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Avrei voluto dirlo a qualcuno

Oggi mi sento molto consapevole. Sapete quando visentite vivi in ogni poro, nel bene o nel male, quando ascoltate con attenzione ogni suono, quando, passando attraverso la porta vi dite “sto passando attraverso una porta”? Io non sopporto di essere disturbata quando sto pensando a cose come “sto passando attraverso una porta”.
Non sopporto le parole di troppo. Vorrei il silenzio, interrotto saltuariamente dalla musica, oppure da suoni che non richiedono un ragionamento. Il suono della tastiera quando scrivo, o quello delle macchine che parcheggiano sotto all’ufficio, o le persone che tossiscono, o la cinciallegra che ogni mattina ci sveglia (sì sì), e fa scattare fuori dal letto il gatto (che poi, non so se l’ho mai detto, è una gatta). Anche il suono che fa il mio telefono quando ricevo un messaggio o un wozzup non disturba. Ho messo un toc toc. Chi mi scrive bussa. Se voglio apro. Se sto pensando a cose come “sto passando attraverso una porta”, allora significa che non posso rispondere, e risponderò dopo.
La voce delle bimbe implica quasi sempre una mia azione, una mia risposta, un mio ragionamento. Delle volte stare a casa è molto stressante. Le bimbe sono stupende, ma parlano. Mio fratello, per dire, parla sempre, ma non sempre richiede una risposta. Spesso parla e basta, da solo.
Le persone si possono suddividere in due grandi categorie: quelle che non è stressante stare ad ascoltare e quelle che hanno bisogno di qualcosa. Non è che le prime sono giuste e le seconde sbagliate, semplicemente è così.

Oggi sono molto consapevole. Solo che questa consapevolezza ci sono dei momenti che mi fa sentire molto sola. Vorrei dirlo a qualcuno, che sono passata attraverso tante porte, che sono andata in magazzino in ascensore a prendere delle brochure, che ho sentito la porta chiudersi dietro di me, che ho acceso la luce ed era freddo. Che quando sono tornata in ufficio, pe le scale, era caldo. Che amo il caldo. Che avevo in testa la mia casa che mi aspettava, umida e silenziosa. Una doccia, tre libri sul comodino e cinque porte.
Vorrei dirlo a qualcuno, ma i miei pensieri implicano ragionamenti e disturbano persino me, figuriamoci gli altri.

Commenti

  1. Ciao Valentina. Hai presente il testo di quella canzone che non smette mai di stupirmi per bellezza e struggente intelligenza che risponde al titolo di "Giudizi universali" di Samuele Bersani? Ebbene, mi hai portata lì, tra quelle parole enunciate con grazia severa e...com'è bello riconoscersi ogni tanto in un altro essere umano e poterglielo dire...

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  2. ti vorrei abbracciare!

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  3. Tu dillo ugualmente! Forse tu sei disturbata dai tuoi ragionamenti, io no...ti ascolto volentieri.
    Nadia

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  4. in un gergo che va di moda ora fra personaggi new age yoga et similia si direbbe "mindfulness"

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  5. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  6. Io parlo con il mio pappagallo...per dire....forse dovrei farmi vedere da qualcuno...bravo...

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  7. Alcune settimane fa ho avuto un'illuminazione: parlare con i muri in gibberish...poi ti spiego!

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    1. Ecco Bea, avrei potuto dirlo a te, che ero passata attraverso cinque porte. Santo dio, perché non ti ho chiamata :)

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  8. Anche a me capita la stessa sensazione.... E mi blocco delle mezz'ora di consapevolezza sull'outlook per prendermi il tempo di pensare, respirare, mettere ordine nei miei pensieri che altrimenti mi sembra mi travolgano... Sempre di corsa, sempre con la testa da un' altra parte, a fare sette cose insieme...

    Un abbraccio
    Boccadirosa

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  9. Volevi dirlo a qualcuno... lo hai detto a noi.. lo so che non è la stessa cosa ma noi siamo qui ad ascoltarti, cosa che a me piace molto fare e comunque un abbraccio non te lo toglie nessuno...

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  10. io li chiamo background processes. Credo sia la stessa cosa. E lo faccio in continuazione. Crasho anche a volte. ;-)

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    1. mm. Credo che dovrei gugolare background processes.

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