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Comprare casa: sì o no?

Se mi avessero letto il futuro e mi avessero detto che avrei lasciato casa mia, non ci avrei creduto. O perlomeno, ne avrei molto sofferto. Ne sto soffrendo, in effetti.
Sto scrivendo seduta sul mio tappeto giallo, col mac sulla poltrona da lettura che non ho quasi mai usato per leggere, e attorno ho i primi scatoloni. E un parquet che non lavo da tempo col detergente specifico. E un quadro colorato, di Heriz Bhody Anam, tutto impolverato, appoggiato a terra, di fronte a me. C'è stato un tempo in cui il sabato pulivo casa mia con con cura, mi occupavo di lei.
Oggi me ne sto andando, in affitto, aggiungendo spese alle spese, e lasciando forse l'unico posto dove mi sento a casa.

Il bosco sotto casa

Economicamente, faccio una scelta idiota. In Italia, con uno stipendio da dipendente, ma comunque sopra allo scaglione minimo, per capirci, possedere una casa, specie se non vi abiti, è molto costoso. Ti preclude l'accesso a qualunque benefit. Non importa niente se hai tre figlie al 100% a carico, anzi, con il nuovo ISEE i figli, se magari hanno un libretto, sono una fonte di reddito. Che paese di merda. Ma torniamo a noi. Sto facendo, consapevolmente, una cosa economicamente stupida: possedere una casa senza abitarci. Perché lo faccio? Perché ho deciso che vivere in maniera economicamente intelligente, non m'interessa affatto.
Faccio un po' di considerazioni, magari aiutano qualcuno a riflettere sul comprare casa o no.

Comprare casa: perché sì.

Non rimpiango di aver comprato casa. Solo, la vita mi sta portando da un'altra parte.
Ho comprato casa a 24 anni per questi (buoni) motivi:
1) Perché avendo tre figlie, ero costretta a fare ragionamento sul lungo termine.
2) Perché nel 2007 non immaginavo che sarebbe stato molto difficile rivendere una casetta in un luogo bello ma sperduto, e comunque non pensavo di rivenderla. Fare scelte economicamente intelligenti sul lungo periodo è praticamente impossibile; quando accade è spesso opera del culo.
3) Perché eravamo in due, anche se sapevo che sarebbe potuta finire. Dicemmo a un paio di amici, tra lo scherzoso e il serio, che se ci fossimo lasciati lui avrebbe acquistato l'appartamento adiacente, e la stanza delle bambine sarebbe stata comune alle due case. Gli amici ci guardavano stupiti dal nostro cinismo. Poi anche loro hanno divorziato.
4) Perché a poco più di vent'anni credevo che la vita sarebbe stata lunghissima, e credevo di essere abbastanza grande per sapere che cosa volevo e chi ero. Non ho cannato del tutto: il mio unico progetto serio era ed è tuttora crescere le mie bambine.
5) Perché la scelta era stata ponderata con attenzione e sapevo che anche solo col mio stipendio mi sarei potuta permettere il mutuo. Anche se eravamo in due, mentre ora son cazzi esclusivamente miei.
6) Perché qui mi sento a casa. Ma non ero io che sognavo di stare in collina, no, non ho desiderato la provincia un solo secondo della mia vita, pur essendoci sempre stata.
7) Perché in questi anni non c'è stato un solo giorno in cui io non abbia pensato, guardandomi attorno, "Dio che bello".

Sul terrazzo

8) Perché comprare casa è pensare al proprio futuro, a qualcosa da lasciare alle proprie figlie che non siano i debiti che hanno lasciato a me, o anche solo alla propria vecchiaia quando certamente la pensione non ci permetterà di pagare ancora un affitto.
9) Perché avevo passato l'infanzia a traslocare, e non avevo mai considerato questa nostro nomadismo come una forma di libertà, a modo suo, ma solo come una continua, violenta destabilizzazione.

Comprare casa: perché no.

