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Non siete più Charlie?

Ieri con mio fratello ci chiedevamo questo.
Perché Charlie Hebdo sì, e la notte eretica al Cassero no?


copertina charlie hebdo

Volantino serata Eretica al Cassero, circolo Arcigay di Bologna

Il volantino della notte eretica "Venerdi Credici" al Cassero, locale gestito dall'Arcigay di Bologna, si ispirava a una copertina di Charlie Hebdo.
Qualcuno, Giorgia Meloni in testa, ha gridato allo schifo. Ma come, fino a ieri non eravamo tutti Charlie, rivoluzionari su Facebook in difesa della libertà di espressione contro quei suonati dell'Isis, e intanto che c'eravamo, i musulmani tutti?
Il sindaco di Bologna ha commentato che certe foto "fanno male alla causa gay", come se chi è nato gay (o bisessuale o trans eccetera eccetera) dovesse solo starsene lì buono a gioire se un papa "si apre" a ciò che la natura ha creato. Come se l'eresia o l'ateismo fossero un'istanza tipicamente gay! Come se uno stato laico non fosse tenuto ad accettare che l'ateismo non conosce l'eresia!

Certo, la convivenza necessita del rispetto di certi limiti e della morale altrui: ma ammetterete che è quantomeno incoerente l'invocazione alla libertà di espressione prima, e il velocissimo ripensamento, se la parte degli eretici la fanno i queer invece che i fumettisti.

Se non è di tutti, non è libertà.



Commenti

  1. Se non è di tutti, non è libertà.
    questa me la faccio tatuare da qualche parte! è il miglior riassunto del concetto di libertà che abbia mai incontrato.
    MammaLara

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  2. sono d'accordissimo con te. in italia il je suis charlie e' stato uno degli eventi di massa più' ipocriti di sempre.

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  3. Ipocrisia o sincerità, c'erano appena stati 12 morti quando eravamo tutti Charlie.
    La libertà di espressione è uno dei fondamenti della democrazia e ci sta, al limite, che possa offendere qualcuno, per tante ragioni: di sensibilità, religiose, ideologiche, ecc. Ma da qui a prendere le armi, ce ne passa.
    Non credo possano essere messi sullo stesso piano il gridare "allo schifo" e l'uccidere chi fa satira soltanto per il fatto che si hanno idee diverse.

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    1. No, non possono esserr messi sullo stesso piano.
      Chi grida allo schifo fa un po' di facile demagogia.
      Chi uccide fa una cosa orribile, impensabile, inammissibile.
      Quello che è pietoso è che nel primo caso la libertà di stampa sia stata presa a vessillo della cultura occidentale, quando non era nulla di più che demagogia, di nuovo.
      Avremmo potuto limitarci a compiangere i morti, perché è stato un momento orrendo e su questo non discuto..

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    2. Aggiungo una cosa. Incitare allo schifo e all' odio è pericoloso. Quelli dell'isis vengono incitati a odiare da politici furbi, non dalla religione. Ma noi la politica furba non dà fastidio, tanto sono gay, e tanto non li hanno ammazzati. Se nessuno muore tutto ok.

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  4. Io non sono mai stata Charlie. Perché è facile esserlo quando non ci riguarda, no? Bellissimo post, davvero. Brava <3

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  5. Ciao. Si, anch'io ho detto Je suis Charlie, sul momento. Poi ho dato a seria occhiata alla vignette di Charlie, e le ho trovate offensive. Non satira, non comicità. Offesa e basta. Se non mi sono pentita della mia esternazione è perché per me il nome Charlie identificava tutte le vittime di un atto di violenza vergognoso. La blasfemia mi offende e mi urta, che sia contro il mio dio, che sia contro quello Islamico o Ebraico, o contro Buddha, o il Grande Spirito. Semplicemente per me la libertà di espressione non passa attraverso l'insulto, e nemmeno essere gay permette di insultare gli altri. Come io non insulto chi ha preferenze sessuali diverse dalle mie, così mi aspetto il contrario. Per me tutti hanno diritto di essere se stessi. Questo vuol dire, però, per vivere in una società, darsi dei limiti, per rispettare anche gli altri, e per garantire il rispetto a se stessi. Io la vedo così. Buona giornata

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    1. Sante parole! Io ti rispetto, che tu sia cattolico, musulmano, ateo , gay, etero,bisessuale.e tu fai lo stesso con me.

