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La mia famiglia

È una di quelle domande filosofiche che mi faccio regolarmente tipo: cosa voglio dalla vita? Credo nella reincarnazione? Quei tizi in divisa militare che siedono accanto ai nostri governanti, esattamente quale ruolo democratico ricoprono?

Dicevo, la domanda di oggi è: Che cos’è la famiglia?

Non mi convince la definizione italica: “famiglia = parenti”.

E neanche la definizione new age: “famiglia = quella che ti scegli”. 

Quelli che mi scelgo li chiamo amici. Qualcosa di più e qualcosa di meno della famiglia. Sono quelli a cui riservo il mio lato migliore, mentre la famiglia è quella che vede tutti i miei lati: quando sono il capobranco che incoraggia e quando mi sveglio in lacrime il giorno del mio compleanno; quando parlo poco perché penso ai conti da pagare, quando mi dimentico di chi ho attorno, quando mi alzo ogni mattina e cerco di ricordarmi per chi e perché lo faccio.

Qual è dunque il discrimine tra amici e famiglia? L'intensità del sentimento? Forse no. La quotidianità? Forse in parte. La responsabilità vicendevole? Forse sì.

Che sia che gli amici sono coloro con cui vuoi stare, mentre i famigliari sono quelli con cui devi stare per forza?

Forse la famiglia è semplicemente chi è "di casa", chi dice "sono io" quando citofona.



O forse no. Pensavo che fossero "di casa" tutti coloro a cui ho aperto il divano letto negli ultimi due anni, ma poi ho scoperto che non puoi aprire il divano letto a tutti. Non mi sono mai aspettata riconoscenza o riconoscimento, ma dare fiducia e ricevere del male, quello no, non credevo.

Ho scoperto che tutti, ma proprio tutti, sono pronti a fare del male per qualcosa. Prima di considerare "di casa" qualcuno, bisogna sapere in nome di cosa è dispost* a fare del male.

Comunque, credo ancora che la famiglia sia un’entità liquida, come lo sono i rapporti tra noi umani. 

Le bimbe saranno sempre la mia famiglia? Credo di sì, ma non è scontato che io sarò sempre la loro. Cioè, se andranno a vivere in Australia, e si metteranno con una persona con cui presumibilmente io non intratterrò un rapporto quotidiano e forse neanche profondo, e considereranno quella persona la loro famiglia, e quella persona giustamente non mi considererà la sua famiglia, ma “tua madre”, ecco, per loro io sarò ancora una famiglia?

Ma non cambiano solo le persone, non cambiano solo i rapporti, cambiamo anche noi.

L’altro mattina per esempio - sì, ditemi che sono patetica, ditelo pure - mi sono ritrovata da sola per venti minuti. Ascoltavo Imagine mentre raccoglievo i panni stesi, e non so perché youtube di seguito mi ha fatto partire Don’t look back in anger degli Oasis, e poi, non so perché, All the small things dei Blink 182, e poi non so perché Why don’t you get a job degli Offspring. E allora ho chiuso gli occhi per un attimo  e d’istinto mi sono messa a saltare, e ho pensato: fai come se avessi quindici anni e fossi nella sala rock di una discoteca prima che vietassero di fumare al chiuso, che cosa senti, che cosa è rimasto?

E mi sono risposta: forse è rimasto solo lo stesso corpo. I capelli, anche se più secchi e più bianchi; il naso, la bocca, i denti, gli occhi miopi, le braccia, il seno, la pancia non più piatta, i fianchi, le gambe, la voglia di caffelatte sul braccio e la macchia rossa in fondo alla schiena.

Devo voler bene, mi sono detta, a quel corpo che mi ha portato fin qui.

La mia famiglia, forse, sono io.

Commenti

  1. Senza parole. Ha già detto tutto tu❤️

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  2. valentina sei un conferma. trovo sempre le parole giuste, per me, da te. :-)

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  3. accidenti che ravanata. sono la madre dello sparso e non sono diventata la famiglia della compagna e mi ha fatto malissimo scoprirlo, che pensavo d'esser wow e invece. ma ho riscoperto la me da sola. senza pendenze (quelle di marito, ma sono diversamente gestibili) ho ancora voglia di fare sì, siamo noi la nostra famiglia.

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    1. Ti abbraccio Si, mi viene in mente il titolo di una pagina fb: Accettare con serenità quello che non accetti con serenità...o qualcosa del genere. Va bene, è la vita.

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    2. Silvia mi dispiace, anche se come madre di quel bonazzo fotonico dello sparso, un angolo di paradiso te lo sei già guadagnata

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  4. Leggerti, anche dopo tanto tempo dall'aver aperto il tuo blog, è sempre una meraviglia. Grazie per le tue riflessioni, sempre così profonde e vere.

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  5. ho letto l'ultima frase e mi pizzicano gli occhi...succede, quando mi commuovo.
    Grazie. Marta

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