Ci ho messo due anni a prendere questa decisione e non è affatto facile. Perché oggi come oggi, credo che non comprerei casa.
1) Perché la vita è breve e non voglio rimpianti.
2) Perché a differenza di dieci anni fa, se il tuo ambiente di lavoro è opprimente, o ci resti anche quando sei al punto che la domenica sera piangi, o ti rendi disponibile a spostarti.
3) Perché non voglio vivere in un luogo dove l'unico stimolo intellettuale per le bambine, sono io, la domenica.
4) Perché ho sempre desiderato mettere il naso fuori, ed è ora di farlo.
5) Perché non intendo sacrificare la mia vita all'accumulo di qualche risparmio.
6) Perché se ragiono sul lungo periodo mi viene la claustrofobia.
7) Perché, anche se le persone che ho scelto di frequentare sono bellissime, la xenofobia è abbastanza diffusa, anche a scuola (no, non m'illudo che sarà diverso. Però mi piace pensare che fatto questo passo di lasciare casa mia, niente mi legherà a futuri, eventuali, ambienti che non mi soddisfano. Nota: mi rendo perfettamente conto che le persone con le mie stesse idee radicali, spesso se la vivono meglio di me. Io sono invece molto intollerante agli intolleranti, e riconosco che il problema è soprattutto mio.
8) Perché è assurdo vincolarsi a quello che si pensava dieci anni prima.
9) Perché il mio cuore mi dice di andare. Quando, senza usare il pensiero razionale e senza dare ascolto alle mie paure, ho detto al mio futuro datore di lavoro, durante il colloquio, che intendevo trasferirmi, mi sono improvvisamente sentita libera.

Mi sono tolta un macigno dalle spalle.

Nei dintorni

Commenti

  1. Bellissimo.
    Non sembra un bilancio di pro e contro, ma una specie di intima confessione spirituale. NOn vivo in una casa mia ma ho trovato, e trovo, anche io grandi difficoltà al pensiero di lasciare quella dove abito, anche quando, in passato, ho provato seriamente a farlo e ci sono arrivata molto vicina (nel mio caso, si trattava del grande salto, quello del comprarla contraendo un mutuo che non ero sicura di poter sostenere per il resto dei miei anni non senili). Non l'ho fatto, e a volte penso con una punta di rammarico che mi sto impaludando in una realtà soffocante, forse solo per pigrizia o per disabitudine al cambiamento.
    Altre volte penso fatalisticamente che forse non è il momento, che arriverà, che non devo entrare nel loop del "migliorare le proprie condizioni di vita" come se la vita di noi tutti fosse una linea retta che punta in una direzione precisa e prestabilita che è il benessere economico, con tutti gli adeguamenti di stile di vita che esso comporta. Hai ragione quando dici che non bisogna scambiare la precarietà per una forma di libertà, però a volte ti ci devi adattare e in questi casi è bene prenderla con leggerezza e accettarla come modus vivendi, non per forza temporaneo (ho smesso di credere che un giorno troverò una maggior stabilità, sia lavorativa che economica) e finché dura si può viver bene lo stesso.
    io però a dirla tutta, ora come ora, se me lo potessi permettere, forse sarei per comprare una casa mia, perché stare una vita in affitto è come versare acqua in un vaso senza fondo.

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    1. Vorrei vederla diversamente. I soldi per l'affitto sono soldi spesi per vivere in un posto. Con la proprietà, diciamo così, li accumuli; con l'affitto sono a fondo perdere. Ma non è detto che accumulare sia per forza un bene. (nota: scoccia parecchio anche a me, sto provando a demolire gli assunti di partenza)

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  2. Io che una casa la possiedo ed é mia, finito di pagare anche il mutuo, dico no al comprare casa perché ti toglie la libertá in base alle variabili della vita di cambiare. Perché quando mio marito mi ha lasciato ogni cosa di questa casa mi ricordava lui perché quando guardo dalla finestra vedo il palazzo di fronte e soffoco perché cambiare in base al reddito alle aspettative alle scelte é libertá e l'affitto te lo permette la proprietá no.

