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IL MIO VICINO VIENE DAL MAROCCO


Il mio vicino credo venga dal Marocco, ma non ne sono certa perché è molto chiaro di pelle, ha pochi capelli bianchi e niente barba. Però mi pare che mi avesse detto che era marocchino, quella volta che gli diedi un passaggio fino alla moschea. Qualcuno una volta mi ha detto che alcuni immigrati dicono di essere di un paese diverso dal loro, se questo può portare loro dei vantaggi. Tipo non so, se vieni da certi paesi dell’Africa, come il Sudan forse, sei un rifugiato politico, se vieni da altri sei uno sfigato qualunque. Ci sono queste logiche qui cretine, che fanno sì che la gente menta. Voglio dire, abbiamo voluto a tutti i costi la globalizzazione per conquistare tutti i mercati, no? E allora? La terra non è di nessuno e i frutti sono di tutti.
Il mio vicino mi chiede sempre di mia madre, secondo me gli piace.
Il mio vicino sorride sempre.
Il mio vicino vende le rose.
Al mattino esce di casa che abbraccia un secchio pieno di rose imbustate singolarmente e poi fa il giro dal barbiere, all’alimentari e forse al bar, e poi il paese è finito. So che a volte prende il treno e va a Firenze o a Bologna, nei giorni di mercato.
Il mio vicino mette sempre jeans, un cappellino da baseball, camicia e un gilet smanicato con scritto dietro staff.
In genere torna a casa che il suo secchio è ancora mezzo pieno, e spesso ci regala le rose che non ha venduto, a me e alle bambine.
L’altro giorno, mentre andavo a scuola, ho visto che i carabinieri lo avevano fermato, fuori dal bar. Uno lo marcava stretto, l’altro telefonava.
Mentre tornavo indietro, sono ripassata di fronte al bar e l’avevano lasciato andare. Al semaforo mi ha salutato sorridente abbracciando il suo secchio di rose, e, dallo specchietto retrovisore, l’ho visto allontanarsi lentamente, con la scritta Staff sulla schiena, verso il negozio del barbiere.

Commenti

  1. Gliele vorrei comprare tutte, le sue belle rose.

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  2. quando vedo quelli che vendono rose ho sempre il sospetto che la persona che ho davanti sia l'ultimo anello di una catena di sfruttamento, qualcosa tipo un racket o simili. Come se chi vende le rose a fine giornata dovesse consegnare l'incasso a un "gestore".
    Non so se sia vero o no, non so neanche perchè lo penso, forse sono solo io che ho dei preconcetti e mi faccio dei gran film nella testa, poi magari la rosa la compro, ma se fossi sicura che i soldi se li tiene chi le vende ti assicuro che comprerei tutto il vaso.
    Il tuo racconto mi rassicura, da come ne parli il tuo vicino sembra libero, questo mi fa piacere.

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    1. Non sono per nulla certa che sia libero, ma non scrivo altro.

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  3. Questa istantanea sa di neorealismo, ma raccontato con un garbo e una partecipazione straordinaria.

    Bravissima!

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    1. Adoro essere neorealista (poi leggo un naturalista tipo Zola e mi do una martellata sui coglioni).

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  4. sono attimi che a volte ci passano davanti e nella nostra fretta quotidiana spazziamo via... tu l'hai fotografato benissimo

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  5. "il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i Carabinieri..."
    tuttavia... bene così.

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  6. Sei una bella persona. E c'è un sacco di poesia in questo post.

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  7. quando dico che sei una scrittrice... quanto è vero!:-) una narratrice senza architettura.

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  8. Credo tu sia una persona come, purtroppo, poche.

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  9. Eh.
    (ha ragione Gae, c'è tanta poesia qui)

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  10. ....la prossima volta che lo vedi, comprati una rosa.. se capiterà di vederci ti rimborso..
    bello e poetico post!!
    un abbraccio!!

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  11. Incroci di vite e di rose. E se possibile di gentilezze in questi fiori...

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  12. Accidenti, mi sono sempre stati antipatici, posso dirlo, costoro che vendono le rose a ogni costo. Più che altro per le rose, che sono sempre morte mezz'ora dopo. E perché penso ai grossisti di quelle rose, e a come le coltivano, negli stessi paesi da cui viene l'ultimo anello della catena che tu descrivi, nelle serre soffocate dai pesticidi con i turni di 14 ore per 2 centesimi all'ora. Vorrei che i carabinieri, per una volta, andassero da costoro, organizzatori di lavoro nero, a fare un controllo con i controfiocchi.
    E poi quando diventa semplicemente il tuo vicino, ecco, è un'altra cosa.
    Bravissima.

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    1. Non è un'altra cosa. Solo, quando una persona la vedi da vicino ne vedi anche l'umanità o il colore o la poesia.

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    2. Sì, certo, ma non lo vedi più nella funzione di rosivendolo... come tanti altri casi del resto.

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  13. Post bello e poetico. Ma a mio avviso i venditori di rose non vendono solo rose. Non è detto che sia il caso del tuo vicino, ma la mia percezione purtroppo è questa.

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    1. Mah, può essere sai. Ma quando esistere è un reato, vendere "rose" lo è meno.

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  14. Mi hai fatto venir voglia di parlare del "mio" venditore di rose, che però è indiano :)
    Ciao poetessa

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  15. ma allora non sei cattiva!!
    hai tessuto un dipinto tenerissimo!!

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  16. I tuoi vicini hanno sempre storie speciali alle spalle o tristemente davanti... vorrei proprio sapere cosa fai tu per loro. Oltre a scrivere post, ovviamente.

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    1. Ma sai, prima cosa ho cambiato casa dieci volte e di vicini ne ho avuti tanti. E poi credo che se ti sembrano storie speciali quelle che racconto, forse dovresti guardare meglio le persone che hai attorno, ovunque tu viva e chiunque frequenti.

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    2. cosa fai tu per loro, chiedevo.

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  17. Questo post mi ha fatto stringere il cuore.. un senso di malinconia che non so spiegare.

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  18. La provincia é così. Piccola e borghese. Il vicino che viene dal Marocco è una fonte di novità che chi è abituato ai ritmi di provincia lenti,uguali da decenni non può comprendere ed apprezzare. La vicina con il velo fa paura invece potrebbe insegnarci a cucinare così bene! Io le rose le compro dai ragazzi dei semafori, quando li trovo. Mi faccio un regalo e so che almeno i soldi non vanno ad una multinazionale senza volto.

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    1. Purtroppo sospetto che non solo la provincia sia piccola e borghese. :(

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