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Betulle: how to

Mia madre è convinta che io abbia questa grande testa, e se non fosse per la mia grande testa, dice che dopo essere stata mollata dal padre delle mie figlie sarei diventata depressa.
Io invece dico che non ci ho tutta questa grande testa, ma che probabilmente ho un certo spirito di sopravvivenza. Credo sia dovuto alla mia infanzia abbastanza infelice: non avevo niente, e a un certo punto non ho neanche più avuto il padre.
Dunque io dico: le cose che fanno male le ho sentite tutte, sono forte, del resto m'importa na sega (fatta bene che non si sa mai).
E allora io a volte vado a caccia di betulle.
Per schiantarmici sopra, intendo.

La caccia alla betulla in genere funziona così. Tu vai per la tua strada, e a un certo punto compare una betulla. Puoi decidere se andarci a sbattere, ma forte, e farti un gran male; oppure se correre da un'altra parte. Oppure puoi anche (e questa è in genere la mia opzione preferita), proseguire piano, con la tua bella betulla in mezzo ai coglioni, perché tu sei la più sbura del mondo, che cosa ti fa una betulla, a te. Ogni tanto ti ripigli, e cambi direzione. Ma torni sempre alla tua betulla, che in fondo non puoi vivere senza una cazzo di betulla in mezzo alle scatole. In fondo, quello che ti fa più paura è l'orizzonte vasto: dici, cacchio, sono troppo affezionata al mio dolore, per andare incontro all'orizzonte senza neanche una piccola betullina nei paraggi: metti che a me mi pigli voglia di schiantarmi, di farmi un po' male, almeno ho la mia betulla di scorta.
Una volta mi sono proprio schiantata fisicamente. Credo di avervelo già detto, qualche anno fa.
All'occupazione del liceo avevo circa diciassette, diciotto anni e decisi di bere sopra alla mia adolescenza depressa (anche se a onor del vero avevo un moroso che era un gioiello). Qualcuno aveva comprato una specie di liquore al mirto e io alle venti ero completamente ubriaca. Corsi fuori in maglietta a raccogliere la neve, e tornai dentro al liceo di corsa, scazzando completamente la porta: mi schiantai contro un vetro. Facendomi male a un ginocchio, al naso, rompendomi un dente. Dormii per terra, in un sacco a pelo, e la mattina dopo mi feci venire a prendere dal mio ragazzo. Mia madre credette alla storia dello scivolone sul ghiaccio, e non seppe mai della sbronza peggiore della mia vita.
E insomma, questo è stato uno schianto vero, contro un vetro, ma di schianti metaforici contro le betulle ne ho fatti un sacco.
Gli schianti sono a volte molto brutti, a volte solo bruttini.
Però servono sempre a capire una fottuta cosa: che quanto ti svegli al mattino dopo, con l'impressione che qualcuno abbia giocato a bowling con la tua testa e poi te l'abbia riattaccata, bè, ti sei svegliata lo stesso.
Non è stata neanche questa volta la fine del mondo, vaffanculo.
E l'orizzonte è sempre lì, e ce l'hai davanti, e che le betulle forse potevi evitarle o forse anche no, però insomma, sei viva comunque.

Commenti

  1. Da oggi in poi non potrò più guardare le betulle nello stesso modo...

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  2. grazie per le betuelle ma sopratutto per Annarella.ne avevo bisogno.sei davvero in gamba.Elisa

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  3. Qui vanno per la maggiore i platani. Parafraserò, col tuo permesso, questa storia con i platani.

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    1. Ecco, erano i platani infatti, chissà come mi sono saltate in mente le betulle. Peraltro non ho la minima idea di come sia fatta una betulla.

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  4. E poi leggi post come questi e ti meravigli di quanto sei attaccata al tuo dolore e no no no non va bene. Non va bene più. Ti devo qualche ringraziamento. Davvero :)

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  5. Mm. Concordo fortissimamente sull'idea della nostra betulla personale da avere sempre davanti al naso, per impedirci di provare il terrore del metterci seriamente alla prova SENZA ostacoli. Con ostacoli intendo anche tutte le colpe che diamo agli altri, altra bella betullona che ci carichiamo dietro. E' una questione di confini, secondo me. Anzi: di recinti. Ognuno si sente sicuro a fare il gradasso e far finta di saper vivere, sapersela cavare, lottare come un pazzo, soffrire come un cane ENTRO un recinto che già conosce. Pattern di comportamento, vecchie ferite. Uscire dal recinto e improvvisamente non provare più dolore può essere qualcosa che fa male più del dolore stesso, perché ci mette davanti a quello che siamo senza la 'scusa' della sofferenza, senza alcun alibi.

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    1. Quando mi è capitato di stare bene, ho cercato di fare male alla persona che avevo di fianco, per procurarmi un po' di dolore gratuito, sentirmi in colpa, piangere, fare male, così, per sport.

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  6. Hai una grande testa. E un grande cuore. Ma anche una grande paraculaggine! Mi piaci!
    Elena

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  7. Lui mi dice: "Tu hai bisogno del tuo dolore". Io lo guardo ha il solito sorriso disarmante che potrei morirci ma lo guardo e non capisco dove voglia andare a parare. E poi sento il dolore quello vero che arriva che non me l'aspettavo tipo un pugno allo stomaco ma è vero ed è un pugno in faccia. E resto incredulo. Col culo per terra tanto è stato forte. E poi aggiunge: "Eccolo il tuo dolore. Tienilo. Hai paura che senza dolore..." indugia un attimo e io mi sto asciugando il sangue dal labbro con la manica della maglia e lo guardo ed è rosso non che fossi stupito del colore. Rosso. Ma resto stupito. Comunque. Lui prosegue: "Non riesci a creare niente senza dolore. Senza tragedia. Senza dramma. Sempre a menartela". Altra pausa ma forse solo nella mia testa. Mi rialzo. Siamo occhi negli occhi adesso. E il rosso. Fermo lì sul mio labbro e la mia maglia. Mi dice piano stavolta con un pelo di tristezza nella voce: "Tu la felicità non la vuoi perchè hai paura. Hai paura di rimanere senza idee... sempre per la tua merdosa arte del cazzo... senza di quella sei morto". Poi il silenzio. Tipo il silenzio delle notti invernali ma è sempre estate cazzo. E guardo il pavimento le linee di fuga delle mattonelle e sembrano angoli di universo. Prendo la giacca. Mi defilo. E in auto tornando a casa vorrei solo schiantarmi contro un albero. Penso ma non lo faccio. Ma del resto non ci sono alberi in questo paese del cazzo.

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  8. Quasi 19 ,,, era Dicembre... le betulle??? Al parco...quelle accanto ai campi da tennis...

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