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Cose che leggo e vedo (Kafka, Lipperini, Kaurismäki)

"Com'era il film ieri sera, Valentina?"
"Mi ha incuriosito molto la tecnica narrativa. Credo che dovrei ritornare al cinema Settebello, e dare più attenzione ai titoli di coda"

L'altra sera sono stata al cinema d'essai, quello con i tendaggi e alle pareti e i posti non assegnati, a vedere L'altro volto della speranza, un film di un regista finlandese di nome Aki Kaurismäki, che ha ottenuto l'orso d'oro a Berlino.
Tratta le vicende di un siriano che chiede asilo politico in Finlandia. Sarebbe potuto essere un film violento e drammatico, e invece è così delicato che credo si sia guadagnato la categoria "commedia" tra i recensori. Laconico come una poesia, ha qualcosa di teatrale, forse le luci, forse i silenzi e una comicità sottile, buffa.

Mi ha incuriosito, come dicevo sopra, la tecnica narrativa: lineare, cronologica, quasi documentaristica. Non viene fatto appello a nessun sentimento facile: non riderete di gusto, né probabilmente piangerete. Ma apprezzerete il fatto che siete rispettati, come spettatori.
Vedetelo nonostante il titolo brutto.
Qui sotto il trailer ma non rende: il film è molto più silenzioso.



Poi ho appena finito America, di Franz Kafka. Tratta di un giovanissimo immigrato tedesco alle prese con un'America veloce, spietata e surreale.
È il terzo libro che leggo, di quest'autore (ovviamente gli altri due sono stati Il processo e La metamorfosi), e ogni volta che finisco un suo libro non trovo altre parole per definirlo se non kafkiano.
Questo autore, devo dire che mi piace molto. Siccome non sono un'italianista esperta, non so cos'è che mi suona così familiare nelle sue sintassi; ma ha una sua musicalità a cui mi sono affezionata. Forse il fatto che quando una frase sembra stia per terminare, diciamo quando è grammaticalmente completa, lui aggiunge una virgola e specifica.
Il risultato è questa specie di musicalità puntigliosa, che ha essa stessa qualcosa di paradossale come le situazioni che va a descrivere.
America ha avuto anche delle interpretazioni marxiste. In effetti, il leit motiv di questo suo romanzo, pare, giovanile, è l'immigrato che trova lavoro e poi immediatamente lo perde (senza che ci sia un perché, sennò non sarebbe Kafka). Qualcuno ha anche detto che questo è uno tra i pochi romanzi di un autore borghese a dimostrare una vera empatia nei confronti del proletario e dell'outsider.
Due parole su Kafka. Era un ebreo anarchico di Praga (ma scriveva in tedesco, ecco spiegate le frasi lunghe), morì giovane, negli anni '20 del '900, risparmiandosi la sorte che invece spettò alle sorelle, che morirono al campo di concentramento. La più giovane, Ottla, sposata con un ariano, sulle prime venne risparmiata. In seguito al divorzio, leggo che si offrì volontaria per accompagnare ad Auschwiz 1267 bambini, e fu giustiziata lei stessa.
Dopo il nazismo, durante il quale naturalmente le opere di Kafka furono censurate, questo autore fu riabilitato e letto in chiave simbolica. Del resto, scrive solo di gente che si trova a dovere espiare colpe  assurde, in contesti assolutamente surreali.
Copio un bel brano dalla mia edizione Dalai, economica e piena di refusi.

"I due sottoportieri si ritrovavano sempre davanti a sé almeno dieci facce di persone che chiedevano loro qualche informazione, e di questo dal di fuori non ci si poteva rendere conto. (...) Per il loro compito, non sarebbe stato sufficiente rispondere: essi snocciolavano informazioni come litanie, ininterrottamente, soprattutto uno dei due, un uomo tetro, dalla barba scura che gli incorniciava il viso (...). La lunga barba pregiudicava in parte la comprensibilità delle sue parole e nei pochi momenti che gli rimase a fianco, Karl non capì quasi nulla, anche perché il sottoportiere era costretto a parlare per lo più lingue straniere, pur mantenendo un accento inglese."

Ora invece sto leggendo Ancora dalla parte delle bambine, di Loredana Lipperini.
È ricco di spunti davvero interessanti, ma al momento non ho ancora trovato, tra ottime citazioni e osservazioni argute, la tesi portante del saggio (oh, non sono ancora a metà, magari la trovo :D).
Pur volendo scendere dal piedistallo del femminismo colto, a volte pare rimanerci. Cita studiose e femministe che apprezzo (e chi è che si definisce femminista e non apprezza De Beauvoir?), assieme a spezzoni presi dal web, da blog e forum come alfemminile, che non è difficile criticare.
Questo della Lipperini rimane comunque un saggio interessante e importante sulla socializzazione sessista delle bambine negli anni 2000 che mi sentirei di consigliare. Se ho la sensazione che molto sia già stato detto, è perché probabilmente certi argomenti li ha sdoganati proprio lei.

