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MATTIA E I MANIFESTANTI

L'altro giorno sono andata a fare shopping con mio fratello. No vabbè.
Abbiamo puntato entrambi un tizio mulatto con i dread; all'ottica ci siamo provati e fotografati con tutti gli occhiali da nerd; nel negozio di arredamento ci siamo seduti per terra e abbiamo preso un tè per gioco, con un servizio esposto in vendita; nel reparto "orologi da parete" io ho indicato un orologio che un tizio stava esaminando, dicendo "Guarda che teneri, questi prodotti dozzinali da famiglia frustrata"; lui ha tentato di vendere un contratto di telefonia alla commessa di biancheria intima; nei camerini di H&M giocavamo ai burattini.

Quello che però vorrei condividere con voi, è stato il suo racconto di un momento di follia quotidiana nella sua vita di truffatore precario (leggi: promoter porta a porta, pagato a provvigione). Se lui scrivesse in modo meno arzigogolato gli consiglierei di aprire un blog.
"E allora l'altro giorno a Reggio Emilia mi sono beccato una manifestazione" ha esordito, mentre provava una camicia, "e certe volte le manifestazioni mi fanno proprio incazzare. Voglio dire: andate a manifestare presso le sedi del potere, occupate la vostra fabbrica, però non rompete i coglioni a chi come me lavora praticamente a cottimo e non può perdere tempo in fila alla rotonda, sti cazzi"
"Eh, son d'accordo", ho risposto."Io tipo ho una grande solidarietà per gli scioperanti, ho anche la tessera della Cgil da quando ho cominciato a lavorare, però quando scioperano, per dire, quelli di Trenitalia mi girano. E poi, voglio dire, in fabbrica sono molto molto più tutelati di quelli a progetto o a partita iva, che, come te, passano per colletti bianchi, e guadagnano la metà degli operai, e niente tredicesima. E' ora di smetterla con le ideologie operaiste: i veri proletari sono i precari".
"No, aspetta, voglio raccontarti la scena. Arrivo alla rotonda e trovo l'ingorgo. Mollo la macchina accesa in fila e vado, a piedi, a chiedere per cosa si sta scioperando. Questi rispondono che manifestano contro l'articolo 18, e io dico: Scusi, manifesterete a favore dell'articolo 18".
"Ahah, contro l'articolo 18!"
"Aspetta, aspetta. Gli ho chiesto di farmi passare, perché dovevo andare a lavorare"
"...e loro corca"
"...e loro, capito, mi hanno detto che scioperavano anche per me. Capisci? Lì mi erano venute proprio le pulsazioni alle coronarie. Gli ho detto che io sono iscritto a Rifondazione da anni e però cerco di salvare il salvabile, visto che ho tre nipoti che tra vent'anni entreranno nel mondo del lavoro. Certe tutele sono sostenibili solo a spese di coloro che non hanno contratti da dipendente. Invece loro, capito, cercano di prender su quello che possono. A questo picchetto non c'era nessuno con meno di 45 anni, nessun cocopro, nessun tirocinante. Tutti dipendenti. Ed è colpa di certi paraculati, se io lavoro a provvigione. Io insomma gli ho detto che i fascisti sono loro, e che mi hanno rubato il futuro"
"...eddai, non fare la guerra tra poveri"
"Mi hanno detto di pensarla come volevo, che tanto loro non mi lasciavano passare"
"E tu che hai fatto?"
"Ho ribadito che erano dei fascisti e sono salito in macchina, ho attraversato la rotonda, e ho fatto per investirli"
"Te sei matto!"
"A quel punto è arrivato un vigile, che mi ha detto di non peggiorare la situazione. Io gli ho chiesto qual era il  suo ruolo lì, e lui mi ha detto che si occupava della viabilità. Non è ridicolo?"
"Abbastanza. E come è finita?"
"Che era mezzogiorno e i manifestanti hanno abbandonato il picchetto per andare a pranzo. Io ho mangiato il mio panino portato da casa e ho continuato a lavorare fino alle 20, a provvigione".

Al di là delle giuste considerazioni sulla follia di mio fratello, voi pensate che questo tipo di sindacalismo operaista abbia ancora senso? Io, sinceramente, ci sto pensando da mezz'ora.

Commenti

  1. Si, credo che un senso ce l'abbia ancora. Forse, semplicemente, come hai sottolineato tu, dovrebbe ampliare i suoi orizzonti e includere nella sua "lotta" anche un'altra bella fetta di lavoratori ancora più sfigati e meno tutelati della classe operaia. Però non posso pensare che pure i sindacati, per quanto molli e inconcludenti, spariscano lasciando ancora più vuoto. Facciamo finta di credere in qualcosa.

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    1. il problema è che i precari in genere non hanno tessere e i sindacati proprio non se li cagano. E allora cosa rivendicano? Più tutele per i lavoratori mi stanno benissimo (io stessa sono dipendente a tempo indeterminato), però i sindacati fanno finta di non vedere che il sistema che da più tutele ai dipendenti, poi le toglie agli atipici per mantenere l'equilibrio della bilancia.

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    2. Sono d'accordissimo con te. E te lo dice una precaria incinta, vedi tu.

