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Tutto a rotoli

L'ultima volta che sono andata dalla psicologa, mi ha congedato dicendomi pressapoco: "l'unica cosa che non va di te, è che continui a circondarti di teste di cazzo".

Mia mamma dice lo stesso: che sono indifesa, che mi sento così forte che mi lascio sottomettere, che sopporto, che spesso scappo, ma che non mi difendo mai davvero.

Molti anni fa un mio capo mi prese a insulti e io rimasi lì, immobile, zitta, e la mia testa diceva "non rispondere a questo mentecatto", e lui si incazzava sempre di più, mi disse "smettila di guardarmi come una bambina indifesa", e se ne andò sbattendo la porta.

È tutto abbastanza vero: non è che ho un karma pesante, io me le cerco.
Io non parlo, sopporto.
Io non medio, disprezzo.



Fino alla scorsa estate stava andando tutto fottutamente bene. Sarà un caso, ma quando ho capito che avrei perso Paola, una sera che andavo in bici e mi è venuto un freddo che partiva da dentro e che mi ha fatto accapponare la pelle, ecco, guarda caso da lì sono andate a rotoli, piano piano, un paio di cose.
Non è la prima volta che qualcuno che muore, mi fa cambiare sguardo sulla vita.

La sua malattia è velocemente degenerata e se n'è andata.
Ho subìto un paio di cocenti delusioni, e ho fatto la cazzata di chiudermi ostinatamente, sapendo che avrei fatto danni solo a me stessa.
Sono così fuori dal mondo, che quando di una persona penso: "così è troppo, se non ha della segatura nel cervello ora rinsavisce e mi chiede scusa", in genere le scuse non arrivano mai. Era tutto ordinaria amministrazione.
Di conseguenza, mi sono ammazzata di disturbi psicosomatici.

Non è il periodo peggiore che io abbia passato. Ho la situa sotto controllo, per ora.
Mi sento un po' sola, in mezzo alle macerie. Poi ci penso cinque minuti e mi ricordo che ho ottimi amici e una bella famiglia. Non di quelle belle famiglie che ti arrivano dal cielo, quei genitori protettivi e quei fratelli affettuosi: no, io ho ricevuto una famiglia disastrata e tutti ci siamo fatti un culo così per sopravvivere uniti alle sfighe, e soprattutto, quando sono arrivate le bambine, ci siamo fatti un culo così tutti, per renderle serene, e la cosa che più mi rende orgogliosa, è che, nonostante io mi privi di molto, e nonostante a volte mi tocca dire di no se mi chiedono più di un paio di scarpe per stagione, ecco, loro sono convintissime che noi siamo non dico ricche, ma quasi.
Chi dà giudizi preconfezionati su di me, spesso ha realizzato la metà di quello che ho realizzato io.

E però non sono adatta a stare nel mondo là fuori: sono troppo sensibile, troppo purista, troppo femminista, troppo nichilista, troppo anarchica.

Qualche settimana fa ero in Argentina, nel bellissimo stato di Misiones. Ero dove avevo sempre desiderato essere, a fare un lavoro fighissimo, con due professionisti che mi piacevano un sacco. Non c'era proprio nulla che mi mancasse, l'unica cosa che mi rattristava un po' era il biglietto di ritorno. Eppure, c'era questa coppia di australiani che sono capitati un paio di volte nella nostra stessa escursione. Erano due sportivi, di quelli che ti immagini facilmente in equilibrio sul surf, con un superalcolico in mano e gli occhiali da sole inforcati: lei in particolare non era un fascio di muscoli ma era di una tonicità davvero piacevole. Biondissima, bella, una voce e un accento insopportabile, ma non importa. Sembrava una Barbie. Loro non si parlavano mai. Però erano sempre vicini, in silenzio. Tipo in pullman, quando entrambi si toglievano scarpe e calzini e si stravaccavano sui sedili. La prima volta che li ho avuto accanto non ci ho fatto caso, la seconda neppure. La terza li ho guardati in po' meglio: congelati, silenziosi, e ho desiderato così tanto essere lei, bionda, bella, australiana, che mi stavo per mettere a piangere.

Con le bimbe guardiamo spesso Una mamma per amica. Camilla e Lucia, che hanno una voce bellissima, cantano sempre la sigla, e io chiedo di cantarla ancora e ancora.

If you're out on the road 
Feeling lonely, and so cold 
All you have to do is call my name 
And I'll be there on the next train

Da oggi vorrei che cambiasse qualcosa. Credo che le delusioni non debbano più diventare delle ferite infette. Credo che dovrei accettare più compromessi, e pensare meno ai princìpi.
Proverò ad essere un po' quello che ci si aspetta che io sia.

Commenti

  1. Una volta, una persona che mi voleva molto bene, mi disse quasi piangendo ma al tempo stesso con un'incazzatura mai vista, che la parte più sbagliata di me risiedeva (e devo ammettere che purtroppo risiede ancora) nel fatto che io non mi incazzassi mai con chi mi faceva del male. Ed in effetti è così. Rimango spesso indifesa e sottomessa di fronte ai capricci della gente che si permette il lusso di scambiare la mia sensibilità con ingenuità. Così, ogni volta, incasso, mando giù la delusione, cerco di disinfettare la ferita e vado avanti, convinta che poi il tempo possa fare il suo meglio. E puntualmente, mi rendo conto che quelle ferite rimangono sempre lì, con cicatrici evidenti, alcune ancora pericolosamente infette e infettanti. E allora mi dico che forse dovrei cambiare qualcosa, forse il trucco è cercare di non farsi male, ergo liberarsi di quelle teste di cazzo che ci intossicano la vita. Ma ne siamo davvero capaci? Siamo davvero capaci di cambiare la nostra indole per resistere agli urti della vita? A volte me lo chiedo, soprattutto quando mi rendo conto che le ferite sono ancora aperte. Però, al tempo stesso, credo molto che le ferite possano diventare feritoie e lasciar passare tutto il buono che c'è in noi. Quindi, sì, ce la possiamo fare.

