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Sei lunghi mesi

Siamo al 22 di luglio e in questi giorni sto facendo mentalmente un bilancio dei primi sei mesi del 2021 anche che a dire il vero ne sono passati quasi sette da gennaio, by the way, non importa. Sono stati mesi intensi.

Da bambina facevo una vita meno lineare di tutti i bambini che conoscevo. Non nel bene, però. Frighi vuoti, brandine in cucina, “nonna per favore portami di nascosto in comunità a trovare babbo”. Ero matura in modo inquietante. E infelice. Da adolescente facevo una vita meno lineare di buona parte delle persone che conoscevo. Traslochi su traslochi, gas staccato. Ero matura e disciplinata, volevo decidere per me stessa, non tolleravo più nessun tipo di autorità; del resto, a parte la scuola e mia madre quando c’era, nessuno tentava mai di comandare. Nei miei vent’anni, di nuovo, non vivevo come gli altri: tre culi da pulire, una casa di mia proprietà, almeno due lavori alla volta, tante responsabilità, ma anche la totale autodeterminazione, tanto che persino la coppia era un’entità troppo angusta. A un certo punto sono stata abbastanza felice. A un certo punto mi sono guardata allo specchio e non so come mi ero inventata un lavoro, avevo finito di ristrutturare la casa, le mie bambine erano fantastiche. Anche se ero sola. I miei trenta sono stati avventurosi, finalmente anche nel bene: traguardi oltre le aspettative, nuova città, nuova casa, nuova vita, viaggi, amici, sogni realizzati. Fatiche e psicologa, anche. Traumi rimossi, pesi di cui ho preso coscienza.

E ora siamo qui, alla soglia dei quaranta. Trentotto, per la precisione. Pensavo che fosse arrivato finalmente il momento di vivere come gli altri, e ovviamente mi sbagliavo.


Questi primi sei mesi del 2021 sono stati cent’anni. Ho passato un paio di momenti che non augurerei al mio peggior nemico: momenti in cui sono andata in blocco tipo la caldaia, ho raggiunto il livello massimo di dolore che potevo sopportare e sono diventata un’automa. In totale derealizzazione.

Sì, c’è sempre di peggio. Ma a volte ho visto molto bene il fondo.

Ho visto così bene il fondo che poi gli sprazzi di normalità ritrovata mi sono sembrati una conquista. Ho visto così bene il fondo che mi sono voluta sempre un po’ più bene, per quello che sono riuscita a sopportare. Ho visto il fondo e in fondo c’erano anche i miei amici e le persone che lavorano con me che hanno sempre capito, quando arrivavo con il sorriso e un filo di voce sufficiente appena per dire "ciao" e dentro piangevo. Hanno capito i tanti permessi presi e il bisogno di lavorare da casa, mi sono sentita aiutata. E nel fondo c’è stato anche un giorno che pranzavo da sola fuori e accanto alla panchina c’era bidone della spazzatura e io pensavo: “è lì dentro che dovrei stare”, ma poi mi ricordo che c’era M. che mi parlava dolcemente. Con lei ci siamo conosciute qui e dieci anni dopo ci siamo ritrovate colleghe: non ci eravamo mai viste ma ci siamo riconosciute, forse per una timidezza un po' punk che ci accomuna.

E nel fondo c’era anche L. che un giorno è arrivato e mi ha investito di dolcezza: ho sentito che proteggermi era innaturale e così sono stata lì a innamorarmi. Cerco di meritarmelo.

In questi sei mesi c’è stato un piccolo progetto creativo, una cosetta su cui credo non comparirà il mio nome (mi sono dimenticata di chiederlo, non m’interessa), però firmare un contrattino con quella casa editrice fa un certo effetto alla ragazzina che sono stata. Mi ha dato una pacca sulla spalla.

In questi sei mesi ho avuto bisogno di aiuto e non ho mai negato il mio aiuto a nessuno. Purtroppo ho imparato con molto dolore che pensare di poter aiutare a volte è presuntuoso: avere la forza di ritrarre la mano e chiamare qualcuno con le giuste competenze, anche se l’aiuto è chiesto proprio a te, è la cosa giusta da fare.

So di aver sempre avuto cuore e di non essermi mai risparmiata, ma in alcuni casi è stato uno sbaglio da cui spero di imparare qualcosa. Però sono orgogliosa del fatto che il dolore non mi ha reso cattiva.

Non male per sei mesi di vita, no?

