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Alla biblioteca di Faenza

Ieri mattina, sono stata in giro per Faenza con le bimbe.
Non vado quasi mai, cioè, vado a lavorare e poi sono sempre di fretta, non mi capita più di passeggiare per il centro senza orari oppressivo - depressivi.
E così, le cose che mi sembravano scontate, non lo sono più. E così, le cose che mi sembravano scontate, non sono scontate per le bimbe, da quando abbiamo preso casa in collina, venti chilometri più su.

Come i banchetti delle raccolte firme e dei partiti, e i testimoni di Geova che regalano bibbie, sotto alla torre dell'orologio.
E non mi sembra più scontato l'odore forte e buono fuori dalla Casa del Parmigiano. E i corsi che tintinnano di tazzine di caffè sbattute sul banco e poi sbattute in lavastoviglie.
E non mi sembra più scontata la Piazza delle Erbe nei giorni di mercato, con quell'odore delicato di frutta, e i bancarellai che parlano dialetto. E la famiglia di rom le cui donne presidiano il mercato da generazioni.


Siamo state in biblioteca parecchio, con le bimbe, le ho portate a curiosare dappertutto, parlando a bassa voce. Siamo state nella sala della narrativa contemporanea, la cui bibliotecaria, poetessa, mi conosce dai tempi della materna, e mi vede ogni mese da quando, a 15 anni, ho potuto finalmente fare la tessera da adulta. Abbiamo curiosato nello scaffale dei libri in lingua originale, scritti in cirilico, in arabo; e poi nell'emeroteca, che, sorpresa, non c'è più. Era lì che, quando le bimbe erano piccolissime, evadevo quando qualcuno si offriva di stare con loro un'ora; e afferravo LeMonde del giorno prima, e mi chiedevo che ci faccio io qui, a Faenza. Abbiamo guardato da fuori le sale studio, e loro avevano un'aria grave e rispettosa. Abbiamo sbirciato nel vecchio schedario cartaceo, siamo andate nella sala cd e dvd, e Camilla voleva ascoltare a tutti i costi Madonna; e poi ci siamo intrufolate, in silenzio, fino di fronte allo ieratico andito della direzione, per finire nella sala ragazzi, a prendere a prestito qualche fumetto. Abbiamo passeggiato nei cortili interni, dove qualche adolescente fumava con fare intellettuale, e siamo uscite verso via Comandini, verso il palazzo fatisciente dove vivevano i miei nonni con mio padre e mio zio, prima di ottenere la casa popolare. La prima casa che mi accolse quando nacqui, poi mamma, che aveva diciannove anni, diceva che io non potevo stare in una casa con i topi, e quando nacque mio fratello ottenemmo anche noi una casa popolare in periferia, e ricordo i cornicioni rossi delle finestre, e le tendine gialle, e il ricordo vago del suono "babbo", prima che andasse in comunità.

L'idea che le persone possano curiosare in biblioteca liberamente, perché è davvero di tutti, è una delle cose che mi rendono felice di vivere, e certamente, la biblioteca di Faenza è uno tra i miei luoghi preferiti.

Commenti

  1. Bella cittadina Faenza, con la cultura ai primi posti, sia per la musica, sia per i libri ...

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    1. Ho l'impressione che tutto ciò che non è hipster (dove per hipster voglio dire qualcosa di massa per vocazione ma di nicchia per necessità), fatichi a trovare riconoscimento nel panorama culturale cittadino, ma è probabilmente solo una mia impressione, che la cultura la fruisco più che farla. E comunque davvero non possiamo lamentarci :)

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  2. io ho sempre avuto un pessimo rapporto con le biblioteche. Le signore custodi della biblioteca del liceo, nel seminterrato, mi mandarono una diffida 10 anni dopo la maturità. Avevo dimenticato di restituire un libro monografico su Caravaggio. Era vero. L'avevo dimenticato nella casa di mia madre. Pessimo rapporto.
    In generale non chiedo mai nulla in prestito e non presto niente di mio, preferisco i regali.
    Ecco io i libri sono una che li regala agli amici, non li presta.

    Ma è bellissimo quello che hai scritto ed è bello che porti le tue ragazze in questi posti, che secondo me sono luoghi religiosi. In fondo.

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  3. I tuoi ricordi d'infanzia sono sempre così profondi...mi commuovono tantissimo!!!

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