tag:blogger.com,1999:blog-67064404939300763532024-03-13T23:08:02.257+01:00VOLEVO FARE LA ROCKSTARVita, morte ma soprattutto miracoli di Valentina Santandreapollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.comBlogger877125tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-51394068043684431822023-11-02T13:45:00.002+01:002023-11-02T13:52:02.851+01:00Ultimo post<p> </p><p class="MsoNormal">Ciao,</p>
<p class="MsoNormal">questo è l’ultimo mio post su questo blog (che rimarrà al
momento online, per chi dovesse aver voglia di leggere a ritroso).</p>
<p class="MsoNormal">Sono entrata qui da dis-adatta circa quattordici anni fa e
ne esco da dis-adatta. In mezzo c’è stato un momento in cui ero adatta a questo
luogo, voglio dire, l’internet in generale e questo spazio in particolare. C’è
stato un momento in cui mi sono sentita una specie di storia di successo, no? E per me
il successo era fare una vita abbastanza normale. Essere riuscita ad ottenere,
sempre con grandi bestemmie, quello che mi pareva gli altri avessero già di
nascita: una casa, uno stipendio, una famiglia, un mucchio di libri, pochi
amici ma buoni. E questo le persone me lo riconoscevano: “guarda”, dicevano “guarda
da dove è partita e dov’è arrivata”. Me lo disse anche la terapeuta: “Renditi
conto che avresti potuto non funzionare, e invece
funzioni”.</p>
<p class="MsoNormal">Bè, da quella narrazione mi sono staccata. Primo, perché mi
sembra davvero molto idiota, per noi occidentali, continuare a misurarci con
chi fa una vacanza in più all’anno, o guadagna mille euro in più al mese, o ha
più riconoscimento online, o un fisico migliore. Per buona parte dei miei simili, nel mondo, è un successo avere due pasti sulla tavola, ogni giorno. E io non voglio più scivolare in quell'illusione del crogiolarmi in qualcosa che è assolutamente impermanente: non ho conquistato niente, sono solo passata di lì.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPlWc6-nabdPVjiXfov-c2IdsZm5ZwClpR5s4YG8unT92Hf20OO3CrVvBh7PQMKO2ceRL4m1-0-HeKnBTA2yeLgtIDyc5cIGdA-ke8y67n0OgAjBwTZyPYPP1eOw40e43x8jO4z-K5-2YJlWezkukWKx_203n0omAa6p_e2OehI1l1jOjb-h2deJZY7pmf/s4160/IMG_20220425_145244.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPlWc6-nabdPVjiXfov-c2IdsZm5ZwClpR5s4YG8unT92Hf20OO3CrVvBh7PQMKO2ceRL4m1-0-HeKnBTA2yeLgtIDyc5cIGdA-ke8y67n0OgAjBwTZyPYPP1eOw40e43x8jO4z-K5-2YJlWezkukWKx_203n0omAa6p_e2OehI1l1jOjb-h2deJZY7pmf/s320/IMG_20220425_145244.jpg" width="240" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">E poi mi sono distaccata perché – e mi sento doppiamente
idiota anche solo a pensarlo – sto vivendo una tra le mie peggiori crisi
personali: l’adolescenza delle mie figlie. E questo improvviso vuoto di senso
mi ha fatto pensare tanto, a me, alla vita. E sono arrivata a delle mezze
conclusioni se volete molto nichiliste ma anche molto consolatorie, cioè che
niente ha davvero senso, o che comunque questo senso, se esiste, non è
percepibile nell’esperienza corporea del qui e dell’ora. Ed è proprio lì, che
voglio stare. Nell’esperienza. Forse un giorno il senso apparirà, senza che lo rincorro.</p>
<p class="MsoNormal">A dire il vero ho tante cose da raccontare, è una cosa che mi riesce e mi
gratifica. Ma sono stanche anche di subire e creare contenuti. Sembra quasi che ogni esperienza,
soprattutto altrui, abbia il solo fine di essere raccontata. O forse è solo la
percezione di una che legge quaranta libri all’anno.</p>
<p class="MsoNormal">Comunque. Dicevo, quando sono entrata qui dentro era tutto
molto “libero” (pure i troll eh), mi sono inventata la mia dimensione. Ero
abbastanza dis-adatta rispetto alla mia vita: lavoravo (come ora) in ufficio;
ero mamma di tre bambine adorabili; nei weekend mi piazzavo al fiume o davanti
al fuoco con gli amici, bambini liberi, sangiovese a volontà. Probabilmente
nessuna di queste tre persone e forse neanche la loro sintesi, ero io davvero.
Tuttora non so davvero chi sono io, ma Polly un po’ mi rappresentava.
