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NESSUN DOLORE

O DELLA MIA TOTALE INCAPACITA' DI EMOZIONARMI

Ieri sono andata a Milano per lavoro.
La cosa che mi stupisce sempre delle grandi città è che tutti vanno vanno e vanno e io non so dove vanno. Sembra idiota ma tant'è.
Se per esempio voi scendete alla stazione di Faenza, dove sono nata, e non parliamo di BucoDelCulo, dove vivo, e vedete una gran massa di gente che sta andando da qualche parte, voi immaginate che ci sia qualcosa: una manifestazione culturale, una mostra, un comizio, che ne so, qualche cavolo di cosa. Invece a Milano vedi tutta questa gente e pensi che vadano tutti al convegno a cui vai tu, e invece vanno ad altri millemila convegni. Questa cosa mi sconvolge. Dove vivo, dove lavoro, c'è sempre un solo evento, a volte c'è addirittura una sola festa a cui vanno tutti, e se una cosa non è qui, allora è lì, e se è lì e non è qui non cambia nulla, non devi fare chilometri e chilometri sui mezzi o sui piedi.
E quindi no? io in genere quando vado a Milano mi sento sempre un po' sfigata, tipo quando cammino e mi chiedo "ma poi, dove cazzo sono?", oppure quando chiedo informazioni e mi dicono "prenda l'autobus" e io mi sento male all'idea perché ho paura di non riconoscere la fermata e mi vergogno di chiedere all'autista di dirmi dove devo scendere. Oppure mi sento in imbarazzo, come quando vado a votare, che ho sempre paura di scordarmi qualcosa, tipo la carta d'identità o di tenermi per sbaglio la matita e di essere rincorsa dal finanziere o carabiniere (quel che è). Ecco, a Milano è uguale: com'è che si va sulla metro? Spetta, devi guardare qual'è l'ultima fermata, e non devi avvinghiarti al palo come una lap dancer.
E dunque io, a fronte di questa mia semi-goffaggine (dico semi perché conosco molte persone ancora meno sveglie di me, io in fondo sfodero una certa nonchalance), avrei anche potuto sentirmi inadeguata. Un tempo mi sarei sentita fortemente inadeguata. Come quando andavo in discoteca con Alice, che lei ballava e io non ho mai ballato in vita mia e me ne stavo lì a sorbirmi tutti i tipi con i pantaloni bianchi che mi attaccavano bottone, senza aver voglia di parlarci e senza saper cosa dire loro.
Ecco, ieri mi sarei potuta sentire uguale uguale.
E invece no. Non ho sentito niente di niente. Indifferenza totale: alla pioggia che mi pungeva il volto, alla mia immagine riflessa nella porta scorrevole della metropolitana, al mio non saper di preciso dove andare.

Non provo più nessun'emozione, positiva o negativa. Per emozione non intendo che non provo sentimenti, ma che il mio elettrocardiogramma, di fronte a questi sentimenti, rimane abbastanza piatto.
Non esiste evento, nascita, che mi faccia venire la pelle d'oca. Non esiste brutta notizia che mi getti nello sconforto. Non esiste sms che possa smuovermi qualcosa nello stomaco, che possa vagamente assomigliare a un battito d'ali di farfalla. Non esiste sera che io vada a letto col cuore in gola pensando a una cosa bella che mi attende il giorno successivo: avete in mente no?, come la sera prima di Natale, quando eravate piccoli, come la sera prima delle vacanze, non so se vi capita mai. A me non più. Una volta potevo dirmi felice anche in vista di una giornata all'Ikea con mio fratello. Ero emozionata il giorno prima del mio compleanno, e anche quando qualcuno di sesso maschile mi mandava un sms, anche se non mi piaceva, anche se non gli avrei risposto. Ero emozionata quando, tornando da scuola, sapevo che in frigo ci sarebbe stato il mascarpone.
Avvampavo, quando qualcuno mancava di sensibilità nei miei confronti.
Ero (?) anche capace di morire di gelosia per il Donatore.
Ora, a forza di difendermi, sono diventata impassibile. Se qualcosa va bene o male, mi limito a scriverne. L'unica cosa che mi smuove sono le mie figlie: quando Lucia ha tagliato i capelli corti e la sua compagna le ha detto che era brutta, poco ci mancava che non mi mettessi in macchina seduta stante per dirne quattro a quella piccola teppista.