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    2. Concordo sul cattivo gusto di entrambi e sull'importanza del rispetto della morale altrui.
      Però invocare la libertà incondizionata (perché era questo che significava Je suis Charlie) e ricredersi il giorno dopo è delirio di massa.

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    3. Diciamo che faceva sentire "fighi" stamparsi addosso " Je suis charlie" . Poi tanti di loro il giorno dopo,passata la tempesta se ne sono scordati..o fregati.oppure va bene la libertà di stampa solo quando fa comodo a loro...

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  6. E brava che hai un blog e lo puoi dire! Io, per la cronaca, non amo né l'originale né la copia, come non ho amato le vignette su Maometto...ma se provavi a dirlo in quei giorni diventavi automaticamente terrorista. Allora si è confusa la condanna totale e senza riserve dell'atroce atto con l'invocazione della libertà totale di tutti su tutto. Ripeto, non mi piace quel tipo di "comicità", ma sono grata al cassero per aver mostrato tutta l'ipocrisia...
    chiara

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  7. Mah, la vignetta è forte, indubbiamente, forse travalica il limite della satira e trascende nell'offesa, ma almeno racchiude un messaggio. Il volantino dell'evento mi sembra esprimere volgarità, bassa e priva di contenuto, e nient'altro.

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  8. Ciao,
    La prima vignetta è satira volgare e pesante, la seconda è l 'invito a una festa, volgare e pesante.
    Quello che a me non sta bene é chi inneggia alla libertà, ma a seconda dei casi.

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  9. Infatti il problema è stato gridare tutti di essere Charlie. Personalmente non l'ho fatto, perchè sostengo che libertà non sia il dire o fare tutto quello che passa per la testa senza se e senza ma, quanto piuttosto il riflettere e ragionare con mente aperta. Anche senza piegarsi alle idee altrui perchè più facili, più comuni o condivise.
    Trovo, come te, quelle due immagini di cattivo gusto, volgari e offensive, entrambe prive di un valore o veicolanti un qualche contenuto su cui riflettere. La libertà non è poter offendere, la libertà è non avere il bisogno di farlo per affermarsi.
    (e a proposito dilibertà non si può non citare Gaber, ecco)

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  10. Infatti non erano tutti Charlie, secondo me non lo è (era) quasi nessuno.
    Quando parli di libertà di espressione e poi ci metti il limite del buon gusto e del rispetto delle opinioni/credenze/sensibilità altrui, la libertà di espressione te la sei già giocata.
    Questa c'è solo se uno può dire le peggio cose, non quelle accettabili, quelle le sanno dire tutti.
    Aggiungo che, secondo me, il distinguo è quanto di più oscurantista possa esserci, perchè, per dire, nemeno tropo tempo fa, era assolutamente disgustoso ed inaccettabile, per esempio, parlare dei gay come persone "normali" cui dovevano essere riconosciuti diritti "normali". Se ci fossero state solo persone di "buon gusto" saremmo ancora lì. (sono ottimista al limite della follia va bene? uso il passato solo per questo)
    Infine, ho avuto la sensazione molti fossero Charlie perchè avevano visto solo le vignette in cui si sbeffeggiata l'islam, quando hanno cominciato a circolare quelle in cui tutte e tre le grandi religioni monoteiste venivano poste sullo stesso piano allora, improvivsamente, sono partiti i distinguo
    Al solito: noli me tangere

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    1. Grazie. È così.
      Un altro tema: ci sono parecchie cose che vedo in giro che mi urtano e mi avviliscono. Passo oltre. Invece il buon gusto cattolico o musulmano pretende di essere universale.

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    2. L'elenco delle cose che urticano e infastidiscono può essre lunghissimo o brevissimo. E' personale ed anche io ho il mio (eterno). Al primo posto però c'è l'incapacità di distinguere tra quello che infastidisce/offende/turba e ciò che è lecito dire, di vedere la differenza tra il dire che un'opinone non è condisibile o non deve essere espressa.
      Discorso lungo insomma
      E comunque a me piace il Vernacoliere. Sarà quello

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    3. Non è tanto il cosa ma il come ad essere soggetto a giudizio. Due post più sotto Valentina ha detto quello che pensa, un pensiero deciso e forte per altro, ma l'ha fatto senza offendere e senza turbare. L'ha fatto con l'attenzione al prossimo. A me piace questo posto perchè, anche se spesso non sono d'accordo con lei, si può discuterne, si può esser liberi (sic) di dire quello che si pensa. Il tutto senza voler a tutti costi creare scandalo e scompiglio.
      Inoltre il tuo discorso funziona perfettamente sul piano ideale, mentre fa acqua a catini su quello ideale. La conseguenza diretta è che se tutto si può fare/dire/pensare in nome della libertà di espressione, allora io posso benissimo venirti a pisciare sui muri di casa, e tu sei liberissimo di darmi sediate in testa finchè non sei soddisfatto.
      Ci sta, basta poi non aver la pretesa di vivere in una società e di goderne dei benefici quando fa comodo.

