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Come ho imparato a volermi bene

Fino a qualche anno fa la mia autostima la conservavo con cura sotto alla suola di gomma delle All Star. Oggi no. Come ho fatto?

Per certi versi ho lavorato sulla rivalutazione di me stessa (“guarda che non sei così male, magari non sei la migliore in niente, ma nel complesso sei in gamba”); ma su tantissimi aspetti ho lavorato sul perdono (“ok, tu ti guardi allo specchio e non ti piaci. E va bene, non ti piaci. Fa lo stesso, ci lavoriamo ancora, se necessario ci lavoriamo per sempre”).
Nel complesso, sono una persona che si accetta, ha fiducia in sé e di conseguenza ha fiducia negli altri e non rompe le palle (quasi) a nessuno. Non vi racconto questo per farmi più bella di quello che sono o per convincere me stessa che sono in gamba. Ve lo racconto perché se ce la faccio io, potete farcela tutti voi. Ecco come, secondo me.

Come ho imparato a volermi bene?

  • Prima di guardare avanti sbircio lo specchietto retrovisore 
Guardo la strada che ho percorso e non dico che sono soddisfatta o che sono arrivata da qualche parte, ma almeno mi sono goduta il viaggio (cazzate comprese), non ho fatto male a nessuno, e soprattutto non ho dato ascolto a nessuno. Non ho dato ascolto ai: non ce la farai mai con la geometria, non ce la farai mai con l’economia, non ce la farai mai con il computer, non ce la farai mai a lavorare e a fare l’università, non ce la farai a laurearti con una pancia di sette mesi, cosa? Aspetti la terza? Andrai in depressione, cosa? Vuoi comprare casa quando solo lui ha uno stipendio fisso?, non ce la farai a trovare un lavoro con tre figlie piccole, non ce la farai a trovare un lavoro con una laurea triennale, non ce la farai a lavorare otto ore, non ce la farai ad affrontare tutte quelle spese: devi trovare un uomo.
Ce l’ho sempre fatta. Sola. E la me che vedo nello specchietto retrovisore mi strizza l’occhio.
Quando siete paralizzati dalla paura o dalla sofferenza, valutate oggettivamente se, in passato, siete morti di dolore o per le cazzate fatte, o se vi siete svegliati ogni mattina, magari con la testa pulsante e gli occhi gonfi, ma vivi, sfacciatamente, fottutamente, incredibilmente vivi.

  • Ho attorno le persone giuste

 Le persone che mi dicevano “non ce la puoi fare” non le ho mai ascoltate. Le persone che ho scelto di avere attorno, mi incoraggiano spesso. Non è proprio vero, a volte ci sono persone che dicono che sono una tosta con un fondo di disprezzo. Ma non importa, adesso ridete pure ma io riconosco le buone vibrazioni da quelle dubbie, le parole che escono falla bocca spesso manco lo ascolto. Credo  in generale di ricevere più o meno quello che do: fiducia e rispetto. Quando chiedo io, non pretendo. Se ricevo un no, spesso me ne dimentico il giorno dopo. Su questo ho lavorato e devo continuare a lavorare: non devo cedere alla tentazione di considerare un "no" un rifiuto personale.
Di contro, non provo esitazione nel cancellare le persone dalla rubrica. Dunque vado avanti come una nuvola spinta dal vento, spesso con qualcuno accanto, ma è sempre il vento ad avvicinarci o allontanarci. Le nuvole si allontanano per caso, non conviene starci male, anzi, si può essere grati per il pezzo di viaggio fatto assieme.
Non aspettatevi niente e avrete belle sorprese.

  •  Mi perdono

Quando non riesco in qualcosa, mi perdono. Quando gli altri non riescono, non mi arrabbio. Vado avanti, gli imprevisti li supero, gli errori a volte sono opportunità. Credo che pochissime cose meritino la mia disperazione, praticamente niente. Se le bimbe stessero male, sarei disperata. Se la mia famiglia o i miei amici stanno male, sto male anche io. Ma per il resto non mi dispero. A volte medito un po’, tipo ringrazio l’evento negativo che mi permette di scoprire e a volte superare una mia debolezza, e mi perdono per il fatto di soffrire. Non faccio dietrologia, al massimo provo a migliorarmi, ma il passato non si recupera. Non scendo quasi mai a patti con la mia coscienza. Ho chiari i miei fini e i miei mezzi, anche quando non li esplicito.

Se proprio la dovete raccontare a qualcuno, non la raccontate a voi stessi.

Che dite, sono troppo freak ? E voi, vi volete bene?

Commenti

  1. è più o meno il percorso che ho fatto anche io.
    In più, io parlo con le mie fobie.
    Freak chi?

    :-)

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  2. Polly, è un percorso bellissimo. E io l'avevo fatto tutto. Su strade meno tortuose, e piu' lineari, mi ero perdonata parecchio. Poi anche no. E allora ricominciare per me è diventato inumano. Inumano

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    1. My dear, stai vivendo un momento disumano, non sei tu, non c'è percorso che tenga.

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  3. Ci provo..a perdonarmi, a volermi bene..e ogni tanto medito anch'io. Tu hai davvero affrontato tante difficoltà, sei da ammirare.

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  4. Polly, ti seguo dagli albori e devo dire che mi piaci sempre di più. In particolare qui ho apprezzato l'invito a non ascoltare i disfattisti. Troppe persone finiscono a vivere come dicono gli altri o a rinunciare alle proprie aspirazioni solo per il giudizio negativo altrui...Se TU non puoi/vuoi farlo, non significa che IO non possa!

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  5. Io mi amo.
    E amo gli altri.
    Sono luce.
    E cazzo, sono tutti ciechi

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  6. Bella questa donna, curiosa e determinata. Coraggiosa e onesta.

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  7. per tutto questo sei il mio mito!

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  8. Direi di si, mi voglio abbastanza bene, magari a giorni alterni, ma anche io continuo a lavorarci. Ti seguo non da tantissimo ma forse abbastanza per capire che hai fatto un gran lavoro su te stessa, e hai tutte ma tutte le ragioni per volerti un gran bene. Noi te ne vogliamo, per quel che vale. :)

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  9. Bel pezzo...Rockstar e altamente sensibile: una blogger da seguire http://enigmamma.com/blog-donne/

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  10. Ciao! Ti ho scoperto grazie al blog Enigmamma, che oggi ti elenca tra i suoi blog di donne preferiti. Sei una forza! Anche io ho imparato a volermi bene, meditando, ascoltando il giusto, e perdonandomi, soprattutto il fatto di non aver potuto procreare e di voler lavorare, nonostante tutto, con le mamme e con le donne incinta. Ti seguirò, sei una donna interessante. Carmen

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