Dis-adatta, ferita, anarchica, cinica, e da sempre legata a una dimensione affatto sua. Sapete,
a volte vedo dei documentari, leggo dei libri di persone che hanno fatto
scelte di vita radicali; e il solo risultato è che mi chiedo: perché non sono
adatta NEANCHE ad essere una felice outsider di successo? Il pensiero radicale
ce l’ho; il coraggio, forse, pure; sono abbastanza diversa per farlo davvero.
Eppure no, eppure il mio posto è qui. Perché è giusto, perché forse quello di cui devo fare esperienza è proprio lo sradicamento, ma poi chi lo può sapere, di cos'è che devo fare esperienza. </p>
<p class="MsoNormal">Ora penserete che la sto facendo più drammatica di quanto
sia legittimo. In fondo ho “solo” tre figlie adolescenti. Può darsi. Può darsi
che mi sveglio di notte e piango per niente, sì, certo. Ma non ditemi di andare
dalla terapeuta, perché sono esausta anche del patologicizzare tutto. E credo
anche che nessuno mi potrà rendere adatta a questo mondo e a questo tempo. Ma
va bene, devo stare in questa dimensione qui, di scomodità. Per lo meno adesso.
Perché tutto cambia continuamente, e anche affezionarmi all’etichetta di dis-adatta,
non ha senso, potrei perdere anche quella.</p>
<p class="MsoNormal">Insomma, da queste parole forse a voi sembra che vada male,
ma non è così: sono nel processo, ci sto dentro, non preoccupatevi.</p>
<p class="MsoNormal">Il vero motivo per cui vado via da qui, è
perché Polly non può stare in un luogo con delle regole. Polly
non sgomiterebbe mai per avere dei follower, o dei libri pubblicati (Cristo, me
ne hanno pubblicati due e l’ho detto solo ai miei amici), o
il favore di un algoritmo. Polly vuole fare solo a quello che ha senso per lei,
almeno quando non è impegnata a sottostare a dei compromessi per pagare l’affitto,
fosse anche solo che al mattino si deve alzare e vestire. Comunque. Sto bene.
Vabbè, diciamo, <i>abbastanza</i> bene. Sono nel processo, qualcosa succederà e non succederà qui. Intanto faccio spazio.</p>
<p class="MsoNormal">Voi però sapete dove trovarmi – credo. Incontrarsi mi sembra ancora magico, mi sembra ancora che ne valga la pena. </p>
<p class="MsoNormal">Ma non ora non qui, in questa pingue immane frana.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-42583356296228003782023-02-01T15:22:00.001+01:002023-02-01T15:39:08.402+01:00I miei quattro decenni<p> L'estate scorsa, sul volo di rientro dalla Scozia, finivo questo libro islandese, si chiamava La vita degli animali, mi perdonerete se non riesco a pronunciare il nome della scrittrice. No, va', lo cerco e lo copincollo: Ólafsdóttir, Auður Ava. Ecco qua.</p><p>Dicevo. A un certo punto parlava del fatto che esiste una parola islandese specifica per indicare i<i> grandi compleanni</i>: i dieci, i venti, i trenta e così via.</p><p>Bene, io tra due mesi compio quarant'anni. Dev'essere un <i>grande compleanno</i>, immagino.</p><p>Se penso alla mia vita vedo una serie di eventi traumatici di cui avrei fatto volentieri a meno e, in questi ultimi, difficilissimi, tre anni, mi sono chiesta tante volte se ne è valsa la pena, se vale la pena vivere così. Ma poi, guardando alla mia vita in termini di <i>direzione</i> e non tanto di fatti accaduti, non mi sembra poi così male. </p><p>Sì, lo so che sono cervellotica, che esagero coi metapensieri, e mi sono detta più volte che sarei più felice se imparassi a semplificare, invece che impelagarmi continuamente in freestyle filosofici che non vogliono arrivare a una soluzione, ma hanno il solo scopo di trivellarmi il cervello, perché io possa crogiolarmi più a lungo nella complessità. Ma è il mio modo di essere umana.</p><p>Comunque, ecco la direzione di questi miei primi quarant'anni.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVQc1U-5YSJtvlGSqRomc0kHjkmRAoO6dmlH5r7l1kTOrwvCxNGB3byyN9vshN3gBsYy1NcQtG0xi9eQTJA8Z_Js-lUu9BCZAfgjrlqzVxDylWs6d_lxVLtu5mhIE9m08E0SvcihkKbGS6w3UQDmbn8YCchwfslDWz3HC7G3lMHA4oZf_ITQEuNQv49Q/s4160/P_20201208_123419.