Ieri mattina comunque a un certo punto ho provato un sentimento abbastanza intenso, che ha fatto sussultare appena appena la mia curva emozionale piatta.
Era un romanzo che stavo finendo.
Ma adesso ci scrivo sopra un altro post.

Commenti

  1. e invece tu oggi mi hai toccato..anche se io al contrario tuo mi emoziono pure troppo...
    la differenza con il passato sta che supero in fretta, dimentico seduta stante, odio così tanto stare male che supero...così come mi piace così tanto emozionarmi, sentire, vivere che poi però nn dico nulla. perchè sembri troppo pollyanna, perchè poi chissà un pò ti si ritorce. alla fine ognuno attiva le sue difese...ultimamente i tuoi scritti mi piacciono tanto. Non vedo l'ora di sapere di che libro parli.

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    1. mah, in realtà mi emoziono anch'io e mi piace pure, però, non so, le persone mi emozionano meno, ecco, adesso ci sono: le parole non mi emozionano più, finché non trovo riscontro con la realtà. Ho sentito e letto troppe parole a vanvera.

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  2. beh mi consola che ci sia un'altra come me ...(io non ho neanche dei figli pensa..)

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. a me consola che tu abbia detto che non hai (avevi) mai ballato in vita tua. Quando lo dico io mi fanno sentire un alieno, l'unica donna sul pianeta cui non piace ballare. Ad una festa delle semi-parenti iraniane mi stavano trascinando di peso sulla pista, prima di desistere con la faccia di chi ha di fronte un pericoloso psicopatico. Io mi sento ancora fortemente inadeguata, purtroppo.

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    1. Io a casa da sola ballo, o almeno, salto. Ma in pubblico mai, Dev'essere bello però avere dei parenti iraniani, no? Penso a Persepolis e alla nonna :)

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    2. anche io a casa ballo, e vorrei tanto saperlo o volerlo fare anche in pubblico! purtroppo, la parte iraniana della famiglia era acquisita e si è pure alienata causa divorzio, però è stato molto interessante vedere per esempio quanto ballare alle feste (matrimoni, feste di laurea, compleanni, tutto) per loro fosse fondamentale, in modo particolare per le donne. Credo non si capacitassero della mia inettitudine proprio perché se fossi cresciuta con loro non l'avrei mai sviluppata, io credo. (Bel post comunque e scusa la digressione non richiesta)

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  5. forse siamo gemelle separate alla nascita, anche se ho un (uno? mi pare di si) anno più di te....

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    1. A Milano ci vieni spesso?
      Non e' mia intenzione aprire un dibattito ma forse hai preso il virus che ha contagiato un po' tutti da queste parti, l'indifferenza, portato da un forte senso di paura dilagante.
      Chi ti parla a Milano e' l'immigrato che ti vuole vendere qualcosa e ti sembra in realta' ti voglia fregare qualcosa con quel suo approccio, "ciao, fratello!", del tutto innaturale, ormai fastidioso, perche' non sono tuo fratello, non ti conosco e avvicinandomi cosi' mi fai chiudere nella mia cattiveria.

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    2. Sebastiano, non ho capito bene il tuo commento, però non vado spesso a Milano, è per questo che mi sento estranea. E l'indifferenza che provo non è verso gli altri in generale, non ho paura degli altri e ho una vita sociale e privata credo abbastanza normale. E' semplicemente un periodo in cui non ho voglia di far nulla.

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    3. Quello che intendo e' che oggi a Milano ci si sente estranei anche se ci sei nato.

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  6. Questo tuo scritto invece a me ha dato tante emozioni diverse ! Un abbraccio ! Anche alle tue bimbe belle Sabry

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  7. Quella tua piattezza..(apparente)..mi ha lasciato senza fiato fino alla fine del post. Meraviglioso

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  8. In effetti i romanzi nella vita mia attuale sono i maggiori aritmogeni. Aspettiamo di sapere quale.