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    4. (mi fa piacere che ti senti libera di esprimerti qui, nonostante le nostre posizioni siano spesso discordanti, la tua descrizione mi fa pensare a un piccolo spazio di anarchia rispettosa :) )

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  11. @Alahambra: non so se ti riferivi a me, ma non sono d'accordo esistono limiti al "modo" sono dati dalla repressione penale, dal diritto al risarcimento dei danni e dall'essere contraddetti da tutti coloro che non la pensano allo stesso modo, giudicati anche.
    Il punto non è che uno deve poter fare o dire ciò che vuole pretendendo di non averne conseguenze, è certo che le conseguenze ci devono essere. Il punto è che non puoi pretendere che uno non possa dire ciò che vuole (subendone le conseguenze) perchè tu (o chiunque altro) ritieni che la sua opinone sia abominevole/sbagliata/ingiusta o folle.
    LA libertà di espresisone ha come solo e unico limite la libertà di critica, ma quella è sacrosanta

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  12. Je suis, FRACATZ,
    toujours

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  13. Vabbè, ma tanto ci sono gli hashtag, mica bisogna capire cosa significa quello che scrivi, se tutti lo scrivono ci sarà un motivo, no?
    Detto ciò, mi vorrei avventurare sulla strada dell'omofobia (secondo alcuni) dicendo che che hanno leggermente scassato la minchia queste immagini tutte uguali che sembrano uscite direttamente dalle peggiori fantasie della peggiore zitella bigotta dell'ultimo paesino retrogrado dell'Italia degli anni '50. Posso?

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    1. Bertino, potrei essere d'accordo ma sto ragionando su un altro piano: libertà (valore che la società occidentale spaccia per condiviso) e moralità del singolo o anche, se vuoi, della maggioranza. Ricordo poi che trattavasi di festa privata in circolo arcigay, non festa di piazza.
      Infine, al di là del fatto che trattavasi appunto di festa arcigay , trovo che l'omofobia della situa consista nel far passare l'ateismo per un'istanza gay. Non lo è.

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  14. Ovviamente non lo è, e direi anche per fortuna.
    So che sono andato un po' fuori tema, ma l'ho fatto perché trovo veramente banale la scelta di certe immagini e, ogni tanto, mi capita di chiedermi se chi continua a puntare sempre sulle stesse cose sappia di non essere Madonna e che non siamo più tra il 1989 e il 1991. In compenso ho scoperto che se pensi certe cose sei automaticamente omofobo, perbenista, bigotto e roba simile.
    Tipo che se vedi questo http://www.anddos.org/wp-content/uploads/2014/09/10703879_813922485335346_7584902808486759081_o.jpg e provi a dire che, secondo te, il messaggio non è proprio dei più chiari (e che forse è posto comunque male, perché non si parla di prevenzione, quanto di "vediamo se stavolta mi ha detto bene"), vieni subito visto come il nemico del minuto; per non parlare, poi, di quando sei il più omofobo del mondo solo perché leggi nel documento politico di un pride, e sottolineo politico, che le coppie aperte chiedono dei diritti legali specifici e domandi a un attivista, e lo fai semplicemente perché vuoi capire, quali siano questi diritti... vabbè, diciamo che un certo ambiente mi sta un bel po' sulle balle e che adesso sono andato più fuori tema di prima, quindi scusa.

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    1. Capisco. Tantissime persone si arroccano negli stereotipi per non dover pensare troppo (io per prima eh), ed è vero, questo volantino ha un'estetica gay stereotipata. Sappiamo anche che in alcuni ambienti omosessuali è diffusa l'eterofobia e non parliamo della bi-fobia, parlando di stereotipi. Ciò non toglie che se ci battiamo per la libertà di espressione, è compresa anche l'autorappresentazione vagamente stereotipata.

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