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L'importanza di essere follower

Ultimamente sono in preda a un fastidiosissimo loop sul mio presunto non essere abbastanza normale, anonima. Ci piango su, mi dispero, anche.
Qualunque cosa non funzioni mi colpevolizzo. Mi dico, se io fossi una ragazza normale, che ama fare shopping, sa cucinare ed è rassicurante, non sarei sola. Festeggerei San Valentino, per esempio, patrono degli epilettici secondo Wikipedia. Mio onomastico, peraltro.

Non sopporto le persone che si disperano per delle stronzate, eppure, ora, sono una di loro. Mi dispero, affogo affogo affogo.
Poi la settimana successiva magari sono in ovulazione e mi sveglio ben disposta, tipo m'incazzo più difficilmente.
Se metto il focus sulle cose pratiche immediate, va tutto quasi bene, nel senso che non vi sono disgrazie in atto.
L'importante è che cerco di non chiedermi se la mia vita è ok, perché sui massimi sistemi sono in crisi nera. Nera. Credo sia anche normale, alla mia età, con alle spalle alcune relazioni miseramente fallite e con tre adolescenti per casa, ma non per questo fa meno male. Riuscissi a risolvere almeno UN aspetto della mia vita, credo starei meglio. Nel mentre credo che dovrei riesumare il mantra ho'oponopono, attraverso il quale ci si ama e ci si perdona, nonostante reazioni e comportamenti che non vorremmo avere.
Va tutto bene così, Vale.
Una volta sentivo un TED di una neuroscienziata che sosteneva una tesi molto interessante, e cioè che dovremmo provare a considerare le "emozioni" come qualcosa di prettamente fisico.
Ad esempio: ti svegli, realizzi che è lunedì, che hai davanti otto ore in ufficio e un'ora, tra andata e ritorno, nel traffico sull'Adriatica; quando tornerai a casa qualcuno ti sputerà in faccia per delimitare la sua identità; guarderai una puntata del dottor House e andrai a letto sola e angosciata, che comunque è sempre meglio che andare a dormire con un coglione, ma ehy, sorella, le neuroscienze dicono che l'angoscia non esiste, è tutta una tua invenzione, e dunque non può comandarti, probabilmente sei solo disidratata, quindi comincia la giornata con un altro spirito e un bicchier d'acqua, andrà meglio.
La tesi mi piaceva, ma non sono riuscita ad autoconvincermi.
Mi dispero, ma non so di preciso per cosa, così mi sento ancora più anormale e (ricominciare il loop in cima al post).

Insomma, questo post doveva parlare di altro, ma niente, l'ho usato come una boa nel mare, di nuovo, di nuovo avevo bisogno di manifestare la mia disperazione. Mi annoio da sola. Mi annoio. Mi annoio. Giuro su dio che il prossimo post sarà su qualcosa di utile e socialmente impegnato e potrete condividerlo sui vostri social preferiti, o almeno parlerà di libri e film, che ne dite, parliamo di libri e film?

Comunque quello che volevo dire, in definitiva, è che l'Instagram è il modo peggiore per comunicarsi per chi, come me, ha una vita poco estetica, non si trucca, si veste come capita, mangia dal kebabbaro più lurido invece che al ristorantino stellato e va in vacanza con uno zainetto; poi oh, ho trovato questa campagna pubblicitaria che mi fa sentire comunque desiderabile e rappresentabile: dice che è auspicabile essere follower invece che influencer.
Mi fa sentire figa e mi fa venir voglia di comprare un paio di jeans Diesel che, oh wait, non posso permettermi. Mia figlia la vede uguale, to'.
Voi?

(è una multisoggetto, ovvero ci sono alcune varianti sul tema, e perdonatemi se le posto tutte anche se probabilmente alla maggior parte di voi non fregherà un cazzo, ma sono l'argomento principe di questo post, quindi guardatele e dite la vostra, sempre se volete, a dire il vero io a volte vorrei starmene in silenzio e smettere di dire la mia).





Commenti

  1. io vedo questo periodo di singlitudine come una montagna russa, dove si sente tutto amplificato. Cioè mi entusiasmo per delle cazzate e mi deprimo per delle stupidaggini. Rifiuto con ostinata pervicacia l'idea che mi serva qualcuno accanto -aka un uomo- per essere felice (qui puoi inserirci la bestemmi che più ti aggrada). Però ho capito che le relazioni mi definiscono (lo diceva anche Saint'exupery, in corriere del sud credo)e vado in cerca di persone autentiche, che è un po' la mia parola totem del 2019, autenticità. E se vuoi venire a caccia di autenticità con me sarei proprio felice di conoscerti, stiamo pure vicine! Un abbraccio, Marina

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    1. Ciao Marina, certo, scrivimi. La tua parola totem mi piace molto, la volevo scegliere anche io per il 2019, ma poi non mi pareva abbastanza, volevo ancora di più, ed è finita che non sto inseguendo niente di speciale e ambizioso, solo un po' di pace, al momento ancora lontana :)

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  2. Mah, io sono sposata da 17 anni ma San Valentino non l'ho mai festeggiato.
    Per dire... mica che a essere normali, o a essere in coppia, o a essere altro si stia certamente meglio. Poi, oddio, la parola normale a me fa venire pure i vermi. Più la gente è "normale" e più mi inquieta. Forse anche tu, come me e come tanti, sei una persona un pò perennemente in ricerca, e quindi un pò perennemente insoddisfatta. Condizione dolorosa per certi versi, ma alla fine della fiera la preferisco a vite che vedo ben anestetizzate. Concordo con Marina. Condividere il percorso, o anche solo una parte di esso, con persone e relazioni autentiche è quello che mi sembra più importante e che vale di più. Per cui, io sono lontana, ma scrivi a Marina e andate a prendervi una birretta (o un kebab!!!)

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  3. Sì, lo so che in coppia non si sta necessariamente meglio, anzi, specifichiamo: in coppia non sono mai stata meglio che da sola. Eppure sento una mancanza e un peso, e voglio dirmelo, non reprimerla con la magra consolazione che in fondo la vita può far schifo comunque, e che quando mi amerò abbastanza blablabla, e che sono io che non voglio blablabla, che meglio soli che blablabla. Poi certo, un giorno starò male in coppia come mi è successo mille volte, e verrò qui a lamentarmi di nuovo. Sopportatemi dai <3

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  4. Tutto sta nel modo in cui si guardano le cose, secondo me.
    Io non sono single, ma di San Valentino non me n'è mai fregato più di tanto.
    Usciamo a cena? Sì, ma non perché è d'obbligo. Siamo amanti del cibo, adoriamo provare posti nuovi e prendiamo la palla al balzo.
    Sostanzialmente per noi San Valentino è solo un pretesto per ingozzarsi come se non ci fosse un domani. E se il 14, per esempio, non si può, pace!
    Si va più avanti!

    Per quanto riguarda le "angosce ingiustificate", non sentirti sola!
    Capita spesso anche a me.
    Ormai ho imparato a conviverci.

    Un abbraccio.

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