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  2. È davvero dura fare scelte... mio cognato, metalmeccanico dipendente, guadagna più di me che sono laureato a capo di una coop di 50 lavoratori. Mi sento un po' mona

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  3. Eh sì, capisco l'incazzatura di tuo fratello ._. E sulla tua domanda non riesco a esprimere un'opinione, anche se sicuramente ci vorrebbe *qualcosa* che tuteli anche i precari... Una legge non sarebbe male, per cominciare.

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  4. Che non ci fosse nessuno con meno di 45 anni perché non possono "permettersi" di fare sciopero?
    Cioè, se non hai un contratto a tempo indeterminato (e in una azienda con più di 15 dipendenti) scioperare significa essere il primo sulla lista di quelli da mandare via.

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  5. Nell'azienda in cui lavoravo eravamo tutti a tempo indeterminato. Hanno simulato una crisi aziendale per mandar via una dozzina di persone, e se qualcuno non avesse avuto il coraggio di chiamare i sindacati se la sarebbero cavata con duemila euro a testa e dimissioni volontarie. L'articolo 18 non esiste già più.
    Questa è l'Italia, e tuo fratello ha ragione ad incazzarsi: tra un po' dovrò cercare un nuovo lavoro e tremo al pensiero di quello che troverò (ma sono di bocca buona, pur essendo laureata ho fatto la segretaria per sette anni a meno di mille euro al mese)

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  6. volevo dire a "el gae" di non rammaricarsi per lo stipendio di suo cugino... fa un lavoro che lui non farebbe. Vogliamo dargli qualcosa anche a chi sceglie di non studiare ma lavorare in fabbrica in catene di montaggio ? Sei tu che prendi poco, non lui che prende di +.
    e poi abbraccio la teoria di "dalle8alle5".
    Non si vede l'ora di tacciare qualcuno per qualcosa. Figurarsi lo sciopero alle rotonde.

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    1. Non sono d'accordo: la storia che i laureati sono fighetti che si rifiutano di fare certi mestieri è una leggenda metropolitana. Io da laureata ho fatto anche pulizie. Mia madre vent'anni fa faceva le pulizie con la terza media e guadagnava un milione al mese, con tredicesima.

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    2. non sei daccorso su cosa? che lo stipendio di el gae è basso (e non l'altro + alto) oppure che al giorno d'oggi (e quindi non vent'anni fa" basta che sbagli qualcosa e SE NON SEI NEL PUBBLICO vieni scacciato come una mosca?

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    3. per quanto mi riguarda dovrebbero guadagnare tutti lo stesso stipendio, che non incentivi il consumismo, ma che sia dignitoso: 1500 euro sia a Gae che all'operaio che a Marchionne che ai parlamentari.

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    4. sono d'accordo. e cmq io non mi volevo lamentare ma solo far notare la disparità.

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    5. Streghettamarzo 27, 2012

      Brava Polly. Io penso esattamente lo stesso.

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    6. io invece non sono per i 1.500 a tutti. 1.500 come base a tutti, poi se c'è chi è più bravo di altri e merita per responsabilità, impegno e tempo....molto di più. Sennò sembra la Russia del comunismo.
      Gli unici che abbasserei sono i parlamentari, che godono già di troppi vantaggi e agevolazioni pur non lavorando come intendo sia giusto.

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  7. Guarda io ci penso da una settimana... Non sto a fartela lunga ma io sono una di quelli a tempo indeterminato che in questo periodo manifesta (non per l'articolo 18 ma per una situazione aziendale di cassaintegrazione, ricollocazioni ecc.) e francamente mi guardo intorno e mi vergogno pure di manifestare io, che bene o male, uno stipendio tutti i mesi lo percepisco... Mi vergogno eppure dentro di me penso che non possiamo darla vinta a queste merde che c'hanno tolto tutto e ci fanno credere anche che a darci un lavoro ci fanno un favore quando dovrebbe essere un sacrosanto diritto ma anche un dovere (non dimentichiamolo). Su una cosa però sono d'accordo con tuo fratello, è colpa di paraculati fancazzisti (spesso protetti dai sindacati stessi...) se molti giovani hanno contratti di merda. Ed è facile, molto facile, tapparsi gli occhi finchè la situazione non ci tocca da vicino.
    P.S. Scusa lo sfogo...

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    1. Mannò, tu fai benissimo, lo farei anch'io. Però non possiamo pretendere che gente che non ha mai avuto uno straccio di dignità lavorativa in dieci anni di lavoro, come mio fratello, sia solidale con i dipendenti, quando il sindacato i precari non se li caga pari. Quando capisci che per otto ore al giorno sei un individuo di serie B, ti girano le palle.

