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In treno

Ho fatto prenotare il Frecciabianca Bologna - Faenza, ma sono in anticipo e prendo il regionale. Così vedo prima le bimbe, mi racconto mentre salgo, aggrappandomi alla maniglia scivolosa, che immagino sempre unta o sudata. Mi fermo nello spazio senza poltrone tra uno scompartimento e l'altro perché i posti a sedere sono tutti occupati, e a breve comincio a sudare e probabilmente a puzzare, perché i regionali hanno il riscaldamento rotto d'inverno e i finestrini bloccati d'estate: dice che è la gente che non si lava, io dico che i treni non aiutano.
Il regionale parte subito, curiosamente in orario, e ho accanto una ragazzina quasi donna, con i capelli corti e gonfi e una valigia.

Tiro fuori un panino. Mi fa schifo mangiare dopo aver toccato la maniglia scivolosa, ma cerco di non pensarci. La ragazza accanto a me mangia una mela. Entri in casa ed io sto mangiando una mela, ti sorrido e dico amore domani è primavera.
Ogni volta che qualcuno passa, aprendo la porta tra una carrozza e l'altra, sentiamo questo sferragliare forte del treno sulle rotaie, e se quel suono non comunicasse tanto, di viaggi, e persone, e chilometri, e rotaie, e se non terminasse al mare, a pochi metri dalla spiaggia di Rimini, sarebbe solo assordante.
Passa un vecchio mentre sto osservando il pavimento grigio. Non riesco a non immaginarlo sporco, credo avesse l'aria sporca anche quando è stato installato. Gli operai che hanno assemblato gli interni della carrozza devono aver osservato soddisfatti il loro lavoro, fino a quando non si sono resi conto del rivestimento in gomma, già sporco prima di essere usato; poi con una nota di disappunto, devono aver fatto finta di non vedere.
Il vecchio ha i piedi piccoli. Porta un cappello e un sacchetto con delle mele. Penso che dei piedi così piccoli non sono adatti a sorreggere un uomo, dobbiamo fare qualcosa.

La ragazza con la mela mi chiede dove siamo, dandomi del lei.
"Imola", rispondo, materna.
Oh, Imola. Oh, Matteo. Che dormirai con chissà chi. Buon per te.

Faenza la riconosco dalle case che vedo dal finestrino e dai magazzini in periferia, ma anche da chi si alza dalle poltrone e si appresta a scendere, che ha sempre qualcosa di familiare e consolante, sarà lo sguardo.
Al liceo lessi un libro di Silvia Ballestra, mi pare si chiamasse Il compleanno dell'iguana, ed era un romanzo adolescenziale, ma adolescenziale bello, tipo Jack Frusciante è uscito dal gruppo. E ricordo che a un certo punto c'erano questi tizi che andavano forse a Rimini o, al contrario, a Bologna, e durante il viaggio, a una fermata, il capostazione annunciava: "Faensa stasione di Faensa".
Ogni volta che il mio treno arriva in stazione (la stazione per eccellenza, per me) penso a questo, proprio mentre riconosco le case ai lembi della città.
Non so se ricordate quando la stazione era annunciata dal capostazione e non da una voce registrata. La voce registrata pronuncia la zeta. Che modi sono, questi?
Sono andata via perché rimanere sempre a Faenza non è che m'interessasse troppo.

Commenti

  1. Mi perdo spesso anche io a pensare che certe cose nascano "vecchie" (e i treni ne sono un emblema). Non è possibile che abbiano avuto una loro vita "linda", che siano stati nuovi, che quella patina grigia e unticcia un tempo non ci fosse. Ciao Vale. Ti leggo sempre e non commento mai. Ecco la miaprimavolta!

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  2. Mi torna in mente uno dei tanti aneddoti da pendolare, ai tempi dell'università, quando il capostazione, annunciando la coincidenza immediata a Vicenza (immediata significava che il treno stava per partire) tra L'IR da Padova ed il trenino per la provincia, disse: "Coincidensa imediata per Schio" e poi, dimenticandosi di staccare il microfono, "chi lo ciapa lo ciapa e chi non lo ciapa lo ciapa in culo". Io non l'ho preso, il treno, correre ridendo fino alle lacrime è dura. ;)

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  3. era tipo 5 giorni che non mi si caricava il tuo blog.
    ora funzia.

    Bastogne è un romanzo adolescenziale bello. Sempre di Brizzi, solo che, rispetto a Jack Frusciante, ha anche una storia decente.

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    1. Jack frusciante all'epoca mi piacque, ora che ci penso in effetti non ricordo che succedeva.

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  4. Ah le stazioni. Un giorno proverò a metter giù tutte quelle in cui ho transitato sostato dormito. Potrebbe essere il mio infinito passatempo scriverne di tutte. Bella idea che mi hai suggerito senza volerlo. I luv u.

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  5. Però questa devo raccontartela... eheh... incidente di notte sulla porrettana in direzione bologna dalla toscana. Macchina distrutta in un giardino appena prima dello strapiombo. Noi in 5 scortati in una camionetta dei caramobil fino alla stazione dei treni più vicina. Forse era Marzabotto, non ricordo. Un freddo porco. Senza sigarette. Noi 5 ad aspettare l'alba e il primo treno per bologna per poi tornare verso firenze sopravvissuti a un incidente mortale tipo final destination. Insomma ecco. Con le stazioni ci sono sempre un sacco di storie.

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