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3 aspetti imbarazzanti della mia iper-sensibilità

Ogni tanto, in rete, leggo blog per introversi o per Highly Sensitive Person (persone altamente sensibili).
Come vi ho detto tante volte sono parzialmente introversa e molto sensibile: non che etichettarsi e menarsela siano due buoni motivi per non cambiare mai e perseverare a fare qualcosa che ci isola o che ci fa soffrire in quanto “io sono fatta così”; ma accettarsi, a più di trent’anni, ha il suo perché. Siccome regolarmente cancello dalla rubrica chi dà troppo spazio ad egocentrismo e autocommiserazione, spero di non dover cancellare anche me stessa perché sarebbe complicato da gestire :D.

Che cos’è una highly sensitive person? Non so se tecnicamente lo sono anche io, e forse non mi interessa troppo scoprirlo, ma, cercando un po' in rete, ho scoperto che le persone molto sensibili o addirittura iper-sensibili hanno alcuni tratti in comune. Io per esempio ho sempre attivi tutti i sensi e a volte ne sono sopraffatta.

Certo è che, avendo una figlia su tre molto introversa, eviterò certi errori di mia madre, che tra le altre cose non ha mai accettato una certa malinconia che fa tanto parte del mio essere e che peraltro, ora che sono grande, accolgo sempre con piacere perché rappresenta il mio maggiore stimolo creativo. Una volta mi fece passare uno tra i momenti più umilianti forse della mia intera vita. Osservavo malinconicamente dei bambini giocare nel cortile di casa, e non li conoscevo perché a casa non stavo mai, vivendo praticamente sempre da mia nonna. Mia madre decise che io desideravo giocare con loro, quando naturalmente desideravo starmene da sola in osservazione, così mi trascinò in cortile, e tenendomi per un braccio mi “consegnò” all’attonito gruppetto mentre piangevo come un vitello che stanno portando al macello.
Liberatami dal giudizio degli altri, anche di quello di mia madre, ecco alcuni aspetti del mio essere molto sensibile che tuttavia a volte continuano a provocarmi disagio quando mi rapporto agli altri, nonostante con gli anni io abbia superato molti limiti (per esempio sono diventata mediamente socievole, specie da quando ho imparato a “raccontare”).

Piango di gioia 
Quando sono in situazioni, non so come definirle, diciamo di alto contatto con le mie emozioni, ma tra la gente (non so: al cinema), mi capita abbastanza spesso di piangere per qualunque cosa io senta. Tipo la gioia. O l’indignazione. A volte rientro da una pausa sigaretta con gli occhi umidi perché ho guardato il cielo e fatto un salutino a mio padre. Piango come un vitello ad ogni successo delle bimbe, anche se, nel coro, sono in ultima fila. Qualche volta ho trattenuto le lacrime per la rabbia alle riunioni scolastiche con i genitori (non vado più).

Odio telefonare 
In generale non mi piace parlare di argomenti futili o poco interessanti, e ancora meno al telefono. Capiamoci: ci sono delle persone con cui mi diverto a dire delle cazzate, e a ridere per niente…ma parlare del nulla con persone che non mi interessano, no, non mi va.
Il telefono mi dà noia anche se il motivo della chiamata è sensato. Quando ho iniziato a lavorare, questo era un problema. Ora sul lavoro mi impegno a chiamare ogni volta che è necessario, perché ho imparato che scrivere per dire qualcosa di importante è quasi sempre peggio. Comunque, mi capita molto spesso di cercare di evitare call e riunioni, anche in modi piuttosto pirotecnici.

Mi chiudo senza sapere perché 
Ci sono delle situazioni in cui non riesco a reagire. È abbastanza raro, a dire il vero, però succede a volte che qualcosa mi manda “in autismo”, come dice mio fratello. Questo evidentemente non è ben accolto dagli altri, spesso non capiscono, e come potrebbero. Ad esempio: se ci sono molti rumori e molti stimoli; o quando qualcuno invade un mio spazio a cui non gli ho dato accesso, sviluppo come un rifiuto insindacabile, ma in genere limitato nel tempo, considerato dai destinatari un atto di stronzaggine inaudita. In realtà anziché insistere, basta non chiamarmi. Sono infatti incapace di portare rancore a qualcuno, prima o poi mi rifaccio sentire. Se sento il bisogno di spiegarmi, in genere mi spiego per iscritto. Quando da piccola litigavo con mia madre, dopo le scrivevo.
Ho imparato un trucchetto per evitare di andare in blocco: parlare da sola. Se sto per fare una call (e magari sono in paranoia perché è in inglese e temo di fare brutta figura con il mio capo), o un colloquio, o addirittura, se prevedo di dover affrontare una discussione personale importante, mi preparo parlando da sola. Mi esercito a lasciar uscire la voce, a non chiudermi, a non farmi cogliere impreparata e difesa.

Vi sento sembrata una specie di matta? In realtà sono una persona normale, una buona ascoltatrice, con qualcuno persino simpatica e di compagnia e se incappate in uno di questi aspetti del mio carattere, probabilmente penserete che sono semplicemente una stronza.
Vi scrivo tutto questo perché possiate interrogarvi su quanto c’è dietro alla mancata risposta al telefono o a una reazione di chiusura di un vostro amico sensibile.
Non dovete fare niente, non dipende da voi.
Quando facciamo così, lasciateci stare :)

Commenti

  1. oh, guarda potremmo essere addirittura gemelle sulla maggior parte dei punti che nomini. A me e ai miei figli sembri normalissima

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    1. Grazie, mi piace quando mi prendono per una persona normale.