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    1. Eh, però è anche vero che se fossi rimasta a casa mia a un certo punto non avrei più avuto una spesa fissa. Questo, se ti permette di fare delle scelte (non so, tipo lavorare meno), è una forma di libertà. Ma io ora non posso aspettare.

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  4. Vivere in maniera economicamente intelligente, accumulare risparmi. Cose sopravvalutate, secondo me. C'e' poi che a qualcuno viene naturale, vivere nell'ottica dell'investitore di lungo periodo. Altri hanno altre scale di priorita'. Ed e' bene che le seguano!

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    1. Boh, io vorrei provare a essere felice, e non so quale sia la strada. Ne prendo una.

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  5. le cœur a ses raisons que la raison ne connaît pas. // BP

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  6. Vivo nella mia casa , quella comprata con un mutuo , pagata con un mRito che non c'è più.
    Ma ci sono nati e cresciuti tre figli, ormai via, che quando ne parlano dicono la mia camera, la nostra casa, la nostra cucina.
    Mai vissuta come un peso, ma come uno spazio da vivere e condividere, con ilusso di vedere il mare da ogni finestra.
    Non ho risparmi, ho però questa casa che non mi ha mai fatto sentire prigioniera, se mai mi fa sentire le spalle coperte
    Emanuela

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  7. Vivo nella mia casa , quella comprata con un mutuo , pagata con un mRito che non c'è più.
    Ma ci sono nati e cresciuti tre figli, ormai via, che quando ne parlano dicono la mia camera, la nostra casa, la nostra cucina.
    Mai vissuta come un peso, ma come uno spazio da vivere e condividere, con ilusso di vedere il mare da ogni finestra.
    Non ho risparmi, ho però questa casa che non mi ha mai fatto sentire prigioniera, se mai mi fa sentire le spalle coperte
    Emanuela

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    1. Emanuela, neanche io vivrei casa mia come un peso se non fosse che non c'è nulla attorno che io voglia tenere con me per tutta la vita, escluse le mie amiche, che comunque non saranno così lontane.

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  8. quando ho visto il panorama dalla tua cucina ho pensato: diochemeraviglia. e non ho pensato fosse bucodiculo. ma so cosa significhi vivere con stimolo intellettuale zero. con persone che fanno a gara a comandare anche nel volontariato. sono proprietaria della mia casa. che trent'anni fa ci ha ancorati a questa provincia. che non volevamo lasciare. amo la mia terra, amo ancora l'uomo che ho scelto, ma cazzo quanto vorrei aver seguito le farfalle. (ah, l'unica cosa che vale accumulare sono esperienze e città e nuovi orizzonti) i soldi si perdono sempre)

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    1. Grazie Silvia, ci provo, mal che vada torno indietro :*

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  9. Ciao Vale,sia avere una casa propria sia stare in affitto ti dà e toglie qualcosa. Specialmente se x lavorare ti devi spostare,una casa di proprietà è un limite mentre l affitto ti dà più libertà.te lo dice una che x lavorare ha dovuto spostarsi di 154 km,torno a "casa mia" il fine settimana...Casa che devo mantenere pur pagando contestualmente l affitto di una stanza durante la settimana.e fra un anno non so se sarò qui,là o altrove.giulia

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  10. Ma la micia che fine fa? La lasciate a BDC oppure viene a Rimini con voi?

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  11. Oggi ho letto questo in un post di un amico. Mi è piaciuto un casino, lo copio qui: "Aveva perso le tracce di ciò che voleva, e poiché una persona è ciò che vuole, si poteva dire che avesse perso le tracce di se stesso". (Jonathan Franzen, Le correzioni)
    Io credo che tu, con la tua scelta, ti stia riappropriando di te stessa. Non è mai una scelta semplice, non è mai facile perseguirla. Ma ormai sei al traguardo, dai.
    Io non ho una casa, mia. Non ho un luogo, a cui tornare. Non ho le spalle coperte. La nostalgia a volte è così forte che non mi fa respirare, ma il senso di libertà riapre i polmoni, in un soffio.

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