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVQc1U-5YSJtvlGSqRomc0kHjkmRAoO6dmlH5r7l1kTOrwvCxNGB3byyN9vshN3gBsYy1NcQtG0xi9eQTJA8Z_Js-lUu9BCZAfgjrlqzVxDylWs6d_lxVLtu5mhIE9m08E0SvcihkKbGS6w3UQDmbn8YCchwfslDWz3HC7G3lMHA4oZf_ITQEuNQv49Q/s320/P_20201208_123419.jpg" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p><b>Il mio primo decennio</b></p><p>La mia venuta al mondo è stata un problema. Per mia madre, diciannovenne. Per mio padre, in carcere. Per i miei nonni, che avrebbero dovuto crescermi. A due anni dalla mia nascita, è arrivato anche mio fratello e mio padre se n'è andato in comunità. Da quel giorno ho sperimentato la più assoluta mancanza, ed è un sentimento che non mi ha mai abbandonato, che non ho imparato a gestire, che a volte mi prende alla gola e mi fa mancare l'aria. Una mancanza feroce.</p><p>Ho imparato a scrivere nel cortile della casa popolare a quattro o cinque anni, e quando ho compiuto sette anni mia madre mi ha regalato un diario segreto. Nella prima pagina, ho scritto questo:</p><p><i>"Caro diario, mi chiamo Valentina, ho sette anni e molti problemi. Per esempio a mio nonno è appena venuto un ictus".</i></p><p>Mio nonno non si è mai ripreso del tutto, e dopo circa un anno, ho perso mio padre. Nessuno ha avuto il coraggio di dirmelo per tre mesi, e in quei mesi ho pensato che lui mi avesse abbandonata. Ha fatto così male che neanche sapere della sua morte mi ha tolto di dosso quella sensazione di abbandono.</p><p>Nei miei primi dieci anni, l'unica cosa che avevo era la scuola. Ero la più brava della classe, e questo mi ha fatto scoprire almeno una cosa su Valentina: che era un essere pensante, oltre che scrivente. Anche se ben presto ho capito che per sopravvivere nel mio ambiente, non dovevo assolutamente eccellere.</p><p><b>Il mio secondo decennio</b></p><p>Durante il mio secondo decennio, mi sono staccata dalla mia famiglia d'origine. Ho accettato di essere diversa e forse ho pensato di essere migliore; di certo ho capito che ero una cagna sciolta, e ci ho fatto i conti, nel bene e nel male.</p><p>Sono stata la prima diplomata della famiglia, pur facendo lavori umili d'estate o nel weekend come mi veniva richiesto. A diciotto anni ho perso nonno Gino. A diciannove mi sono messa con il padre delle mie figlie, contro il parere di mia madre. Quando non avevo neanche vent'anni a mia nonna è stata amputata una gamba in cancrena ed è venuta a vivere con noi, avviata verso la demenza.</p><p>Se volevo davvero essere Valentina, dovevo staccarmi anche fisicamente dalla mia famiglia e prendere il volo verso la mia vita. Immaginavo che mi sarei trasferita all'estero, forse in Argentina.</p><p><b>Il mio terzo decennio</b></p><p>Il mio terzo decennio, dai venti ai trenta, è stato quello della costruzione. Sono stata la prima laureata della famiglia (vabbè, una modesta triennale, ma per me un grande traguardo), ho fatto tre bambine e questo è il motivo per cui ho accantonato <i>quel progetto di esportare la piadina romagnola</i>, ho comprato e ristrutturato una casa fuori città, a BucoDelCulo, mi sono lasciata con il padre delle mie figlie, mi sono inventata un lavoro, che peraltro prevedeva che io scrivessi; ho trovato nuove amiche e ho cresciuto le mie bambine.</p><p>Mia madre e mio fratello, ora che non vivevamo più assieme, sono diventati i miei punti fermi. Avevo finalmente una casa dove mi sentivo a casa ("<i>quella confusione creativa dove vivevi</i>", l'ha definita un mio amico romano). Avevo amiche che riempivano la mia vita di amore e sorellanza. E avevo anche aperto un blog per raccontare questa mia vita abbastanza felice e, mi rendo conto ora, un po' fuori dagli schemi.</p><p>Ma ancora mancava qualcosa: il mio spirito d'avventura citofonava. Così un giorno ho riempito un furgone e me ne sono andata, con le Brulle, alla volta del mare.</p><p><b>Il mio quarto decennio</b></p><p>Dai trenta ai quaranta ho realizzato i miei sogni. Ho trovato un lavoro dove guadagnavo meglio, ho lasciato i miei luoghi d'origine, ho cambiato città, ho fatto tutti i viaggi che avevo sempre sognato, ho scritto due libri, visto la mia vita in una serie tv, e, ultimo in ordine cronologico, ritrovato la persona giusta per me dopo dieci anni. Ho realizzato il sogno più grande che avevo: incontrare quel mio fratello che mio padre non aveva riconosciuto, e insieme a lui sua moglie e sua figlia.</p><p>Sono stata la Valentina che mi ero immaginata e spesso me ne sono proprio accorta, l'ho percepito: quella prima volta al mare in bici, quella volta su quel tetto a Roma a mangiare coda alla vaccinara, quella volta in moto sul monte San Bartolo, quella volta in vacanza in un cottage nei Costwolds con le bimbe, e ancora io e Lucia a Gorizia a presentare il mio libro, quella volta in pellegrinaggio a piedi con i miei nuovi amici, e tutte le volte che ho bevuto troppo e fatto tardi in giro per Rimini, senza vincoli, senza orari.