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    2. ti correggo: non otto ore al giorno....mi sveglio alle 5.45 di mattina parto dal paesello ed arrivo in ufficio per le 8....qui inizia la giornata....mi dirigo alla volta del luogo indicatomi per la giornata (a mie spese di grazia)dedico alla pausa pranzo (sempre a mie spese) circa una mezz'oretta e riprendo il lavoro....torno a bologna per le 19....un'oretta di pratiche d'ufficio e la mia giornata si conclude con il ritorno a casa.....fate voi

      ps....se volete vi parlo dei miei precedenti posti lavorativi...

      mattia

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  8. lavoro in uno studio con un solo dipendente (me) di sicuro non scioperano per me visto che l'articolo 18 (e a quanto ho capito io la maggior parte degli articoli) tutela solo i dipendenti di aziende sopra i 15 lavoratori....a me chi ci pensa?! ^_^

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  9. Da qualche anno sono uno dei privilegiati in pensione, riconosco la fortuna di aver goduto di un lavoro sicuro e negli ultimi anni ben retribuito, (però dopo anni di fatiche molto malpagate), ho avuto dei grossi vantaggi normativi dalle lotte del 69 e per un decennio di sindacato forte, poi con gli anni 80 le cose sono cambiate, i giovani che entravano in azienda, quasi mai si iscrivevano al sindacato e quasi mai scioperavano, tanto, dicevano ridendo, quello che ottieni tu lo danno anche a me.
    Poi la globalizzazione ha cambiato il mondo e mi vengono in mente i versi attribuiti a Brecht: " Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti,
    e io non dissi niente, perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a difendermi".
    Mi scuso per essermi dilungato troppo, ma la mia esortazione é : " Il sindacato siete voi e solo l'unione potrà aiutarvi a vincere, così come è accaduto agli albori del movimento sindacale e quelli erano manovalanza analfabeta, ma con un grande cuore e un grande ideale".
    Ermanno

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  10. Benvenuti nel mondo reale.
    Scusa eh Valentina, ma ste cose mi fanno girare le balle. Sono nata e cresciuta a Roma, ti puoi immaginare ogni settimana quanti scioperi cosi' coi crumiri che fanno le anime belle? Nata e cresciuta in una metropoli dove il precariato e' arrivato prima di tutti, il mio primo lavoro retribuito era simile a quello di tuo fratello. Mai avuto tutele. Mai avuto sindacati che conoscessero la nostra realta', eravamo iscritti come metalmeccanici (haha, uguale). Mai avuto un contratto che andasse oltre i 6 mesi. Mai goduto di ferie, maternita', malattia. DIRITTI. Eravamo trasparenti, nessuno ci ha mai considerati, nemmeno il sindacato. Che pero' protegge solo le tute blu. E il resto d'Italia?
    Ripeto: benvenuti nel mondo reale.

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    1. Scusa Lucy, vado a lavorare da quando avevo 15 anni, mio fratello ha cominciato a 17 anni a fare le stagioni al mare come cameriere, trattato come uno schiavo. Ce n'eravamo accorti da un po'. Stavamo solo parlando di vita quotidiana.

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    2. Polly era un tu generico, non mi riferivo a voi due in particolare. Forse non mi sono espressa bene, ma quello che intendevo dire e' che detesto le ideologie, non servono (piu') a nulla, il mondo e' andato avanti mille anni e alcune persone, tra cui i sindacalisti, sono rimasti al medioevo. Ingegnere sentimentale, nel suo primo commento, dice meglio di me quello che intendo.
      Sono assolutamente polemica con i sindacati, non con voi. Figuriamoci. Stiamo tutti nella stessa barca.

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    3. Ah, non avevo capito :)
      è che quando mi si chiama con il nome per intero penso sempre mi si stia rimproverando qualcosa XD

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  11. Capisco bene il punto di vista di tuo fratello e concordo in pieno: lavoro 7 giorni su 7 tra tirocinio con rimborso spese minimo e un lavoro che odio come guida turistica. Al famigerato posto fisso ho rinunciato da sempre, anche perché non fa al caso mio, vista la professione che ho intrapreso. Ma in ogni caso è colpa anche di certa gente che sciopera a cazzo di cane se oggi mi ritrovo senza uno straccio di tutela, prospettive azzerate e un blog dal titolo "L'amore ai tempi del precariato". Eh.

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  12. mmh. è complicato:

    1)anche io sottoscrivo Dalle8alle5.

    2)Penso che manifestare il proprio dissenso sia necessario oltre a essere un diritto.

    3) dell'articolo 18 non mi frega una pippa e in effetti penso che i sindacati abbian paura di perdere il loro potere in un sistema diverso: la soluzione di molti paesi europeri è flessibilità nel licenziamento ma con sussidio di disoccupazione. Certo in Italia il rischio poi di amplificare lavoro nero e sfruttamento sarebbe dietro l'angolo... "ti pago con uno sputo e una pacca sulla spalla, intanto come disoccupata ti becchi il sussidio".

