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La matta del cimitero


Nei giorni scorsi mi è capitato di fare un lavoro che richiedeva molto ragionamento e poca pratica. Il ragionare mi riesce sufficientemente bene se non ho troppa gente attorno che pensa che sono strana se cammino in cerchio e parlo da sola. Con la scusa della pausa sigaretta, ho deciso di farmi una passeggiata, sperando di captare qualche stimolo esterno positivo. La passeggiata mi ha condotto, nel giro di un centinaio di metri, al cimitero. Se questa fosse una metafora, chiaramente non sarei qui a scriverne. Ergo, sono stata fisicamente al cimitero. La mia condizione mi faceva piuttosto ridere, però cercavo di non manifestare la mia ilarità, per un'ovvia questione di rispetto. C'è da dire che le situazioni funebri mi fanno sempre molto divertire, anche se sto male. Qualcuno si ricorda della celebrazione dei vent'anni della scomparsa di mio padre? Ecco. A casa mia, da quando abbiamo perso il patriarca, ovvero il nonno Gino, abbiamo cominciato a riunirci in situazioni ludiche (vere e proprie festicciole) ogni volta che muore qualcuno: se stai come un cane, ciò ti permette di non stare troppo solo. E quando è morto il nonno, stavamo tutti come dei cani, al ché, dopo un funerale affollatissimo con tanto di cantante e io che lessi un pezzo di Shakespeare, ci riunimmo in una ventina a mangiare maltagliati ai fagioli in suo onore. Quando morì la nonna Cloe, idem. Contesto straziante, il funerale più triste della storia, epperò figli e nipoti ci stringemmo per un paio di giorni attorno a tavoli conviviali. A Natale scorso è morta la nonna paterna: un dolore che stavo cominciando a prevedere da tempo, e quando è arrivato c'era la necessità di lasciare il nonno, suo adorato marito, il meno solo possibile. L'ultimo lutto ha creato una sinergia che non avrei sospettato tra la mia famiglia e la famiglia d'origine di mio padre, e stiamo recuperando velocissimamente un rapporto che negli anni era stato sporadico.
Per tornare a noi, passeggiavo per il cimitero, pensando ad alta voce. A un certo punto, mi fermo di fronte a una lapide, fingendo di essere lì per qualche scopo che non fosse la creatività. Il morto si chiamava come il mio ex, che porta un nome veramente poco usuale. L'ho preso come un segno. Passo alla lapide successiva. Il secondo morto aveva lo stesso cognome del mio ex trombamico. L'ho preso come un segno.
L'illuminazione non è arrivata, ma ci sto lavorando.

Commenti

  1. Per esperienza, posso dire che ogni funerale a cui ho partecipato ha avuto almeno un momento di ilarità, in genere quando si ricordavano i difetti, le stranezze o le figuracce del defunto. Li trovo momenti bellissimi che creano un'ultima volta una commossa e strettissima complicità tra i partecipanti e chi se n'è andato

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    1. a me più che gli aneddoti fanno un sacco ridere i riti.

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  2. ...il al cimitero ci andavo solo per fare prove di coraggio... un paio di volte siamo scappati (con mio cugino), messi in fuga da chi aveva più coraggio di noi...TROMBAVA NEL PARCHEGGIO ESTERNO...

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  3. Da ragazzina andavo per cimiteri a scattare foto in bianco e nero (c'erano ancora dei rullini apposta, cent'anni fa).
    Unisci cognome del primo e nome del secondo e poi cerca il nome ottenuto su Facebook.
    Scusa, oggi sono più scema del solito.

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    1. oddio, se non sono mai riuscita a rimorchiare su fb, sennò quasi quasi lo cercavo. :)

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  4. Io non so come affrontarlo un funerale. Mi piacerebbe attuare la tua stessa modalità che credo sia molto intelligente, ma penso che mi frenerebbe una specie di senso di colpa che vuole che io porti rispetto al defunto soffrendo.

    Comunque io avevo capito che non avevi trombamici. Non ho fatto in tempo a scoprirlo che è già morto :)

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    1. I trombamici mica scegli di non averli, ti capitano. "Trombamico" è un giudizio, come dire: non è andata come speravo.

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  5. Una volta il mio trombamico mi portò a vedere la tomba del nonno da cui aveva preso il nome: vedere nome e cognome di lui vivente sulla lapide mi fece uno stranissimo effetto!
    Mai riuscita a superare lietamente un funerale...

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  6. eh, sono segnali dall' universo

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  7. Un'amica durante un funerale si avvicina al vedovo per le condoglianze e stringendo la mano, per sbaglio, sussurra: "Congratulazioni".
    Ora io non posso più andare ad un funerale che quando mi avvicino ai parenti e sto per dare le condoglianze mi viene da ridere e ho il terrore di sbagliarmi anche io!

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  8. Lo so che non dovrei scrivere tutto quello che mi viene in mente, ma poi lo faccio, quindi ti dico che mi piace interpretare quei nomi incisi sulle lapidi come dei segnali; il brutto è che l'unica cosa che mi fanno venire in mente è: necrofilia.

    Non sto bene, ma proprio per niente.

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  9. Al funerale di mio padre, non c'ero causa panza e lontananza, ma mi hanno raccontato e sembrava una soap opera: ex fiamme che dichiaravano alle mie sorelle l'amore provato per lui, gente che ti dice: "eh anche mia moglie e' morta da poco, ma per me e' stato peggio che per voi" (perche' poi???) Ci mancava che saltasse fuori il figlio segreto in chiesa ed eravamo a posto. Secondo me mio padre - al vedere tutto cio'- si e' divertito un casino. Io comunque nei cimiteri passeggio con la bambina, ma sono quelli stile anglosassone, con l'erbetta, e non c'e' nessuno nel parcheggio che fa sesso. Che noia.

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  10. io odio i funerali. Mi mettono tristezza. PEr questo non ci vado mai.

    E odierò quelli che verranno al mio.

    Forse la frase "Vedi Napoli e poi muori", con te diventa "Scopi Vale e poi muori".

    E mi stai trascurando. Mi incazzo.

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    1. Cacchio Banale, mi dai una responsabilità della madonna dicendo "scopi vale e poi muori". Mi toccherà di non trombarti mai per lasciarti l'illusione che sono fantastica.

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  11. Non sapevo si leggesse shakespeare ai funerali,
    Un motivo in più per non frequentarli.

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  12. io rido sempre ai funerali, forse perchè non sono mai stata innamorata. Ma non so dove sta il nesso.

    Buona fortuna con la decifrazione del segno, ciao!

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