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Nessun luogo è lontano

Mi sono decisa a sistemare la cantina. Avevo paura ad entrarci, per via dei topi.  Poi avevo anche un po’ paura ad entrare per via che la Micy non torna a casa da molti giorni. Lei a volte dormiva in cantina, in uno scatolone aperto che conteneva vestiti delle bimbe. Vestiti piccolissimi, di quando sono nate e Lupina pesava un chilo e ottocento grammi ed era lunga poco più di quaranta centimetri.

La Micy non torna da molti giorni e io avevo paura di trovare il suo pelo accasciato dentro allo scatolone con i vestiti di Lupina.
Ho fatto un po’ d’ordine perché deve venire un artigiano a montare la porta.
Ho avuto il coraggio di entrare, nonostante la paura dei topi e degli scorpioni. Ci mancava poco che non entrassi con lo scafandro. Non mi sentivo sola perché se anche avessi avuto un uomo avrebbe avuto altro da fare. Quando c’è da spalare la merda hanno sempre altro da fare.


Ho trovato un po’ di libri, li ho riportati in casa, al sicuro. Molti erano miei.
Il dottor Semmelweis, Céline.
Il contratto sociale, Rousseau.
Manifesto del partito comunista, Marx e Engels.
La democrazia degli altri, A. Sen.
Islam e democrazia, Fatima Mernissi.

Poi c’era L’uomo a una dimensione, Marcuse. Era di mio padre. Prima pagina: scrittura infantile di mia madre. Tutta la prima pagina piena di Ti Amo. Ti Amo ripetuto per tutta la pagina. Seconda pagina: un grande Ti Odio.
Questo ho imparato dell’amore.

C’era Nessun luogo è lontano. Non era mio, né di mio padre. Era di C., non so chi fosse. Credo un amico di mia madre e dei miei zii.
Leggere le dediche degli amici sulla copertina e avere la certezza che quella persona non è più qui. Allora era in carcere o in comunità. Gli amici gli scrivevano “Spero tu ne esca”, “Se hai bisogno sono qua”, “In bocca al lupo per il processo”. "Io continuo a sbattermi dentro alle stesse squallide storie".
Sono certa che lui non è più qui, perché quasi nessuno, di quelli come lui, è più qui.
Una volta un uomo, che nella vita è riuscito, mi ha detto “La mia generazione mi faceva schifo”. A me si sono riempiti gli occhi di lacrime, sono rimasta paralizzata, non sapevo che dire.
Non facevano schifo, è che l'eroina ti illudeva di cullarti come una madre ma poi ti uccideva

“Mamma, ho trovato un libro di C., chi era?”
“C. era un tossico, uno di quelli buoni e sognatori. Era coperto di tatuaggi. Suo padre era un ubriacone. Un giorno C. ebbe un brutto momento, non era lui, e lo uccise, uccise suo padre”.

Esiste qualcuno al mondo che guarda tutto questo con i miei stessi occhi? Senza più paura? Con pietà e tenerezza e pena? Non esiste. L’unico con cui mi potrei scambiare uno sguardo che significhi “L’inferno è finito, che dio abbia pietà di loro”, mi ha lasciato.

Commenti

  1. "... ma poi ti uccideva." Già.
    Mi piacciono i tuoi occhi e il loro modo di guardare le cose.

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  2. Tu hai le tue ragioni e le tue esperienze.
    Ma io la merda la spalo, per me, per mia moglie ed i miei figli. E pure per fottuto datore di lavoro che è lo stato.

    Anonimo SQ

    PS sono un uomo. o, almeno, un maschio, uomo a volte è una parola grossa.

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    1. Finalmente una risposta normale e non di uno che ama riempirsi la bocca di frasette lette sui libri. Fidati che sei uomo. Beata tua moglie e i tuoi figli. Hai tutta la mia stima.
      EFFE

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    2. @effe, se sai individuare un uomo vero da un commento anonimo su un blog, ti prego, trovamene uno.

      @sq: sapevo di essere un po' offensiva e sapevo che ci sono uomini che spalano la merda, ne sono certa. Però per me non l'ha mai fatto nessun uomo. Generalizzare è brutto, ma ragionare fuori dalla propria esperienza è difficile, specie quando parli con te stesso, come faccio io su questo blog.

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    3. Quando uno non si riempie la bocca di frasi fatte per me è già un passo avanti. Non mi risulta che il donatore abbia mai spalato merda per te e figlie. Eri sola anche quando eri con lui.

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    4. Posto che parli con cognizione di causa (e non è il tuo caso), il puntualizzare questa "evidenza" ti fa stare bene? E trovi che sia sano che la mia solitudine ti faccia stare bene?

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  3. Sono ripassata di qui dopo così tanto tempo che quasi mi sembri una persona diversa rispetto a quando sono capitata sul tuo blog la prima volta. Credo che certe sofferenze non ci abbandonino mai. Ci si può abituare a conviverci, però ricoprono la nostra vita di un velo di tristezza. La rendono diversa da quello che avrebbe potuto, dovuto, essere.

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    1. Che piacere che sei ripassata :)
      Che peccato che si è persa l'abitudine di commentare i blog (io per prima), dopo ci si perde di vista.
      Sono un po' cambiata ma ho cambiato la mia scrittura in maniera più che proporzionale.

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  4. Adesso ti vorrei abbracciare!

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