    4)e poi come forma di protesta e resistenza lo sciopero è ormai deboluccio. non ha senso: non fa notizia, non permette di diffondere le proprie idee, non crea disagi al padrone del vapore e neanche sensibilizza la classe politica. bisognerebbe immaginare altre forme di protesta...
    L'avevate vista la storia della maestra sarda che aveva piazzato la tenda davanti alla scuola perchè con lo stipendio che le davano non riusciva a pagarsi la benzina??
    L'insegnatne a km 0.
    alla fine ha fatto notizia, ha continuato a fare il suo lavoro e mi pare anche che abbia ottenuto qualcosa.
    ecco il link, e scusate lo sproloquio:
    http://nuvola.corriere.it/2012/01/12/la-crisi-produce-anche-gli-insegnanti-a-km-zero/

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  13. è un discorso idiota: attaccarsi tra straccioni è un modo come un altro per non centrare il problema e favorisce chi non vuole che solidarizziamo. anch'io sono precaria, precarissima, e mi faccio un culo come un secchio, e non posso nè scioperare nè manifestare, ma non sputo nemmeno sugli statali che hanno certezza di stipendio, pensione eppure scioperano e manifestano. ora, in questo momento, ogni voce, ogni dissenso sono fondamentali e devono essere rispettati. anche a me rode il culo quando i bus e i treni si fermano, quando ci metto 2 ore per tornare a casa, quando subisco disservizi, ma non mi sognerei mai e poi mai di sfogare la mia personale frustrazione lavorativa su chi sta manifestando un disagio, fosse pure la lobby dei farmacisti! coesione sociale questa sconosciuta, come sempre in Italia...

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    1. No, scusami. Stai confondendo la frustrazione PERSONALE con la frustrazione di una generazione. Se tu sei precaria e non frustrata mi fa piacere, ma non credo che i frustrati siano mosche bianche.
      E secondo, è vero che tutti hanno diritto di protestare, ma è un argomentazione molto debole sostenere che ci dobbiamo fare andare bene qualunque rivendicazione anche lobbystica, perché sì. Non trovo che fare lobbying per parare il proprio culo (non è questo il caso) a scapito del culo di tutti gli altri sia democratico nè etico.

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    2. come mia sorella ha detto non so scrivere... ma sono talmente inalberato che scrivo ugualmente.....
      dunque dicevo:
      fate conto che ci sia solo un pezzo di pane e 10 persone si mettano in fila per prenderne un pezzetto una volta diviso in 5 parti il pezzettino di pane rimane in mano solo ai primi 5 e gli sventurati dietro rimangano a digiuno......voi con il vostro pezzettino di pane cosa fareste? iniziereste forse a strillare che ci vuole piu pane per tuttidicendo che qualcuno deve trovarlo ma sempre con il vostro pezzetto stretto stretto oppure vi privereste di un po' di quel pane perequandolo fra tutti?
      ecco i manifestanti si sono presi non solo tutto il loro pane, ma anche il nostro, e sgridano perchè qualcuno porti altro pane...io tutti i giorni mi reco a lavorare e vedo di raccolgiere qualche bricciola....e sicuramente non me la prendo con gli altri della fila rimasti senza pane...non me la prendo con il fornaio perchè non c'è pane per tutti.....me la prendo contro chi mi ha rubato il mio pezzettino ed ora non me lo vuole restittuire e nemmeno farmi prendere le bricciole!!!!

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    3. Fratello, ottima metafora. Pacca sulla spalla.

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    4. a parte che non ho detto di essere precaria e NON frustrata ma semmai il contrario, ovvero di vivere appieno la frustrazione della precarietà. in secondo luogo, la frustrazione personale, quando, come ho sottolineato, proviene da condizioni lavorative indegne, coincide appieno con quella di una generazione, la nostra, il cui problema principale è proprio il non riuscire a fare uno straccio di progetto, ad affermarsi personalmente e professionalmente, a costruirsi una famiglia e tutte queste belle cose a seguire.
      Ma soprattutto, a me la metafora in risposta al commento continua a non tornarmi principalmente per una ragione: rivendicare il pezzetto di pane da chi ce l'ha è spostare il problema, chiedere aiuto e tutela NON dallo stato, dal governo, da quel sistema cui paghiamo tasse e diamo il culo ogni giorno, ma agli altri cittadini che come noi (in teoria e in linea di principio, eh?) lavorano e contribuiscono. Pensa se ce l'avessi tu, quel pezzettino di pane appena sufficiente alla tua sopravvivenza. Saresti disposta a smezzarlo con me, incoraggiata da quelle "alte sfere" che lodano la tua generosità approvando piani anti-crisi pieni di buchi e tagli indiscriminati con le cesoie, o preferiresti andare a migliorare, ove possibile, la condizione generale (sociale) e quella personale (nel tuo piccolo)? Io penso che il discorso sia assolutamente lineare. E va bene sarò Alice nel Paese delle Meraviglie ma ripeto, ed è un discorso a cui tengo: se continuiamo ad accapigliarci sulle briciole tra di noi non ne usciremo mai e poi mai.

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    5. aspetta aspetta Polly. Lo stato siamo noi, non è un'entità astratta. Chiedere diritti allo Stato significa chiedere soldi ai contribuenti. E io continuo a pensare che il pane rimasto (che non è più "ricchezza per tutti" e "crescita infinita"), va distribuito prima ai lavoratori meno tutelati, poi, ce ne rimanesse, anche a quelli già tutelati. E quello che fanno alcune categorie (come ad esempio le lobby) è appunto buttarsi come falchi sulle briciole. Briciole che peraltro stanno portando via ai propri figli, magari stagisti aggratis nella stessa azienda.