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  2. Mi sembra di riconoscere molti punti...
    Ma essendo io un uomo tutto d'un pezzo, non posso essere di certo sensibile e introverso!
    Dev'essere una sorta di empatia a distanza :P

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  3. Piango spesso anche io per gioia, rabbia, indignazione, frustrazione, tristezza e chi più ne ha più ne metta. Mi commuovo e ben venute siano le mie lacrime che lasciano uscire gli eccessi e mi riportano in equilibrio. Ti dirò, spero di continuare a sentire tutto quello che sento anche quando fa male perchè senza sarei una persona più povera.
    E odio telefonare, riesco a stare al telefono solo con mia madre.
    Del resto io non sono introversa, ma sensibile parecchio e pure, anche se non sembra, timida.

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    1. Sono d'accordo, quando qualcosa mi fa male accolgo con sollievo le lacrime, è peggio quando se ne stanno tappate dentro.

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  4. Sono identica a te e purtroppo la maggior parte delle persone non lo capisce...mi prende per la stronza che non chiama mai, che non risponde mai...per quella che se la tira perchè dall'esterno quello appare...nessuno che mi abbia mai capito davvero. Quindi per questo ti comprendo ancora di più e so come ti senti e quello che provi. Io a tutto quello che hai scritto aggiungo una certa difficoltà con i contatti fisici...gli abbracci, lo sfiorarmi i capelli...sembro pazza davvero perchè spesso quando una persona mi si avvicina io arretro di un passo per non farmi toccare...è più forte di me...solo mia figlia ha libero accesso su tutto...con gli altri spesso fingo per non passare davvero per quella fuori di testa, ma dentro sapessi come ci sto male..ti sono davvero vicina...non te lo avevo mai scritto ma ho sempre letto e spesso quando raccontavi della tua avversione al telefono pensavo:"allora c'è qualcuno come me...non sono sola!"...ma per non invadere i tuoi spazi che so quanto conta non ti ho mai detto nulla.Ecco. Ora l'ho fatto. Non sei sola. E nemmeno io.

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  5. Anni fa un amico di mio marito rispose a una sua chiamata dicendogli che era un brutto momento e che si sarebbe fatto sentire lui quando sarebbe passata.
    Da allora mio marito non l'ha più sentito. Questo amico si è sposato, è diventato padre, nel frattempo ha contattato mia suocera e mia cognata (non parlando mai di mio marito) ma con mio marito non si è più fatto vivo. Cosa che l'ha ferito molto, poiché erano amici d'infanzia.
    Questo per dire che a volte le mancate risposte nascondono anche misteri insondabili ☺

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    1. Capisco.
      Anche io provo a non ferire, ma non sempre ci riesco.
      Poi più passa il tempo in cui non chiamo, più divento codarda e mi vergogno a chiamare, quasi mai ho voglia di spiegarmi. Lo so che è da idioti, e boh, io cerco di migliorare, ma voi, credimi, non arrabbiatevi, non feritevi, perché a un certo punto le amicizie anche belle finiscono, anche se non sempre c'è un perché. È un peccato, ma succede.

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  6. Ognuno hai suoi modi ma l'importante è esserci per chi ti vuole bene, certo il carattere dice molto ma non influisce più di tanto almeno per chi ti conosce, io per esempio con le persone vorrei non parlare proprio ma bisogna farlo ogni tanto ;)

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  7. "una certa malinconia che fa tanto parte del mio essere e che peraltro, ora che sono grande, accolgo sempre con piacere perché rappresenta il mio maggiore stimolo creativo"

    condivido appieno

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  8. sono uguale a te! Recentemente sono riuscita a commuovermi per un semplice pesiero che mi è passato per la testa. Una delle cose più imbarazzanti è stato piangere come un vitello a lavoro, per rabbia. Lì ho pensato che i miei colleghi avrebbero chiamato la neuro.

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  9. Identiche!
    Io sono mediamente introversa. Ho sempre odiato il telefono, ho sempre avuto un leggero tratto malinconico e ho un estremo bisogno di solitudine per ricaricarmi. Ho letto un bel libro sull'introversione, si intitola "Quiet" e ha dato molte risposte ai miei disagi. Al perché sia abbastanza socievole ma anche al perché molte volte preferisca starmene per conto mio.

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  10. "Mi chiudo senza sapere perché" mi ricorda qualcuno. Tipo me. Ma solo tipo,eh.

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  11. Molti tratti in comune, il piangere per troppa sensibilità,l'avversione per il telefono, la voglia di "essere lasciata in pace" soprattutto quando non sto bene fisicamente. Mi consola non essere unica però a volta vorrei essere un po' meno orsa e riuscire a parlare del nulla come fanno le persone "normali" - Fede

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  12. Ciao! Cavolo, a leggere questo post, mi sono vista quasi in tutto! Per quanto riguarda il piangere, io da piccola piangevo per qualunque cosa e sopratutto per quando mi arrabbiavo (cosa che mi infastidiva molto perché sembrava lo facessi per fare pietà e perché non volevo essere additata come una debole), ora piango un po' meno, ma sopratutto quando succedono cose belle. Anche io detesto tantissimo telefonare. Anche se mi rendo conto che è utilissimo a volte e più pratico di una mail. Ho anche svolto uno stage universitario dove mi sono trovata a chiamare un sacco di persone un sacco di volte. Ammetto che il primo periodo è stato tragico, tanto che mi ero preparata un testo scritto da aver sott'occhio. Infine diciamo che pure io ho bisogno della mia solitudine, anche se magari dopo un po' mi faccio prendere dall'ansia dal voler vedere i miei amici. Oppure se ci sono cose che mi opprimono, a volte mi blocco nel mio mondo. E sì, parlare da sola, aiuta davvero tanto anche me, a dare forma a questo blocco e venirne fuori immaginando la scena.
    Grazie del post,
    Chiara:)

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