In questo momento so che potrei avere di più. Spingere oggi per stare meglio domani. Trovare l’obiettivo e il focus. Risolvere un po’ di problemi che evito accuratamente (“tutto ciò che è grande è nella tempesta”).
Posso farlo per me, per noi, nonostante il terreno su cui mi muovo è insicuro se non addirittura ostile. Le persone – non i miei amici però – sono diventate apertamente fasciste e anti-libertarie. Io ho fatto della mia e altrui libertà il mio valore guida, e non perché sono una rivoluzionaria da divano. Ci credo davvero, anche quando è scomodo. 

Chi ora è disposto a tutti questi compromessi solo per paura di morire, non deve aver mai vissuto senza dignità. Chi rinuncia ai diritti per avere più diritti, non ha mai studiato la storia.

Li capisco e non li giudico, ma solo finché non mi rompono i coglioni.

Potrei spingere, comunque. Nel mio microcosmo selezionato.

Ma non ora. No, non ora non qui, in questa pingue immane frana.

Prima devo capire che cosa posso trarre da tutto questo dolore, affinché non sia stato inutile.

Sono tanto stanca ma non sono finita qui.

 

Commenti

  1. non sei finita, per nulla: però se puoi riposarti fallo, non sarà tempo sprecato e ti aiuterà per i quaranta ;-)

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    1. Speriamo. Sono un po' stanca di questa vita avventurosa. :)

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  2. Mi capita spesso di rinfrescare questa pagina, sperando in un nuovo post. A volte penso a te come ad una vecchia amica, una di quelle compagne di università che perdi un pochino di vista ma che ti fa sempre piacere sentire, e mi chiedo "chissà se ci aggiornerà? Se ci dirà come va?"
    Poi arriva un nuovo post ed è sempre stupendo leggerti. Capitano periodi intensi, pesanti, in cui vedi il fondo. Il bello è che, anche se a volte ti ci senti, non sei sola. Hai intorno tanta gente che ti sostiene, tra cui noi, i tuoi lettori. :)

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    1. Sai, negli ultimi anni ho raccontato molte cose divertenti e molte mie riflessioni su FB anziché qui. Era più veloce, c'era più feedback. Oggi come oggi sento che le interazioni eteronormate da un algoritmo e la tribalità, mi portano via energie, e dunque sto pensando di ricominciare a scrivere più spesso qui, anche se è meno immediato. Anche se molti di noi non hanno faccia e nome e non so se ci siete. Vediamo, provo a sopravvivere come ultima blogger sul pianeta terra :)

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    2. Capisco questo "passo indietro" rispetto ai social e appoggio, appoggissimo, la sopravvivenza del blog!

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  3. Tu sei e sarai sempre una DONNA FORTE,una DONNA CON LE PALLE....perché in questo mondo,in questo periodo che stiamo vivendo bisogno affrontare tutto un po' di petto e non solo... sì sempre forte come solo tu SEI.ti stimo girl.

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  4. Io ti leggo da anni solo qui, non sono su fb, per cui per favore continua :-)

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    1. Cavolo, allora ti sei beccata solo le cose tristi. Le cose allegre le dico sempre su FB. Devo provvedere. :)

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  5. Continua a scrivere e riposati che è necessario, è necessaria un po’ di leggerezza. Anzi tanta.

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  6. Ciao Valentina, grazie per le tue riflessioni, tu sì che vivi davvero.

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  7. Cara - che difficile (cosa? Tutto - Anche scriverti in questo caso) - io credo che a persone buone come te - il cui dolore non ha fatto essere ad oggi cattive persone, meritino una statua, un premio e tutta l'acclamazione ad ESSERE come sei, all'ESSERE. Insomma, Ti Ammiro - Continua ad aggiornarci - sperando nel meglio - Un forte abbraccio ed una (per quanto possa contare) medaglia da me. I tuoi scritti mi danno forza.

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    1. A dire il vero, avendo sofferto (come tutti poi) sono anche spietata, difficilmente compatisco gli altri, mi aspetto sempre che tutti si debbano rialzare in fretta e non comprendo i deboli di spirito. So che è sbagliato, forse ci lavorerò. Non sono né buona né cattiva, ecco.

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    2. Ciao, mi auguro che il tuo periodo difficile sia agli sgoccioli ma tu, come sempre e meglio di tutti, hai saputo trarre cose buone anche dal buio e per questo ti ammiro tanto. Periodi difficili anche qui sembra una gara ad ostacoli crescenti mentre la stanchezza aumenta di pari passo. Però nemmeno io sono finita qui 😜. Un abbraccio di solidarietà

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