</p><p>Poi è successo che un giorno tutto mi è crollato addosso, e ho dovuto rivivere a uno a uno tutti i traumi che pensavo, stupidamente, di essermi lasciata alle spalle. L'abbandono, la paura per il futuro, l'angoscia, la solitudine, l'umiliazione. Ma di questo non sono ancora pronta a parlare, o meglio, <i>no, non ora non qui.</i></p><p>Dal mio quinto decennio mi aspetto meno zavorre. E forse di trovare il mio posto nel mondo e in mezzo agli altri, ora che ho finalmente trovato me stessa. </p><p>Da quello che leggete, a voi, quale sembra <i>la mia direzione</i>?</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-47602587725207112092022-12-22T15:00:00.007+01:002022-12-23T12:54:50.045+01:00Dare e ricevere ai tempi di Tinder<p> L’altro giorno parlavo con L. a proposito di quando sei
single e ti ritrovi sempre in mezze relazioni che sono veri e propri vicoli
ciechi. A me è capitato molte volte: da quando mi sono separata dal padre delle
mie figlie, ogni relazione è stata un fallimento annunciato, finché non
ho incontrato L., e quindi è un tema che ho avuto modo di analizzare per molti
anni.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ognuno mi diceva la sua: sei tu che in fondo non vuoi, sono i figli,
vai sempre a cercarti quelli sbagliati. E poi c’erano il mio vissuto, la mia
scarsa autostima e un trauma da abbandono che aveva bollito sottotraccia sin da
quando avevo perso mio padre a otto anni, per poi esplodere durante una
relazione dalla morte annunciata.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Tra tutte le cose che mi hanno detto, tutte vere, tutte
false, tutte parziali e tutte inutili, una solo era condivisibile: la relazione giusta
sarà quella dove penserai che quella fortunata, tra i due, sei tu. Oggi è così.<o:p></o:p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjZlSyIOP-gW0FIziIR1Vx86KmuhgqM7-FgiThbvsvWgZ56cLSgtxxXFZ9OCMmrKmWXvElkARMv67jtETcHHJgD01UUKPblmkfUBQPbvOJLRuLpxt_JghZEur9Kxotcub9k0F4BOjK6meUm8j33e47RgnzFiEPaKd8dei48vBVXXEdUtVquBhCzFZ7dA/s4160/IMG_20220617_125253.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjZlSyIOP-gW0FIziIR1Vx86KmuhgqM7-FgiThbvsvWgZ56cLSgtxxXFZ9OCMmrKmWXvElkARMv67jtETcHHJgD01UUKPblmkfUBQPbvOJLRuLpxt_JghZEur9Kxotcub9k0F4BOjK6meUm8j33e47RgnzFiEPaKd8dei48vBVXXEdUtVquBhCzFZ7dA/s320/IMG_20220617_125253.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Io nelle Highlands scozzesi</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNormal">Ultimamente penso spesso che siamo tutti figli del nostro
qui ed ora e ogni cosa che facciamo è sempre un'emulazione o una reazione al
contesto, ai vincoli famigliari, al nostro specifico esperire del mondo.</p><p class="MsoNormal">Penso
tanto ai miei nonni, a quando sono nati, negli anni venti nelle campagne
romagnole; penso al loro vivere in equilibrio tra il dominare la campagna e l’esserne dominati. Intanto, solo qualche chilometro più ad est, nella cittadina di Cervia, stessa provincia, le persone vivevano in modo
completamente diverso, raccogliendo il sale nelle saline. E nel mio attuale quartiere di Rimini, poco più a sud, allora c’erano solo piccole casette basse di pescatori. </p><p class="MsoNormal">E penso
che la vita certo era dura, ma che tu sapevi chi eri e cosa ci facevi
qui. Eri parte della comunità, il tuo posto nel mondo dipendeva da quello che
la natura ti donava e ti chiedeva.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E penso a quando questa chiarezza d’intenti mi manchi
oggi, sia perché quasi tutti facciamo lavori perlomeno più astrusi (o come
direbbe Marcuse, parassitari), sia perché nelle società complesse gli obiettivi
comunitari sono sempre sottomessi a obiettivi di ricchezza individuali. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E questo secondo me c’entra con il discorso iniziale, quello
che facevo con L. a proposito della difficoltà nelle relazioni sentimentali di
chiunque si ritrovi solo e non sia più un ventenne. </p><p class="MsoNormal">Siamo figli del nostro
tempo, e anche le relazioni tra persone vengono valutate sotto la lente dello scambio “commerciale”.