Insomma, questo è il modo in cui ultimamente il mio cervello sta sfangando le giornate.
L'altra cosa che sto facendo è affiancare molto le bambine nell'uso dei social network. Anche se li uso già tutto il giorno in ufficio, sto provando a scoprirli dal loro punto di vista di preadolescenti, seguo le loro amiche e leggo i loro messaggi. Ogni giorno scopro qualcosa di interessante, che non avevo preso in considerazione. Sto diventando tipo un'esperta mondiale, magari un giorno vi racconterò.

Vi dico la verità, se io fossi un lettore, da questo post non avrei capito una fava. Se un giorno farò affiliazioni e guadagnerò dal consigliarvi un libro, allora mi preoccuperò di spiegarmi meglio. No, sto scherzando.
Voi che fate di bello?

Commenti

  1. Ho finito di leggere otto montagne di paolo cognetti e mi é piaciuto molto, te lo consiglio
    Per condividere qualcosa con i miei figli maschi ( 17 e 13)
    Ho comprato la serie completa Dvd di harry potter e il signore degli anelli.
    Al piccolo é stato chiesto di leggere "il cacciatote di aquiloni" dalla prof di italiano, ma io sono in disaccordo lo trovo "troppo" per un bambino sensibile.
    Tu cosa ne pensi? L 'hai letto?
    Un abbraccio

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    1. Enri, ho visto il film e non o farei assolutamente vedere alle bambine. Un mio amico che stimo mi ha detto di aver molto apprezzato il libro ma non so se sia violento come il film.
      Cognetti invece voglio conoscerlo :D

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  2. Quel saggio l'ho trovato molto caotico e poco decisivo. Come osservi giustamente tu non si capisce dove voglia andare a parare. Fa un bel minestrone di argomenti che poi lascia cadere nel vuoto. Niente a che vedere col suo predecessore di Elena Gianini Belotti, ben strutturato, analitico,
    inesorabile nella sua disamina.
    Quello aveva un piglio da indagine scientifica e oggi a distanza di 40 anni lo trovo ancora preoccupantemente attuale. Questo dopo dieci anni l'ho sentito già superato. È frammentario e dispersivo e ha quel tono di tragedia imminente, cataclisma sociale che è proprio fastidioso.

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    1. Tocca andarsi a leggere la Belotti allora :)

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    2. Leggilo se ti capita. Io l'ho trovato illuminante

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  3. PS. Ma hai fatto un restyling del Blog! Era un po' che non passavo o forse ti leggevo su blogloving e non avevo apprezzato. Bello!

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    1. Grazie! In realtà l'ho fatto ieri sera. Credo qualcosa non si veda ancora molto bene, se notate errori (tu o chi sta leggendo) sarò grata se me li segnali.

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  4. Ho dei film di Kaurismaki in lista da anni. Aspetto lo stimolo giusto.

    Uguale per Kafka di cui ho letto la Metamorfosi in età adolescenziale e poi più nulla.

    Appena finito "e' già mercoledì e io no" di Bergonzoni, libretto strampalato con molti spunti carini. Il Libro dell'inquietudine di Pessoa me lo tengo sul comodino, due tre pensieri al giorno, spero di farlo durare qualche mese. Quando trovo un depressone come me non vorrei mai lasciarlo andare.

    Ah, dopo un sacco di tempo ho visto un paio di filmetti. Il giardino delle vergini suicide: carino ma avevo aspettative molto elevate. E "Your Name", un Anime che parla di due ragazzi che si svegliano (ogni tanto) l'uno nei panni dell'altra. Ancora? Di nuovo? Questo l'ho guardato controvoglia, pensando fosse di una banalità sconcertante, invece devo dire che ha delle trovate interessanti. Peccato che nel finale si voli un pò troppo in alto.
    Ho finito.

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    1. Il giardino blablabla mi piacque molto ma ero un'adolescente e non capivo un cazzo.

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  5. Perdona la franchezza, ma il layout di prima mi piaceva di più. Così è triste, vuoto e smorto. C'è bisogno di colore in questo triste mondo!

    Allora visto che ci tieni ti sparo l'aneddoto.
    Sabato scorso comple delle gemelle, ci si trova al solito bar, c'è un macello di gente, siamo in 42 e, ti giuro, in 40 sono vestiti di nero: c'è qualche jeans scuro, qualche felpa blu scura e qualcosa di grigio, ma di base nero per tutti. Le femmine, dio mio, tutte in completo nero, scarpe, vestito, borsa, tipo funerale. Ora, ho capito che il nero snellisce, ma cristo, un pò di colore no? la vita non è già abbastanza cupa?
    Il mio look pantalone rosso maglioncino blu cobalto, barba viola ;-D!! non è passato inosservato e sono convinto abbia portato gioia e serenità in più di una persona.
    Ovviamente poi mi sono sbronzato ed ho iniziato una crociata contro il monocromatismo imperante tra la gioventù d'oggi.
    La gente mi diceva "è vero, hai ragione" ma nessuno mi ha ascoltato veramente.
    Mi guardavano come fossi un coglione, sarà il viola.

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    1. Il mio senso estetico è abbastanza minimal con pochi tocchi di colore molto acceso. L'header mi piaceva ancora ma l'avrò fatto 6 anni fa e ho perso il file :)

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  6. Kaurismäki mi era piaciuto tantissimo con Le Havre, quindi vorrei vedere anche quest'ultimo.

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