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    1. (ah che bello, mi citi Luca)
      Ma sai, il mio vero problema non è che gli altri sono delle teste di cazzo: il problema è che io mi chiudo così tanto che inasprisco situazioni che potrebbero essere risolte facilmente, capisci, mi impunto su dei princìpi che potrebbero essere trascurati.

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  2. Cara Valentina, Mi sono rivista moltissimo in quello che scrivi, soprattutto nella parte iniziale: stesse cose dette dalla psicologa, stessa situazione col capo e stesso karma pesante. Ma alla fine scrivi che dovresti accettare più compromessi e fare di più quello che ci si aspetta da te. Ma in fondo, non è quello che hai sempre fatto? Anche io mi sono sempre piegata e fatta un bel culo per non dover mai pesare su qualcuno , ed è sacrosanto. Però a 40 anni e 1 figlio non sono ancora capace ad affrontare i conflitti, scappo appena sento l’odore di litigio. In realtà penso che le cose per cui litigare siano così poche e poco il tempo che abbiamo sulla terra per perderlo a discutere. Per cui anche il fatto di piegarsi e accettare compromessi , che non sia in realtà un modo per vivere meglio?

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    1. No, io non accetto compromessi. Io non litigo, taglio, senza guardare in faccia a nessuno.

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    2. purtroppo anch'io sono fatta così. E dico purtroppo perché non vorrei esserlo. Non esiste il grigio. Per me è tutto bianco o tutto nero. Non ci sono compromessi e non riesco a reagire se non solo con il mio compagno. Il mondo fuori può mettermi i piedi in testa che io sto lì a farmela pestare.
      Facile dire: reagisci! Ma non è così facile! Deve scattare qualcosa dentro... e tu, però, hai già fatto un passo andando dallo psicologo. Io non ho il coraggio

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  3. oggesù che bella cosa che hai scritto

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  4. Ogni volta che leggo i commenti a questi post, trovo come ci siano in giro delle donne meravigliose, e di quanto siano forti, e stupende e intelligenti.
    E mi chiedo come mai siate tutte lì invece che essere al posto delle mie colleghe di ufficio, stanche, petulanti, isteriche e babbazze.

    Sono andata OT ma mi è venuta così, vi abbraccio tutte, tenete duro che siete grandissime e la vostra forza sta nel pensiero (ma molte volte è anche una sfiga atomica).
    Simona

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    1. Simona, secondo me ci sono delle belle persone anche dietro ai monitor in ufficio. Il problema è che delle volte l'azienda è disumana e disumanizza.

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  5. Ti leggo da anni ormai e ti stimo incommensurabilmente e ostinatamente. Dici cose che ho spesso vissuto sulla mia pelle, ma che non avrei mai il coraggio o forse la lucidità di "sputare" fuori come tu fai. La descrizione della bionda australiana e del suo desiderio di essere lei è struggente.
    Ti sento vicinissima anche quando dichiari di sopportare e disprezzare (invece di parlare o mediare). Grazie per essere quella chiarezza che a volte non abbiamo il coraggio di guardare.

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    1. Cavolo, quando mostro disprezzo indiscriminato mi odio proprio :)

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  6. Sai che hai scritto proprio un bel post? Fortissimo.

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  7. Un malloppo di cose vere. Grazie.

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  8. Rimani quella che sei, e scrivi sempre quello che sai. A me vai bene così. ps: ma la morte di una persona cara e giovane puo' essere considerata una delusione? Per me no, è molto di piu', per questo la mia ferita è molto molto infetta. :-(

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    1. No, la morte non la considero una delusione. Ho ricevuto due delusioni immediatamente successive, forse perché quando sei addolorato da qualcosa di più grande di te, tendi ad avere un occhio diverso sulle questioni meno importanti e ti incazzi o tagli più facilmente, non so.

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  9. Ho letto il tuo post e poi i commenti e mi sono sentita meno sola. Poi mi sono detta che questa, però, non deve essere una giustificazione e in qualche modo devo fare, devo cambiare.
    Sfuggo i conflitti, non riesco a far valere le mie ragioni. In una discussione fatico a esprimermi serenamente perché mi viene subito da piangere anche se so di aver ragione, anche se dentro di me è tutto chiaro come il sole. Preferisco mandar giù e prendermi offese, frustrazioni, giramenti degli altri. Giustifico tutti ma poi somatizzo e mi fa male lo stomaco e mi viene da piangere. Alla fine sono io che accetto di venir trattata in un certo modo se non metto mai paletti. Mi sento sempre in difetto, sempre alla ricerca dell'equilibrio e vivo le mie normali mancanze (lavorative e non) come difetti incredibili e mi ci crocifiggo quando semplicemente non accetto di essere umana.

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    1. Il mio grande problema è che sfuggo i conflitti ma non è che sopporto in silenzio: manifesto un'indifferenza davvero violenta.

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  10. Mareva mi hai tolto le parole di bocca...Leggersi e riconoscersi nelle parole di altri è stranissimo...E bruttissimo...Ma sono davvero così...Ebbene si e urgerebbe un cambiamento...forse se imparassi a parlare. ad esprimere i desideri e cio' che sento...Ma è così difficile...Ma perchè siamo diventate in molte così?!?!?! E perché mi imbatto nel tuo blog proprio oggi!??!!?

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