A nessuno di noi piace l’idea di dare senza ricevere nulla in cambio: diamo cose e ci aspettiamo cose.</p><p class="MsoNormal">Eppure le
relazioni nel branco dovrebbero funzionare diversamente: i bambini, i vecchi, le donne
incinte ricevono; chi è in salute e in forze dà. Se cedo il mio posto a un anziano sull'autobus, non lo faccio con l'intenzione di richiedere la cortesia indietro. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E mi chiedo: nelle relazioni è sensato aspettarsi di dare e ricevere in egual
misura? </p><p class="MsoNormal">Se io mi metto su Tinder e
scrivo: ho bisogno di qualcuno che giochi con me a padel, in cambio cucino, davvero troverò qualcuno disposto o giocare a padel in cambio di ottimi piatti e le cose andranno bene? </p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E se noi cominciassimo a fare un atto di fiducia, a dare cioè
quanto possiamo e a chiedere quanto necessitiamo, non necessariamente in
maniera univoca (io do a te e prendo da te), funzionerebbe? Sarebbe meglio di
così? Non ne ho le prove scientifiche ma secondo me sì, potrebbe funzionare e
sarebbe meglio di così.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Con L. ha funzionato: io ero disposta a non pesare sulla bilancia quello che davo e lui lo stesso. Oggi io credo di ricevere più di quanto do, ma lui dice che è grato che io dia quello che posso. </p>
<p class="MsoNormal">Dare per primi è sempre a rischio inculata, ma a volte hai la botta di culo che ti ritrovi a dare contemporaneamente, e ti accorgi che ne è valsa la pena.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-16844757647885439542022-10-28T17:36:00.002+02:002022-10-28T17:55:10.858+02:00Una madre è un archetipo<p>So che qualcuno mi dirà anche questa volta che mi lamento
sempre e che massacro le povere piccoline di rivendicazioni. Francamente,
posso dirlo?, non me ne frega un cazzo. Scrivo quando non so che devo fare,
scrivo e razionalizzo, scrivo e tutto mi sembra meno pauroso.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Prendi i miei sentimenti qui spiattellati e facci quello che
vuoi: nutritetene, pensaci, facci qualcosa. Alla peggio, intrattieniti. Se ti danno fastidio e non
ne trai niente, neanche un pensiero critico verso di me, che ti assolva dalle tue colpe, allora fuggi da qui:
non serve a niente né a te né a me.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQtpNrINvElJQWwwPnPGXgIZ0BCb9-HIjGcfZ4C-XuLygN-CEp90pahmedSK1itcM88WSdNQ-4uz-ihqKsUT1S6qGzXR-roOd-uD3XOARwsDv0v5e1fUwwEN5zhiyY3tiDnP7vV8wyjDZllNwA083C_sVVabmpASttAWTbMUBNs6ln2mGiviQ8agDccg/s4160/IMG_20211003_140612.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQtpNrINvElJQWwwPnPGXgIZ0BCb9-HIjGcfZ4C-XuLygN-CEp90pahmedSK1itcM88WSdNQ-4uz-ihqKsUT1S6qGzXR-roOd-uD3XOARwsDv0v5e1fUwwEN5zhiyY3tiDnP7vV8wyjDZllNwA083C_sVVabmpASttAWTbMUBNs6ln2mGiviQ8agDccg/s320/IMG_20211003_140612.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Questa mattina dopo essere stata chiamata di nuovo “madre di
merda” e tante altre brutte cose a cui non voglio pensare, mi sono guardata
allo specchio e ho pensato di scappare. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ho abbastanza soldi da parte per non morire di fame mentre
cerco un lavoro. Le mie figlie hanno un padre che può occuparsi di loro, e
soprattutto possono e devono fare appello alle proprie risorse personali, senza
questa madre ingombrante a cui hanno deciso di buttare addosso, e che si è
presa, ogni responsabilità, ogni dovere, ogni bega.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vi dico la verità: ci sono solo due cose che mi trattengono
nella mia vita, se non fosse per le quali farei come i cattivi di Breaking Bad,
che quando arrivano al capolinea delle loro malefatte, prendono tutti i soldi che hanno e pagano un tizio
che procura loro una nuova identità, nuovi documenti, una storia da raccontare.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questi diciassette anni, ogni giorno, mi sono resa sempre
più conto di quanto scegliere di fare un figlio, non può che essere una scelta
inconsapevole che però ha il potere di portare la tua vita su una direzione
totalmente opposta. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Da quel giorno di diciassette anni fa il mio bene è
diventato una questione di secondaria importanza. Il mio istinto ogni giorno mi
dice di mettere davanti il loro bene. Non perché sia conveniente o etico o
perché mi diverto a fustigarmi qui con voi. È che è giusto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non sono mai stata pronta a quello che mi aspettava.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono arrivate come alieni nella mia vita, e ho imparato ad
accudirle. E non appena ho imparato, hanno cominciato ad accudirsi da sole, a
essere via via più autonome. Le ho accompagnate all’asilo, e poi alle
elementari, a judo, a danza, a thai chi, a pallavolo, credevo di essere lì per
offrire tutte le opportunità possibili, affinché scoprissero sé stesse, il loro talento, quello che procurava loro gioia. E non
appena le ho conosciute, ecco che sono cambiate di nuovo. Non erano più bambine
ma preadolescenti. E anche se ero disorientata, ho provato a guidarle, ho asciugato le prime lacrime d’amore, ho imparato a rimanere mono-espressiva mentre mi facevano rivelazioni shock. E non appena ho
imparato a supportarle, ecco che sono diventate adolescenti, ecco che mi sbattono
la porta in faccia gridandomi cose orribili e mi invitano a farmi da parte, e allo stesso tempo misurano di quanti centimetri mi faccio in là per sporgere rivendicazioni di ogni tipo. Probabilmente quando imparerò a sparire pur essendoci, mi chiederanno qualcosa di ancora
diverso, forse il mio supporto morale ed economico per andare fuori nel mondo.
