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Il cervello di un adolescente

I professori delle mie figlie, praticamente li adoro tutti, anche quello che l’anno scorso insegnava geografia a una delle tre e non sapevo come si chiamasse e di quale figlia fosse l’insegnante, così mi sono presentata al colloquio generale con il cognome delle ragazze, ho intuito che neanche lui sapeva chi fosse mia figlia, e ho passato i primi 10 minuti buoni di colloquio a chiedermi se non avevo per caso sbagliato fila.
Dicevo, dev’essere una prerogativa dei prof delle medie, essere più educatori che professoroni: la mia esperienza alle medie, vent’anni fa, è stata la medesima.
Ora per esempio qualcuno sta avviando un dialogo orientativo con i ragazzi in vista dell'iscrizione alla scuola superiore (ma come può uno scricciolino di 1,800 kg in incubatrice iscriversi al liceo? penso a volte di Lucia).


Ieri una delle bimbe mi ha chiesto di compilare un modulo.
C’era questa lunga lista di aggettivi e io dovevo dire quanto la riconoscevo in una determinata caratteristica, poi lei avrebbe dovuto confrontare le mie risposte con le sue su se stessa e poi con quella degli amici su di lei.
Le mie risposte assomigliavano tanto alle sue, spesso però con un diversa percezione del “quanto”. Ad esempio, nella scala di valutazione da insicuro a sicuro, lei s’è definita completamente insicura e io l’ho definita solo un po’ insicura. È ovvio che paragonarsi alla se stessa bambina la fa percepire molto insicura, mentre per il mio personalissimo metro di valutazione quello che sente è semplicemente coerente con la sua esperienza di vita e con la sua età, non è assoluto né strano né tantomeno patologico.
Anche nella valutazione da timida a socievole, io l’ho definita un po’ timida un po’ socievole, lei si è definita completamente timida.

A seguito del questionario, l’ho sentita (per caso, giuro) che, con un’amica, conveniva sul fatto che le loro madri in fondo non le conoscono davvero.
“Ad esempio, la mia tra timida e socievole mi ha messa a metà, figurati”, ha detto mia figlia.

Fa un po' strano pensare che le mie figlie pensino che non le conosco. Però in effetti devo convenire con Bimba: io non sono con lei a scuola, in giro e a fare sport, che ne so io, se è timida o no. La sua esperienza di vita non è più completamente sotto ai miei occhi e soprattutto, i momenti in cui ci sono anche io non sono necessariamente quelli per lei decisivi, epocali. Non farà con me la più grande figura di merda della sua vita, e non si innamorerà follemente sotto ai miei occhi, e ci sarà un giorno più bello della sua vita che le farà, forse, dimenticare i Natali, i compleanni, il Lucca Comics dove c'era mamma a tenerla per mano e a scattarle le foto.
Io, spero e credo, sono e sarò solo la sua casa e un giorno forse neanche più quella: sarò una a cui telefonare ogni tanto, magari con gioia, magari spesso, ma non l'unica e non la principale.

Recentemente ho terminato un libro che vi consiglio moltissimo: si chiama La mente adolescente, di Daniel Siegel, uno psichiatra di fama mondiale.
Non è il solito libro di autoaiuto per genitori condito di pressapochismi e facilonerie, ma un testo che parla di scienza in maniera divulgativa (per dirvi che io che non so nulla del cervello umano, l’ho capito), che propone esercizi pratici per il cervello, e che si rivolge all’adolescente come all’adulto.

Tra le tantissime cose interessanti sulla trasformazione del cervello in età adolescenziale e sui comportamenti apparentemente inspiegabili degli adolescenti, dice anche che uscire dalla famiglia è un comportamento “naturale” e riscontrabile anche in alcune specie animali, utile per la conservazione della specie, che cresce anche grazie all’esogamia.
E i tanti occhi del gruppo dei pari proteggono dai pericoli del mondo esterno. Più dei soli due occhi della mamma.
Insomma, i nostri figli adolescenti ci trattano male perché il genere umano possa continuare a infestare la Terra: constatatelo e gioite!

Commenti

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    1. Dicevo, per l'adolescenza di Z mancano almeno 11 anni, però dopo aver letto il pezzo sento che devo cominciare ad allenarmi ad essere quella cagata poco, chiamata quasi mai e che la capisce zero. Mi consolano i "tanti occhi del gruppo" che la proteggeranno come hanno protetto me, che amarezza però (e forse un po' di liberazione, a quel punto).

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    2. Secondo me è presto per allenarti, nella mia limitatissima esperienza posso dirti che tuo figlio oggi è un'altra persona, goditelo così com'è e non ci pensare :). Per me questo inizio di adolescenza è abbastanza devastante, però è giusto e sano che vada tutto così, e verranno tempi ancora diversi, assisterò ad altre trasformazioni e mi adatterò man mano :)

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  2. Io non sono mamma, ma ho due fratelli adolescenti di cui uno praticamente vive con me. Leggerò il libro, grazie!

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