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Buon 2018

Sono le undici e Rimini dorme ancora, è normale, è il primo dell’anno.
Sono andata a letto che il 2018 non era iniziato poi da molto, mi sono addormentata tra i petardi, la musica e i fuochi d’artificio. Ci ho fatto l’abitudine. Solo due anni fa vivevo dove la notte c’era un silenzio completo, si facevano i fuochi d’artificio una volta l’anno, per la festa parrocchiale, e quella volta l’anno mi svegliavo di soprassalto come se fossimo in guerra.
Sono sempre andata a letto molto presto: quando ho sonno divento scontrosa, non vale la pena imporre la mia presenza.
Dove abitavo due anni fa, c’era anche un buio completo, di notte: vedevi tutte le stelle, e anche le lucciole. Tutto sommato, mi sono abituata in fretta anche a questo, alle luci dei lampioni di notte.
Ci si abitua in fretta nella vita, io poi, mi ero abituata a vivere a Buco del culo, pur con un’indole cittadina, forse addirittura metropolitana, ma non lo so ancora, non ho mai vissuto in una metropoli.


Di ultimi dell’anno incredibili non ne ricordo poi molti, e comunque sono lontani, è da tempo che non mi diverto proprio quel giorno.
Tipo mi ricordo uno tra i più belli: l’anno che morì mio padre, i nonni, e soprattutto la nonna (ho perso anche lei, ora), organizzarono una festa con i nipoti - eravamo solo tre, allora, e mio cugino doveva avere sì e no due anni. La festa prevedeva che a mezzanotte avremmo strappato il calendario, ci permisero anche di sputarci sopra. Replicammo l’anno successivo, forse quello dopo ancora, ma l’addio all’anno vecchio divenne man mano meno feroce, più noioso.
Poi ricordo qualche ultimo da ragazzina, con le amiche, alle feste, gonne corte, baci di mezzanotte. Gli ultimi dell’anno da fidanzata, prima con Massi, poi con il babbo delle bimbe, sono stati più monotoni: con il primo stavamo con gli amici del bar, con cui in fondo avevamo poco da dire, e francamente io non vedevo l’ora arrivasse un orario mediamente avanzato, nella notte, in cui poter, con sollievo, salutare tutti e andare a letto.
Il secondo invece è sempre stato un festaiolo, e non era possibile trascinarlo a casa prima del mattino avanzato, così qualche volta me ne sono tornata a casa da sola. Una volta in particolare, era il primo gennaio 2005, eravamo a San Remo, dove lui allora viveva, e io continuavo a vomitare pur avendo bevuto pochissimo, così andai a casa da sola,  anzi no, con me c'erano Camilla e Lucia, ma non lo sapevo.
Gli ultimi dell’anno con le bimbe sono sempre stati faticosi, perché trascinarle in giro fino a mezzanotte era tollerabile solo se era prevista la presenza di bambini della loro età: qualche volta si è riusciti a organizzare con altri genitori, altre volte siamo stati tra noi, in genere anche con il Donatore. Un anno siamo partite il primo gennaio per Roma, e il 31 siamo andate a letto alle 10, niente brindisi, niente fuochi d’artificio, niente acini d’uva propiziatori.
Quest’anno abbiamo lasciato decidere tutto a loro, e quando hanno chiesto di fare il cine-brindisi al mio cinema preferito, a me e al Donatore pareva un ultimo dell’anno un po’ nerd, ma in fondo io sono stata piuttosto sollevata, perché sto attraversando un momento un po’ particolare: cerco molto la solitudine e non mi pesa. Le persone mi arricchiscono sempre molto, però sto lasciando solo dei piccoli spiragli, non riesco a forzarmi a fare di più, mi rispetto anche così.
Insomma, avrei gradito essere la Micy e potermi nascondere da qualche parte arrotolata su me stessa e lontana dal rumore, ma il cinema in fondo andava anche bene.
Allora niente, abbiamo preparato il loro piatto preferito, ramen e sushi, siamo andati a vedere Wonder al cinema (niente di che, meglio il libro), abbiamo brindato nel foyer del cinema, in un’atmosfera decisamente vintage, e poi abbiamo provato a infilarci al concerto di Nina Zilli a Marina centro, ma trovare parcheggio era prevedibilmente impossibile, così ho proposto di parcheggiare a casa e andare a piedi, e il Donatore mi ha detto “stai sbadigliando da venti minuti, non bluffare”, e siamo tornati a casa, dove abbiamo osservato qualche tradizione di Capodanno nel mondo, tipo la tradizione argentina di fare il primo passo dell'anno con il piede destro, o quella scozzese di fare entrare in casa un uomo alto moro (insomma, abbiamo chiuso il Donatore fuori di casa e gli abbiamo riaperto a mezzanotte).
Ho avuto per tutto il giorno un vago mal di testa, molta stanchezza, gli occhi un po’ gonfi per aver pianto per niente.
Ringrazio questa stretta allo stomaco, che mi sta comunicando un bisogno importante, e comincio il 2018 senza giudicare quello che provo.
Che sia un buon 2018 per tutti voi.

Commenti

  1. Spero davvero sia buono anche per te e per le bimbe. Leggerti fa pensare, e sentire capite, anche se mi sa che siamo davvero tanto diverse.

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    1. Non so se siamo diverse, ma gli esseri umani provano più o meno tutti le stesse cose :)

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  2. Che il 2018 sia buono con te! Che belli questi ultimi post. Silvia

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  3. ..Ti auguro un Super2018 con meno pianti, malinconoie e strette allo stomaco, e tantissimi sorrisi, lasagne al forno e situazioni stimolanti. Rock n roll!

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