Forse allora smetteranno di telefonarmi e dovrò imparare a non svegliarmi la notte in
preda all’angoscia chiedendomi se stanno bene e sono al sicuro. E quando avrò
imparato a non esserci e mi sarò dedicata al piano B, cioè la mia vita, forse mi chiederanno di fare la
nonna, di tornare a esserci, ma non troppo. E saranno di nuovo cambiate. E per loro, giustamente, non importerà del fatto che sono cambiata anche io, che senza di loro sono veramente molto più sola, più triste, più vecchia, ma anche più adulta, e forse più libera. Per loro sarò immutabile. Sono un ruolo, non una persona. Ed è giusto così, questo sono le madri, un archetipo. Non importa se sei la mamma giovane o vecchia, quella permissiva o quella severa, quella potenziante o quella depotenziante: sei una madre, una boa da cui allontanarsi o a cui avvicinarsi, a seconda della necessità.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dopo diciassette anni ho imparato a malapena a guardare da
lontano la mia isola, a studiare la traiettoria per raggiungerla e aggrapparmi
di nuovo a me stessa, ma la traiettoria è piena di pescecani, e io ho paura.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-56133815622896684542022-09-22T10:40:00.007+02:002022-09-22T10:52:27.641+02:00Sono diventata un tiro al piattello<p>Stamattina come al solito c’era una delle mie tre figlie che aveva voglia di sfogare una legittima frustrazione adolescenziale sulla propria madre e pertanto ha attaccato con la sempiterna solfa secondo cui a casa non ci sarebbe mai abbastanza da mangiare, rifiutando la mia profferta di yogurt, toast, crackers, biscotti, the, latte, succo di frutta (“è marcio!”, ha dichiarato di fronte a una confezione di succo ACE comprato il giorno prima, in scadenza a novembre dell’anno prossimo, rea di essere stata macchiata da degli schizzi di salsa di soia, la quale peraltro era stata rovesciata da lei stesso o da una delle sue sorelle, le quali tuttavia hanno dichiarato all’unisono “non sono stata io”).</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq5JIYy-KKDFDhThJMGSHJ0A73IsjZ3m32n69DhOKeSyQa9swYNPWhmYO2Ak2yEIOb9RDg4-9aPFFL4M2mw2tohPUwRJt_aIgoVywSb2i2qzIQz0ucDj7ZllMEBgU9D3voTK-BE8ZyQybDw0OG9v9nRBz3_frqFR8sYPD4coLE0Qdm_Mn-c2bHqDqn0g/s4160/IMG_20220618_154516.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq5JIYy-KKDFDhThJMGSHJ0A73IsjZ3m32n69DhOKeSyQa9swYNPWhmYO2Ak2yEIOb9RDg4-9aPFFL4M2mw2tohPUwRJt_aIgoVywSb2i2qzIQz0ucDj7ZllMEBgU9D3voTK-BE8ZyQybDw0OG9v9nRBz3_frqFR8sYPD4coLE0Qdm_Mn-c2bHqDqn0g/s320/IMG_20220618_154516.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Posto felice sull'isola di Skye</td></tr></tbody></table><br /><p>Le mie figlie mi stanno letteralmente tiranneggiando. Questo è deprimente. Vedono che c’è una sola persona adulta tra me, il padre, la nonna, gli insegnanti che non si arrabbia quasi mai, si prende ogni singola responsabilità, dà tutto senza lamentarsi, e decidono di calpestarla credendo sia la più debole, la preda più facile. Io glielo lascio fare, è pazzesco come il mio istinto di protezione nei loro confronti sia più forte del mio amor proprio. </p><p>Questo mio modo di essere a volte non viene capito, ma mi ferisce che non venga capito proprio da loro. A me non sembra che questo mio modo sia sbagliato, è la mia strategia di sopravvivenza: non mi lascio andare alla rabbia, non mi lascio andare all’euforia, non giudico, il mio modo di voler bene comprende la consapevolezza che le relazioni, anche quelle parentali, finiscono. Un' amicizia a cui tenevo è finita per questo motivo. La cosa pazzesca è che probabilmente sono finite amicizie senza che io me ne accorgessi. </p><p>Se non ci sei non ti chiamo perché vivo nel qui e nell’ora. Se sparisci, può darsi che non me ne accorgo. Se le ragazze vanno dal padre per una settimana, può essere che non le chiamo mai. Il mio mondo è quasi tutto al sicuro dentro di me, che sono l’unica casa che non perderò. </p><p>Comunque, lungo prologo, al solito, per dire che dopo l’ennesimo tiro al bersaglio