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    6. si, che lo stato siamo noi in linea di principio è vero ma in realtà sai meglio di me che un grosso problema che impedisce la garanzia dei diritti è che le ricchezze vengono mal distribuite da chi, incaricato per via (più o meno) elettiva, deve governare queste ricchezze. Io non sto chiedendo soldi ai contribuenti, sto chiedendo allo stato che i soldi già dati dai contribuenti siano ridistribuiti in maniera maggiormente adeguata: cominciate a togliere i contributi alle scuole private e date quei soldi alle scuole pubbliche per pagare insegnanti, bidelli e rotoli di carta igienica, per esempio. cominciate a spremere la chiesa, per esempio. cominciate a risparmiare sui costi della politica, sui finanziamenti ai partiti, per esempio. anche in Rai, dove i dipendenti sono stra-privilegiati, mi spieghi per quale motivo in tempi di austerity, tagli e risparmi si è deciso di tagliare lo stipendio a TUTTI eccetto che ai giornalisti? è chiaro che in quel caso il tecnico, che ripeto ai miei occhi è un privilegiato con posto fisso quasi inctoccabile e inarrivabile, ha tutto il diritto di protestarsi ed incazzarsi perchè lui deve dare la sua briciolina a me mentre "dall'alto" nessuno molla mezza corda della borsa.ora non voglio attaccare l'ennesimo pippone (cosa che ho già fatto, btw) ma credo di essermi fatta capire. poi è chiaro che anch'io sono contro le lobby e le categorie blindate come farmacie, notai, tassisti, persino architetti (l'albo di questi ultimi è di una ridicolaggine più unica che rara), ma continuo a credere che non sia il momento di contestare le contestazioni e le rivendicazioni di lavoratori in virtù di distinguo poco opportune tra precari/non precari e pubblici/privati...

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  14. mi spiace che ancora vi bevete la favola che chi non ha diritti non li ha perché altri ne hanno troppi... è una grande menzogna e a quanto pare funziona... la realtà vera è che i diritti si vogliono togliere a chi li ha, e non ci si pensa nemmeno a darli ad altri, non funziona secondo il principio dei vasi comunicanti... qui si vuole precarizzare tutti, e ci stanno riuscendo, anche con il contributo di chi inveisce contro i manifestanti invece di unirsi a loro... i diritti andrebbero estesi, non tolti, è molto pericoloso quel che sta succedendo e non rende il futuro roseo...

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    1. certo, nel mondo di walt disney dovremmo chiedere più diritti per tutti: nell'italia del 2012, pare che il sistema certi diritti (che per le fabbriche non sono diritti ma euro sonanti) non li possa sostenere. Quello che tu dici sarebbe giustissimo se il sistema fosse sempre in crescita, invece pare che non cresciamo più.

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    2. esatto esatto esattissimo! (purtroppo)

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    3. Ho appena deciso che al prossimo annuncio di lavoro rispondo con le vostre parole anzichè inviare il mio C.V.

      B.

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  15. Gli iscritti ai sindacati sono per la grandissima maggioranza pensionati (e infatti dobbiamo ringraziare i sindacati se con il nostro lavoro paghiamo la pensione baby della mia prozia da più di 40 anni, con 16 anni di contributi. E probabilmente la sua pensione è più alta del mio stipendio). Poi ci sono i dipendenti, specialmente di grandi aziende. Solo che CGIL e gli altri pretendono di rappresentare tutti i lavoratori, pur non avendo nemmeno la più pallida idea di come funzioni il nostro lavoro. Per loro l'unico e solo obiettivo è diventare dipendenti a tempo indeterminato il più velocemente possibile, quindi tanto vale difendere solo i dipendenti. E quindi noi continuiamo ad andare a lavorare con la febbre, rimandare gravidanze, ringraziare il capo se ci permette di fare le ferie (non previste da nessun contratto "atipico", che poi a ben vedere è sempre più "tipico").
    Io non chiedo di non poter essere licenziata, chiedo solo di avere i diritti dei dipendenti finchè ho un lavoro.
    E tuo fratello ha davvero ragione: è vero che un eccesso di tutele per alcuni è bilanciato da zero tutele per altri, quindi se si provasse a ribilanciare il tutto...
    Non è guerra tra straccioni, ma un tentativo di far capire che ehi, non c'è solo la FIAT!
    E scusate il lungo commento ma quando sento tutti che si lamentano per le modifiche all'articolo 18 e si dimenticano tutto il resto, mi sale una rabbia.....

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  18. Beh, dire che gli operai abbiano tutele maggiori dei precari mi sembra una ovvietà, dire che per questo sono dei privilegiati che non meritano di scioperare per ottenere condizioni migliori però è sbagliato. La disparità di trattamento non è frutto delle lotte degli operai ma di leggi a favore delle grosse aziende che hanno permesso la creazione di fasce di lavoratori senza tutela alcuna, schiavi moderni (partite iva, co.co.co, co.co.pro, agenti a provvigione etc.), meno organizzati e consapevoli degli operai, appunto. Il punto è, secondo me, che dovremmo lottare assieme per ottenere condizioni migliori per tutti e non livellarci al ribasso, siamo in Europa accidenti, non nel terzo mondo!
    PS. comunque la lotta per l'articolo 18 non la capisco neanche io, mi sembra che ci si focalizzi sui dettagli mentre si perde di vista il grosso ...

