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Di quando stavo per andare a lavorare in banca

(a riprova del fatto che ce l'avevo, la buona volontà di essere una persona inquadrata)
Una volta, era il giorno del mio ventiseiesimo compleanno, mi presentai in una banca per una specie di concorso. Ero, come sempre, in ritardo. Mentre guidavo, ricordai che chiedevano di portare con sé una fototessera. Ma non c'era tempo. Reggendo il volante col ginocchio sinistro, estrassi dal portafoglio la carta d'identità e staccai la fototessera, con attenzione. Era una foto carina, fatta d'estate. Avevo i capelli lunghi, la pelle abbronzata e sorridevo molto perché credevo che se sorridevo ero più carina.

Spiovigginava.
Trovai un parcheggio.

Montebello (RN). C'entra niente.

Arrivai per ultima, a concorso iniziato. La psicologa dell'agenzia interinale che presiedeva il tavolo prese un appunto.
Eravamo una quindicina. Il concorso consisteva, se non ricordo male, in una prova scritta, e poi un paio di prove di gruppo. In una di queste ci dissero che dovevamo fingere di essere consiglieri comunali che dovevamo accordarsi per la gestione degli immobili di proprietà dell'ente.
Avevano tutti circa la mia età e sospetto che nessuno fosse mai stato all'ultimo piano di un'azienda a scannarsi per questioni importanti, eppure tutti si prendevano molto sul serio, si parlavano l'uno sull'altro. Mi parve che avrebbe avuto il posto quello che urlava di più. Io non dissi una parola. Giocare a lavorare mi sembrava uno strano ossimoro, anche se poi negli anni ho scoperto che le persone si comportano così anche negli uffici veri: si prendono molto sul serio, vince chi urla, giocano ai piccoli manager.
Suppongo vinse il piccolo manager, perché mi dissero "le faremo sapere".

Invece poi mi richiamarono per un colloquio orale tre mesi dopo, mi fecero tre domande e mi dissero che il posto era mio. Probabilmente avevano già licenziato il piccolo manager e avevano lo sportello scoperto.
Ci pensai per un paio di giorni e poi rifiutai l'offerta, principalmente perché, scoprii, si trattava di un contratto di tre mesi ("Tuttavia" risposero alle mie perplessità, "è un buon lasciapassare per un impiego più stabile, presso il nostro o altro istituto bancario"). Il Donatore mi disse che avevo sbagliato, che avrebbe provveduto lui a pagare il mutuo quando mi sarebbe scaduto il contratto. Disse che avevo perso una bella opportunità. Che pagavano bene. Che ci saremmo sistemati. Disse finanche che ero un po' scema.
Il suo disaccordo sulla mia scelta, mi convinse ancora di più.
Ci lasciammo dopo poco.
Credo che se avessi accettato le cose sarebbero andate in modo molto diverso. Ma non necessariamente meglio.

Commenti

  1. Credo che se fossi rimasta a Parma invece che seguire il mio sogno di bambina (studiare gli squali) le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso. Adesso gli squali non li studio comunque, non ci sono nemmeno andata tanto vicina, sto bene ma ogni tanto anche io ci penso. E concludo come te. Diverso ma non necessariamente meglio. Tanti cuori. Monica

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  2. non riesco più a commentare. Ogni volta mi devo ricordare di copiare il commento oppure ricordarmi di loggarmi con un qualche user gugol oppure ricordarmi di accedere da un altro browser e decifrare le richieste assurde secondo le quali io non sarei un computer, tipo: seleziona tutti i veicoli ricreativi. E io non lo so cosa sono i veicoli ricreativi. Un captcha ricreativo. Quindi, un disastro. Da mobile non ne parliamo. Sarò io o il mio ip, sarà il mio computer, sarà che, come ti dicevo, gugol mi odia personalmente. Vabbé dai volevo solo dirtelo.
    E no in banca no. ;-)))

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    1. Lady, sorry ma usando blogger non ho il controllo di tante cose, ma al momento per me è la soluzione meno sbatti :(

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    2. Polly non voleva essere mica un'accusa la mia... ma magari, ho pensato, poteva essere invece una cosa che non succede solo a me. Ma temo sembri prorio così... sigh... Mi faccio un giro tra i forum e vedo cosa ne cavo fuori.

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    3. Your readers may need to enable (stop filtering) "third party cookies", in their browser and on their computer.
      Risolto il mistero. Io e i cookies mai andati d'accordo. ;-)))

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    4. Ahhh, perché a volte non riesco a commentare neanch'io, ecco spiegato :*

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  3. Non necessariamente meglio. Parole sante

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  4. Io pure ho deviato: sono un'insegnante mancata, ad un certo punto mi sono trovata ad un bivio e ho imboccato la strada che sembrava più difficile, quella ignota, per la quale i miei studi non sarebbero serviti praticamente a nulla. Poi anni dopo ho incontrato diversi miei compagni che invece avevano seguito la strada maestra e devo dire una cosa: non sempre il mio lavoro mi da soddisfazione, però non mi è piaciuto per nulla come ha fatto diventare loro la carriera di insegnanti.

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    1. Io per esempio all'università pensavo che avrei lavorato nella cooperazione internazionale mentre ora se guardo quel mondo da fuori mi fa anche un po' schifo.

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  5. Anche io ho depennato abbastanza in fretta la cooperazione internazionale. E' bastato un libro:'un giaciglio per la notte' di david rieff. Consigliato!

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