ed agli adolescenti danno la possibilità di trasgredire a qualcosa, di abbattere idealmente un recinto ma con la consapevolezza (o quasi) di quello che stanno facendo.
    Dare regole è compito di un capo, ma non sta scritto da nessuna parte che sia una cosa che cala sempre dall'alto. Tu dici che con i bambini bisogna mettersi sullo stesso piano, io dico che sullo stesso piano c'è il rispetto ma non una parità concreta. Non sono i bambini ad avere l'esperienza e la capacità di prendere decisioni e di stabilire un codice per il corretto inserimento nella società che, nel bene e nel male, li aspetta.
    Molto interessante invece la metafora dell'accesso e della crosta e per la quale ti ringrazio.

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    1. Non ho detto (credo) che ci si deve mettere sullo stesso piano dei bambini, ho detto che io l'ho fatto perché era consono con la mia persona, ma oggi non so dire se ho sbagliato.

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    2.  "Credo che solo nel momento in cui ci si mette sullo stesso piano, loro possano aprirsi, esprimersi, prendersi oneri e onori di quello che fanno".
      Forse ho male interpretato questo passaggio e se è così me ne scuso.

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    3. Aspè, lì rispondo a un commento e parlo nello specifico alle attività creative rivolte a bambini e adolescenti. Credo che non abbia senso andare da un bambino a insegnargli la creatività, mentre ha senso un'esperienza laboratoristica dove ci si mette sul suo stesso piano, lo si ascolta e gli si trasmette una tecnica per esprimersi (scrittura, arte, musica, qualunque cosa).
      Chiaro che invece non ho nessuna intenzione di fare l'amica sullo stesso piano quando non vanno a scuola, lì hanno bisogno che una persona di riferimento tracci i limiti. Poi loro li superano, ma superarli implica un percorso, non averli è molto più difficile.

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  8. Dimenticavo un pezzo: secondo me non puoi prendere un adolescente e cominciare in quel momento a fare il capo, deve esserci tutto un percorso prima, da subito, dalla prima volta che li prendi in braccio, dalla prima volta che ti innamori del loro primo respiro.
    Specie in questi giorni confusi.

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    1. Non so se sia la cosa giusta, strutturare sin dalla nascita di un figlio il proprio ruolo di capo. Forse lo è in generale, ma certo non è la cosa giusta per me.

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    2. Più che capo direi guida, ma la guida necessariamente dà disposizioni che bisogna seguire, piacciano o meno. O è il caos. Sono davvero convinta nel profondo che i famosi "paletti" siano indispensabili, così come indispensabile è spiegarli assieme alle ragioni dei sì e dei no.
      Si può crescere bene anche senza? Certo ma credo che sia una strada percorsa con il triplo della fatica senza che questo immane lavoro sia necessario caricarlo sulle spalle di un individuo che non ha le competenze necessarie per reggerlo.
      È come chiedere ad un alunno in prima elementare di risolvere un integrale.

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