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Dal macellaio (Almeno tu nell'universo)

E però devo dire che nonostante la voglia di scappare che negli ultimi mesi brucia forte (l'avevate avvertita? Io sì, forte e chiara), la Romagna è esattamente il posto dove mi sento a casa. Anche se non sono nata in questo borgo in collina, ma poco lontano, in una clinica giù a valle.
La Romagna è un luogo dal quale generalmente la gente non emigra.

Prima sono andata a comperare della salsiccia per il ragù.
Qui diciamo salciccia o anche zuzeza.
Immaginate come possiamo dire, in Romagna, senza la zeta, la parola zuzeza. Provate a dirlo con una zeta morbida che equivale quasi a una esse, tipo la esse di stato, e forse indovinerete il significato del verbo onomatopeico zuzezare. Suona tipo tsutsetsare e significa balbettare.

Nel paese dove vivo i negozi sono meno di dieci. Io non li frequento mai, ma solo per motivi di tempo.
C'è un negozietto di generi alimentari che ha un po' sconvolto il paese, quando ha aperto, perché andava a supplire all'alimentari storico, condotto da un'energica e pittoresca signora e luogo di ritrovo di vedove e casalinghe. La gestrice tirava avanti tra gli acciacchi, dotata di parrucchino, per missione più che per profitto. Una volta la intervistai, quando per il giornale locale facevo "le faccine" (cioè uscivo a intervistare il popolo sul fatto del giorno), e la sentii tuonare indignata:
"Aprono un discount? Benissimo! Ma se chiudo io, chi è che si darà la pena di tenere il fondo di un prosciutto per una vedova? Chi peserà venti grammi di formaggio? Vuole saperlo? L'assistenza sociale!"
Ed era vero! Quando, un paio di anni dopo, nevicò davvero, fu lei a dare da mangiare a tutto il paese: al discount i banchi erano vuoti, per via che i camion quassù non venivano da due settimane.
Chiuse i battenti l'estate successiva, e una donna aprì una bottega, in mezzo all'indignazione delle vedove che le facevano le pulci e però non poterono boicottare a lungo.

C'è un'edicola, c'è una merceria, due bar, due barbieri.
I barbieri hanno lo specchio prima dell'uscita, e si respira un'aria come se il tempo si fosse fermato trent'anni fa. Se domattina mi svegliassi uomo, vorrei andare dal barbiere a farmi fare la barba, quello che ha l'entrata proprio sulla strettissima provinciale per Firenze, che se tu stai camminando e passa un camion devi appoggiarti alla vetrina quasi girandoti parallelo alla strada

Ci sono anche alcuni ristoranti. Uno è in aperta campagna e meriterebbe una trattazione dedicata. E' conosciuto come il posto più lurido della Romagna, ma con dieci euro ti mangi credo un intero maiale alla griglia. Le costolette le lanci a cani e gatti in giardino. L'importante è non cedere alla tentazione di andare alla toilette.

Dal macellaio del paese invece non ero mai andata, prima di oggi, perché non vado matta per la carne. Ne mangio il meno possibile: sapete che sono bizzarra e non voglio essere un parassita per il pianeta. Ma un po' la mangio, se ne ho voglia. Oggi avevo voglia di ragù, di quello fatto al momento, con la salsiccia di maiale, vi dicevo prima, e con il soffritto di scalogno autoctono.
Sono entrata e l'odore della carne, anche se fresca, anche se soffuso, mi ha schifato, stavo per cambiare voglia. Ma il macellaio aveva il camicie bianco, pulito, e i capelli marroni lucidi, con la riga da un lato, molto da un lato. Era una vera e propria incarnazione dell'etnìa romagnola da generazioni. Una volta lavoravo con un calabrese con un acuto quanti opinabile spirito di osservazione, il quale calabrese sosteneva che noi abbiamo gli occhi tutti uguali, lo stesso sguardo acuto e verace color nocciola.
Dunque il macellaio dice un tra l'ossequioso e il paterno "Buongiorno signorina" e continua a parlare in dialetto con un avventore anziano.
"Dam dla zuzeza", dice quest'ultimo. Dammi della salsiccia, significa.
Poi entra una donna anziana, e il macellaio le chiede che cosa fa in giro a quest'ora. Non è la prima volta che mi capita, qui in paese, che un negoziante si stupisca di una donna in giro a mezzogiorno, che è l'ora in cui si prepara il pranzo. Io non mangio mai prima dell'una e trenta, ma non lo dico, perché passerei per originale.
Sarei stata lì, a contniuare a osservare come un'estranea invisibile.
Ma sono uscita, con la mia salsiccia in un cartoccio, cantando "Almeno tu nell'universo".