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  9. Perchè io invece sono cosi diversa? Perchè non ci possiamo mettere dentro un mixer e shakerare bene bene, perchè io sono l'opposto: perchè a me è tutto una vampata di calore e ahichedolorechedolore oddiovogliomori che mi sono rotta le palle. Figurati poi quando toccano il mio bimbo..perchè la maestra lo ha messo in castigo per una biricchinata sono stata male mezzo pomeriggio (e aveva tutte le ragioni del mondo). MA anche quando un collega mi risponde male mi chiudo in ufficio e piango..ecco ci mixiamo??magari ti do anche quei 5 kg in esubero va..

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    1. 5 kg sulle titte li prenderei volentieri.
      Il mio non piangere sul lavoro è uno dei miei maggiori vanti, in compenso, a parte in questo periodo, piango spesso per motivi ideologici...tipo quando racconto alle bimbe che ne so, la storia di salvador allende.

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  10. "Ora, a forza di difendermi, sono diventata impassibile."
    E questo è. Io non scrivo neanche più, perchè ho molta paura di scrivere proprio questo, Che nero su bianco sembra molto più reale. Che in realtà non so cosa ci sia di più reale di tutti questi mattoni che mi affollano la testa e io insisto nel non volerli considerare mattoni ma solo pensieri, tuttalpiù seghe mentali, ma con quelle ormai siam vecchie amiche.
    invece scritto così è proprio quello che è, nero su bianco. forse fa un pochino meno paura che a tenerselo in testa. Forse. Ho disimparato ad emozionarmi. mi si è inceppato il meccanismo. non funziona più. batterie scariche. gelata invernale. poi faccio, dico, leggo, scrivo, vado al cinema, parlo. Parlo sempre meno, perchè tra me e gli altri c'è questo muro di non detti, e io vorrei chiamare tutti a raccolta e dire "oh, belli, la vecchia fra non so, era qui, m'è scappata, e mò ci sto io, piena di tanto dolore e tanta rabbia, per motivi più o meno reali, e molta paura. ecco, l'ho detto, avete capito? no, non me ne vado più in giro "sorridendo al mondo con la bici" , perchè le cose della vita mi hanno bastonata un po', non mi son spezzata ma vedo terra, e in più mi sento molto a disagio e inadeguata quando faccio battute e propongo di uscire e parlo di cazzate e quando cerco di ascoltare ed esservi di sostegno o leggerezza.Per questo ultimamente sfuggo e non parlo più tanto e sembra che sto da un'altra parte. Nel caso ve ne foste accorti.
    Scusa polly, t'ho preso a prestito un po' di spazio e scusa, m'è proprio uscito. Perchè quando hai scritto quelle 8 parole, io ci ho sentito tutto questo. Scusa e grazie. Francesca. Ah, e l'immagine di te che ti precipiti in macchina dalla teppista, meravigliosa. grande mamma. avrei voluto una mamma così, che anche solo lo pensasse.

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    1. Macchè scusa, è bello che tu l'abbia scritto. Prova a dirlo a qualcuno. Magari ti accorgi che hai solo bisogno di un abbraccio stretto e le tue rabbie e il tuo dolore, a dirli, sembrano meno gravi che a tenerli dentro. O forse no, però vale la pena provarci.

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  11. ma perché?
    Sul lavoro bisogna piangere? :-O

    No..è che..ma..ditemelo !!

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  12. dovevi dirmelo che venivi a Milano, mi sarebbe piaciuto conoscerti e...ti avrei saputo indicare di sgamo tutte le fermate dell'autobus necessarie a portari ovunque ;-)
    io vivo in questa città grigia ed in perenne movimento. Così tanto movimento che ogni tanto in metro mi ritrovo a correre senza un perchè: lo fanno tutti e mi lascio trasportare. A volte è solo una continua lotta. Perdi una metro e perdi la coincidenza con l'autobus quindi arrivi a casa dopo, quindi ritardi a prendere il pane e ad andare in palestra. Ma ogni tanto qualche milanese tira il freno e...prende il tram, ahahah! l'elogio della lentezza, un mezzo fuori dal tempo.
    per le emozioni che non affiorano: crescendo tutto diventa routine, l'esperienza diluisce i sogni ma non ci credo che non ne provi più perchè nei tuoi scritti qualcosa si sente. Saluti a te e a BucoDelCuloCity!

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