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    1. Aspetta, gli schiavi che dici non sono meno organizzati: manca loro un contratto che pari il culo se scioperano e un'organizzazione sindacale alle spalle.

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    2. i primi operai che scioperavano, 50, 100 anni fa, perdevano il posto di lavoro ... è brutto dirlo ma i diritti si conquistano (non solo scioperando, beninteso, nei paesi "normali" basta votare le persone giuste ...). Io credo che se i precari si organizzassero veramente in una settimana di sciopero si fermerebbe l'economia italiana e magari qualcuno farebbe qualcosa. Quando sono scesi in piazza i ragazzi di colore in calabria, la raccolta dei pomodori si è fermata ... se l'hanno fatto loro ...

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    3. Ti do in parte ragione. Però ricorda che coloro che scioperavano 100, 150 anni fa, erano lavoratori che non avevano proprio niente da perdere, perché spesso con il lavoro non riuscivano a sfamare i figli e rischiavano continuamente la vita. Così come quelli di Rosarno. Il precario di oggi prende 700/1000 euro al mese e spera che prima o poi gli facciano un contratto: scioperando perde la speranza in una vita dignitosa. Quelli delle fabbriche e delle miniere non avevano nè il pane quotidiano, nè la speranza in un miglioramento, nè la fede nella propria laurea e in un sistema che comunque aveva premiato i loro genitori.

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    4. Esatto! "Il precario di oggi prende 700/1000 euro al mese e spera ...", il problema è che è una speranza malriposta .... in questo scenario socio-politico non vedo la possibilità che intevenga qualcuno a garantirci dei diritti se non siamo noi per primi ad esigerli, come? purtroppo non ho la soluzione .... nel mio piccolo, dopo 2 anni di stage aggratisss e due di contratto a progetto ho detto al mio datore di lavoro "Esimio dottore, lavoro per lei da tanto e a questo punto dovrebbe aver capito quanto e cosa so fare. Se non l'ha ancora capito io non sono la persona giusta, se l'ha capito mi assuma a tempo indeterminato, altrimenti arrivederci e grazie". Mi è andata bene, ma non avevo figli nè debiti, se fosse andata male sarei tornata a casa da mammà ... non voglio essere da esempio a nessuno ma solo dire che dobbiamo imparare a puntare i piedi qualche volta e possibilmente prima di arrivare alla disperazione ... all'estero lo fanno, in Francia se una riforma non piace scendono in piazza uniti e compatti e non se ne vanno finchè non la ritirano e non è di certo disperazione ma coscienza di popolo (è un discorso generale ovviamente ... so che c'è che non può proprio permettersi di perdere il lavoro).

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  19. ingegneresentimentalemarzo 28, 2012

    Una nota a margine: le partite iva non sono per forza "schiavi moderni" (o "ricchi evasori"). In buona percentuale sono consulenti che hanno scelto di non lavorare da dipendente, accettando l'insicurezza dello stipendio e tutti i rischi che corre chi si mette in proprio in cambio del fatto di essere, appunto, autonomi. Non credo debbano per questo rinunciare ad essere pagati se si ammalano, per dire una. In ogni caso se passa la riforma così com'è prevista, una percentuale molto alta di vere partite iva (chi lavora principalmente con un committente e non è iscritto ad un ordine) resterà semplicemente senza lavoro. E tanti saluti. Un errore grave in una riforma che, per il resto, mi pare molto apprezzabile.

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    1. Sulla scelta dell'autonomia ho molti dubbi. Qualcuno sceglie, molti altri no. Io per esempio ho scelto. Partita iva, circa 6000 euro all'anno, committenti diversi, nessun Ordine a proteggere le spalle (anzi...). Nessuna agevolazione, nessuna possibilità di investire per aumentare il businness, mi pago tutti i ticket e non avrò mai i famosi 20 anni di contributi per accedere alla minima pensione.
      Sì, ho scelto. L'alternativa era l'ennesimo stage a 34 anni pagata con un buono pasto al giorno, nel lavoro che ormai facevo da anni. O la completa gratuità nel nuovo lavoro che stavo decidendo di intraprendere.

      Ho votato a sinistra tutta la vita. Non ho mai sentito mezza parola che sia mezza in difesa di situazioni come la mia. Nè da un solo partito, nè da un solo sindacato, nè dai giornalisti di qualunque colore o non-colore.

      Sto studiando per la seconda laurea, ho iniziato pulendo i bagni anche io e sto finendo pulendo i bagni di casa mia senza retribuzione, intanto che mio marito (co.co.pro senza partita iva ma con Ordine alle spalle) paga tutte le bollette e le spese mediche, la mia riconversione universitaria. Il parrucchiere no, perchè da un anno faccio finta che i capelli bianchi siano la mia bandiera di femminismo.

      Si arriva a dire Muoia Sansone e tutti i filistei, e non pensavo mai di arrivare a questo, fidati.

      Laura.

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    2. E, duole dirlo, ma la riforma piace anche a me.
      Anzi, dovrebbe essere più rivoluzionaria.