Commenti

  1. Solitamente mi viene una gran voglia di scappare quando dentro ho qualcosa che non va. A volte sono anche scappata, per brevi periodi, ma ho capito che non serviva a niente. Sono sempre tornata a casa.

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    1. Il mio grande guaio è che non sono mai scappata davvero. Sono scappata solo quello che bastava per divertirmi, stare bene, sognare una vita ex novo, lontano. Non sono mai stata via così a lungo da sentirmi sola, da desiderare casa, da rendermi conto che mi ero portata dietro i miei problemi.

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  2. spiace non aver letto niente sui bar (che sono gli unici posti che frequento io, oltre ai market), volevo almeno sapere se i vecchi bevono lambrusco o bianco con il ginger. E' importante.

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    1. oddio. se bevessero bianco con il ginger un po' mi scompenserei...

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    2. Bill, una volta allora scriverò una cosa sui bar, ma mi pare che ci abbia già pensato qualcuno :D

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  3. C'è stato un periodo in cui uscivo con un caro amico amante collega e facevamo la paris da bar in tutte le peggiori bettole della toscana della milano estiva della bologna pratello. Abbiamo passato bei momenti. Nei bar si passano sempre bei momenti. Tra una spuma e un'altra. Tra un tressette e un altro. Tra un calcino e un altro. E tra la nazione il resto del carlino e il corriere. Girando per l'italia cambia solo l'accento. Il resto rimane immutato giuro.
    Ma qui in Romagna i bar li ho frequentati poco, bazzico di più il mercato coperto dove conosco le contadine e i pescivendoli. Il macellaio no. La carne un m'è mai garbata! ;-) Ma a volte come dici tu mi vien voglia. E mi vien voglia di una fiorentina che dire al sangue è poco. Adoro gli estremi. Ma questo oramai lo sai già.
    Cmq la Romagna è come il Kansas per Dorothy.

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    1. In che zenzo? Non mi ricordo la storia del Kansas...

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  4. io abito a genova ma la mie radici sono in un paese....o villaggio ...tra Marche e Romagna. Zona Montefeltro. C'è una macelleria, ci sono 2 negozi di alimentari. C' è un bar, che si chiama "Bar dello Sport"!!!!!! C'è un piccolo, meraviglioso ristorante. Farmacia, che non ha mai ciò che serve.Medico condotto. Poi finisce tutto lì.
    Amo Genova. Ma non sai che cosa darei per potermi permettere di vivere lì.Dove la gente mi parla in dialetto, perchè ha conosciuto la mia nonna e sa che sono la " nipote della Ghina".e conosco il dialetto e lo utilizzo per rispetto e per gioia. Perchè tanti se ne sono andati ma tanti NO, vivono lì,hanno deciso di vivere lì.
    Non compro carne, non mi piace. Il pesce arriva due volte a settimana, con un camion -frigo, una meravigliosa coppia di marocchini che si annuncia con il megafono. Emanuela
    PS...Però la carne di maiale....e le salsicce.......

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  5. Da me il dialetto nei negozi si parlava quando ero piccola. Poi i pescivendoli e gli alimentari hanno chiuso e il supermercato è diventato un centro commerciale. Ci stiamo milanesizzando. Però il mio fruttivendolo e la mia panettiera preferiti restano sempre e in quanto cliente fissa ho il vantaggio di un trattamento migliore!

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  6. Quello che amo di quel che scrivi è la straordinaria umanità che riesci a raccontare, non importa se può sembrare una narrazione in chiave iperbolica o caricaturale, la si sente viva e vera. Dopo tutto la vita è iperbolica, caricaturale e grottesca, a volte, altre volte talmente semplice e terra terra che nella sua prosaicità trabocca poesia.
    E tu la sai vedere, questa poesia, e la trasmetti. E noi che leggiamo è come se tespirassimo l'odore di quelle botteghe d'altri tempi.

    (in macelleria ci ho lavorato, ahimè, ma a quell' odore proprio non mi sono abituata)

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    1. Grazie.
      Non oserei paragonarmi al Sommo :) però la tua descrizione mi ricorda uno dei miei autori preferiti: Emile Zola.

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