dove il bersaglio ero io, mi sono ritrovata con venti minuti di tempo e sono andata al supermercato a comprare tutte quelle cose che quando erano bambine somministravo con molta parsimonia, ma che ora vanno bene di fronte al ricatto: “o quello o niente”. Ho preso succhi, frutta secca, panini, merendine, biscotti. Ho riempito il carrello per loro. Poi mi sono trovata di fronte a una focaccia con lo stracchino che aveva l’aria di una perfetta merenda per l’ufficio, ho guardato il prezzo, costava un euro e ventinove centesimi – non che io non li abbia, beninteso, è che qualunque euro io spenda per me, ci penso a lungo, come se non avessi diritto ai soldi che mi guadagno lavorando da quando avevo quattordici anni – poi mi sono detta: “no dai, Vale, quella roba unta ti resta sullo stomaco”. È vero, ultimamente tocca mangiare meglio, credo sia la vecchiaia. O lo stress che mi stringe lo stomaco, che tanto è sempre colpa dello stress, potrei veramente fare il medico. Comunque. Il punto non è spendere per me, né il mal di stomaco, il punto è che per decidere se concedermi un piccolo piacere come una focaccia con lo stracchino a merenda ci ho dovuto pensare cinque minuti e poi ho deciso di no, e sono talmente mentale che ora rimugino sul mio rimuginare, praticamente è un metarimugino.</p><div><br /></div>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com27tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-10180715899595602362022-09-05T23:13:00.003+02:002022-09-06T06:46:18.668+02:00Non morirò per questo<p>Leggo sui social tante persone che parlano di questo famoso settembre, in cui le vacanze sono terminate e si torna alla solita vita lontana dai bisogni veri e desideri. E questo per loro sarebbe ok. Sarebbe auspicabile.</p><p>Forse il problema sta in quella prima parola che ho scritto: leggo. Leggere gli altri anziché parlare, il problema in fondo è quello. Le persone vere mediamente non sono felici di tornare dalle vacanze. Ma magari sui social se lo raccontano. Ad esempio ultimamente mi è capitato di conversare con diverse persone che mi hanno raccontato di aver vissuto malissimo il lockdown. Che non dormivano la notte per via della cassa integrazione, che non sapevano come avrebbero fatto a pagare l'affitto. Che hanno visto i figli pagare gravi conseguenze psicologiche, che ancora non sono passate del tutto. E allora, mi chiedo, se stavate tutti come me, perché cazzo dicevate "Andrà tutto bene"? Perché vi prendevate per il culo? Perché continuiamo a prenderci per il culo sui social?</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb2WEMaBN_2DpofJY40KQzWQBB8a3tgnA2PvpBAlmVSxHZMkRd-pwo-4YgDxm2zqxLe9jXF8TqPX9DtlriBH0jHkrDE_r8SyBzVySKB6-jPJoefoe09QoCZ_sBX-ak3AiUms1PRt2Vm_M7lknDca7qMqpxsZZ9uynWnBWsGK5Wqo1efFu2uH97zu57iA/s4160/IMG_20220830_160345.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb2WEMaBN_2DpofJY40KQzWQBB8a3tgnA2PvpBAlmVSxHZMkRd-pwo-4YgDxm2zqxLe9jXF8TqPX9DtlriBH0jHkrDE_r8SyBzVySKB6-jPJoefoe09QoCZ_sBX-ak3AiUms1PRt2Vm_M7lknDca7qMqpxsZZ9uynWnBWsGK5Wqo1efFu2uH97zu57iA/s320/IMG_20220830_160345.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto: posto felice, il lago di Martignano.</td></tr></tbody></table><br /><p>Al netto della possibile finzione, io comunque ci credo che ci siano davvero persone che si sono create (o hanno ricevuto in omaggio dal destino) una vita ordinata: ci sono perché le vedo, e sento un senso di estraneità che da un lato mi addolora un po',dall'altro mi dona quella serenità estetica che continuo a cercare ovunque. </p><p>Le persone con la vita ordinata in genere sono vestite in maniera ordinata. Hanno agende e cancelleria. Auto che io non posso permettermi, che profumano di nuovo, forse. Forse hanno case ordinate. Non c'è niente che mi rende più serena del passeggiare vicino alle case, magari all'ora di cena, e immaginarvi le persone dentro. Le tavole apparecchiate con i piatti tutti uguali, la tv accesa, cani e gatti con lettiere pulite, faretti con luce calda. Parure di lenzuoli. Mi appaga, pensare che ci sono altre persone che hanno vite ordinate. </p><p>Ma mi ricorda che io non trovo conforto nella routine, né nell'adoperarmi per avere un aspetto ordinato, né negli oggetti nuovi che tuttavia conferirebbero un aspetto ordinato alla mia casa. Sembro incapace di utilizzare lenzuoli coordinati o calzini uguali. Questo mi ferisce, perché avrei bisogno di qualche punto fermo, esteticamente armonico. Tipo la famiglia ordinata che il destino non ha voluto per me né io ho formato, sfidando il destino.