      E ho il terrore del ritorno di un governo politico. Non riesco più a sentire la voce dei politici, ad ascoltare le loro finte argomentazioni, i finti convincimenti, le finte soluzioni. Non ritengo di essere qualunquista, continuo a seguire la politica nonostante il disgusto. E voterò, anche, quando sarà il momento. A sinistra, sì, certo. E dirò di più: se mai fossi assunta da qualcuno, mi iscriverei ancora al sindacato!

      Ma che non mi si chieda anche di credergli, per favore.

      Laura.

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    3. Concordo: ci sono alcuni professionisti che hanno un buon giro e una partita iva, molti altri che sono o False Partite Iva, di fatto dipendenti senza tutele, altri ancora che sono professionisti che non è che preferiscono lavorare come autonomi: semplicemente non trovano lavoro come dipendenti.
      Conosco una signora delle pulizie, la cui ditta (coop!!! dove era socia!!!) le ha imposto di lavorare sempre per loro ma come autonoma con partita iva (!!!) per il doppio (???) dello stipendio orario. Robe da pazzi.

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    4. @ingenieresentimentale ...io mi autodefinirò un truffatore....ma faccio il consulente....certo mi diverte, la mattina sono contento di andare a lavorare...ma la partita iva è una bella seccatura per uno che guadagna circa 15.000 euro.....e consdera che io sono uno dei casi fortunati....di solito i miei colleghi prendono 7/8 mila euro all'anno....con partita iva...chi "sceglie" questo lavoro lo fa per sopravvivenza
      mattia

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  20. ingegneresentimentalemarzo 28, 2012

    Polly, leggo spesso ma non commento perchè boh, mi sembra strano fare commenti sui racconti della tua vita senza conoscerti. Però bellissimo blog, non mi perdo un post.

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  21. anche io penso da una settimana perché 10 anni fa ero con cofferati a fare la lotta x l'articolo 18 e ora mi trovo a 34 anni dopo una laurea, un dottorato di ricerca ed esperienza all'estero a lavorare cococo per una società in cui mi diverto, trattano bene e non mi rompono le palle se resto incinta, ma che mi paga quanto la baby-sitter che pago x stare con mio figlio mentre sono qui.
    Ci pensavo l'altro giorno ... è poi così giusto che io e lei si prenda lo stesso stipendio, senza paura di fare la classista ... io per fare tutto sto casino di roba, sono andata a vivere col mio compagno a 31 anni xchè prima vagavo un po' in giro, il primo figlio l'ho fatto a 32 e ho fatto di tutto, da lavoro quasi a cottimo, a ripetizioni private ecc prima di approdarequi ... probabilmente non avrò mai una pensione, se domani si svegliano che non mi vogliono più ci mettono 3 secondi a mandarmi a casa, visto che mi rinnovano il contratto di 3 mesi in 3 mesi ... insomma ... scemi noi che non ce ne andiamo a bloccare le rotonde, perché in Francia per una pseudoriforma Biagi hanno bloccato il paese per un mese e il governo coda fra le gambe hanno fatto retromarcia ... insomma forse invece di prendercela con chi difende i propri diritti dovremmo prendercela con noi stessi che facciamo le pecore.

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    1. Tu, precaria, non puoi sostenere che voi precari siete pecore. Ma scusa, dimmi come cazzo fai a scendere in piazza? Quello che perdi tu in un giorno di sciopero potrebbe essere il lavoro. Tuo figlio non si sfama di idee, si sfama con il cibo che compri con lo stipendio.

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    2. beh certo non andrà nessun'altra/o a difendere i miei diritti come è chiaramente evidente ... quindi che dobbiamo fare secondo te?
      il bordello vero andava fatto quando tutto questo è stato creato .. un po' di occhio più lungo in tutti non avrebbe guastato ...

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    3. mi ha fatto molto effetto leggere il commento di serendipity: anche io 10 anni fa ero a roma con la cgil a scandire slogan, tutta convinta della difesa a oltranza dell'articolo 18... ed ero studentessa. ora, anche io dottoressa di ricerca, abbandonata la precarità universitaria - che mi spezzava il fiato - e approdata alla precarietà in una bellissima casa editrice, dove mi trovo bene, non sono più così sicura di difendere l'articolo 18. perché in effetti le aziende fanno già quello che vogliono e lo si capisce solo standoci dentro. mi sono riempita la bocca fino a poco fa sull'importanza delle tutele; poi ho visto finte crisi aziendali che hanno dimezzato il personale, o una collega brava che pur di tenersi un lavoro che continua ad amare ha chinato il capo al rientro dalla maternità, quando le sono stati tolti compiti importanti. e allora mi chiedo chi tuteli l'articolo 18: davvero, senza alcun intento polemico, vorrei saperlo. conoscete qualcuno che ne abbia usufruito? e sia rientrato in azienda e ci sia rimasto? o lo vogliamo mantenere perché pensimao che le aziende dopo sarebbero ancora più libere di compiere licenziamenti arbitrari? ma non è una battaglia di retroguardia? non varrebbe la pena agire sulla stabilizzazione del precariato o sulla reale fruizione della flessibilità (che potenzialmente è bellissima: se posso correggere bozze stesa in un giardino al sole, con un occhio a mia figlia sull'altalena, io rinuncio volentieri ai vantaggi del contratto dipendente...)?
      grazie delle eventuali risposte. margherita

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    4. Penso da tanto a tutto questo discorso, alla risposta di Polly e continuo a ragionare su cosa potremmo e dovremmo fare noi precari-flessibili, che viviamo però la nostra precarioflessibilità con un'ansia cosmica in attesa che finisca ... Io quest'anno non ho potuto comprare casa, anche la banca più amorevole non da il mutuo ad una coppia in cui lui liberoprofessionista (avvocato nonfigliodiavvocati in una città pienazeppa di avvocati) ha una dichiarazione annua non certo da rockfeller ed io ... beh .. diciamo che i miei documenti neanche li hanno voluti vedere ...
      Io ci voglio anche credere a questa nuova realtà e mi ci voglio adattare invece di viverla con ansia e angoscia ... ma se mi devo adattare io, perché non si devono adattare banche, datori di lavoro e sistema in generale?
      Ho fatto il primo figlio a 32 anni (dico 32) e aspetto il secondo ora che ne ho 34 e in entrambi i casi la prima cosa che mio padre mi ha detto è stata "e mò come facciamo?" come se fossi una 14enne in seconda liceo! Qualcosa dovremo pure fare noi, altrimenti chi mai lo farà per noi ... ma cosa???

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  22. Ma quale articolo 18.. Ho lavorato con contratto interinale, di formazione, di inserimento (era cambiata la legge e il nome ma non la sostanza), a tempo determinato per 3 anni e poi sono approdata a indeterminato... E la mia azienda (non in crisi) ne fa fuori 350 con un bell'accordo con i sindacati! Io sono salva perché in una linea specialistica, ma tanti miei colleghi che si fanno un mazzo tanto come me rimarranno a casa mentre molti che se ne fregano rimarranno.
    Io non so come lo cambieranno questo articolo 18 ma non sono nemmeno sicura che così com'è sia giusto. Penso che tuteli i lavoratori non la gente che lavora e c'è una bella differenza!

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  23. Seguo il tuo blog come ed anche più che il tg. Vita quotidiana, oggi a te domani a me. Commenti pochi ma grande interesse. Sono quasi sempre d'accordo con ciò che scrivi e soprattutto amo il tuo modo di scrivere: alleggerire un po' ciò che spesso è un vero dramma!!!
    Un sorriso
    Anna

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  24. riconosco i camerini di h&m, si può dire ? io però lo dico in italiano e mi prendono tutti in giro ma a me piace così, perchè il mondo è bello perchè è vario...

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  25. Pienamente d'accordo con ogni parola di tuo fratello!

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  26. ciao polly,
    ti seguo spesso, in genere non commento perchè se non si ha niente da dire è meglio stare zitti...
    sono d'accordo con alcuni commenti, la riduzione delle tutele ai dipendenti NON garantisce l'aumento di quelle dei "lavoratori atipici", l'articolo 18 già adesso vale quello che vale perchè la gente viene lasciata a casa lo stesso (in aziende con più di 15 dipendenti) serve solo ad evitare la "macelleria messicana".
    On più c'è una larga fetta di sfigati che si è fatta stage, periodi a tempo determinato, sostituzioni di maternità insomma la famosa flessibilità in entrata e adesso che è arrivato il sospirato contratto a tempo indeterminato deve garantire flessibilità in uscita... non so mi pare che pagano sempre gli stessi.
    Forse sono una sprovveduta, ma i super manager, che vi assicuro ricevono super stipendi, non devono mai rispondere le caxxate? Il settore auto non va bene? licenziamo! No innoviamo, no diversifichiamo, no inventiamo soluzioni (in fondo siamo pagati per questo)nnaaa sfruttiamo gli aiuti di stato in termini contratti e di incentivi e, così privatizziamo solo i profitti le perdite le pagano tutti che bravi eh! potrei farlo pure io. Anche il "nano" politico se è per questo eh.
    Non so perchè non è evidente a nessuno che le aziende non avranno alcun interesse a mantenere in vita settori men che super produttivi e taglieranno appena si profila un minimo di crisi del settore, la mera legge di mercato non è automaticamente giusta, faranno ancora di più i loro interessi, mandando a casa quelli che rompono le scatole, ad esempio le neo mamme, insomma saremo ancora più solo servi.
    E' vero che in altri paesi il contratto a tempo indeterminato praticamente non esiste ma il "rischio d'impresa" che si accolla il lavoratore dipendente viene (ben) remunerato. Non dimentichiamo in quale paese siamo, soluzioni valide (?) altrove non è detto che vadano bene anche per noi.
    Dalla mia piccola esperienza vi assicuro che le aziende (con + di 15 dip.) già adesso sfruttano in ogni modo l'innegabile vantaggio che hanno in termini di potenza di fuoco e se davvero vogliono liberarsi di qualcuno lo fanno tranquillamente, così avrebbero solo licenza di uccidere.
    A mio parere dovrebbero solo eliminare i contratti atipici. Poi voglio vedere come fanno senza assumere nessuno.

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