</p><p>Gli altri fanno progetti per settembre, sul mio screensaver c'è una foto di Steve Mc Curry con questo indiano con l'acqua fino al collo - un alluvione credo - che porta in salvo la sua macchina da cucire, sorridendo. </p><p>Ogni mattina accendo il pc e mi ricordo che io non sono mai stata capace di creare ordine attorno a me - ci ho provato e riprovato, ma poi ho sempre dovuto constatare che il casino non mi abbandona mai, mi insegue - ma ho le mie braccia per nuotare fuori dal fango, e la mia forza lavoro per provare a vivere con dignità: tutto il resto sarebbe bello, ma non c'è, e non morirò per questo.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com24tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-70361349687795531272022-08-21T17:21:00.004+02:002022-08-21T17:47:06.674+02:00Fate figli solo se siete pronti a tuttoQuando studiavo all’uni, poco prima di diventare mamma, mi ricordo che andavo nell’aula internet e navigavo alla ricerca di un’esperienza di cooperazione internazionale chissà dove. Mi sembrava una possibilità elettrizzante, che faceva un po' di paura ma paura buona.<div><br /></div><div>Non sapevo che la scelta di fare figli è altrettanto coraggiosa. </div><div>Eppure molti fanno figli, mentre pochi vanno in missione in Congo. Come se fare i figli fosse un’esperienza da divano, tipo avere un gatto. </div><div><br /></div><div>Per me fare figli non è mai stata un’esperienza da divano, ma nel mio caso era facile intuirlo, perché la persona con cui li ho fatti non era il tipo di uomo da villetta a schiera e lavoro in ufficio, sennò probabilmente non ci saremmo mai messi insieme. </div><div>Non sapevo neanche che le mie figlie non sarebbero state tre tipe da villetta a schiera. Forse perché sono la versione estrema di me: sono quello che dico ma non quello che faccio, hanno messo a dura prova ogni mio discorso inclusivo da millenial tipo “puoi vestirti come vuoi, io non avrò mai un atteggiamento padronale nei tuoi confronti”; “uh che bello che frequenti il centro sociale e il pacchetto degli skaters”; “dio non esiste, le regole sono per chi non ha auto-disciplina e la morale è un fatto culturale”, e via così, quando, se solo fossi riuscita a essere un po’ meno fedele a me stessa, avrei dovuto mandarle a dottrina e dare loro delle pedate nel sedere.</div><div>Sono state tre bambine fantastiche, oggi sono le figlie che auguro a quegli instagrammer con i bimbi piccoli che si dichiarano “famiglia rock’n’roll” solo perché mettono i Pink Floyd come sottofondo delle story. </div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOTfbdAadiBFnEmgXsanoia06aMVD8K_D8JtCmJJ2lPxcI5h5svdEM1kFpAncOK2hgMdym35M354lWT_0cTdjH1WUXglq-j7eB0xaf3JTnM4GMeYCrNfZ8hA9ohTIU44lhf2M32iFiUIEQL930YTaE0IY_0fha9eqzsUWhXoMoVGcxZO0KFibOQYb22Q/s4160/IMG_20220616_184930.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOTfbdAadiBFnEmgXsanoia06aMVD8K_D8JtCmJJ2lPxcI5h5svdEM1kFpAncOK2hgMdym35M354lWT_0cTdjH1WUXglq-j7eB0xaf3JTnM4GMeYCrNfZ8hA9ohTIU44lhf2M32iFiUIEQL930YTaE0IY_0fha9eqzsUWhXoMoVGcxZO0KFibOQYb22Q/s320/IMG_20220616_184930.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">No, non è l'adolescente medio. Quel ginocchio è mio.</td></tr></tbody></table><br /><div><br /></div><div>Ma la verità è che il percorso a ostacoli non è determinato solo dalla mia personalità. E neanche dalla particolarità del padre delle mie figlie con cui peraltro non convivo dal oltre dieci anni. E neanche (tanto) dalle mie figlie stesse. </div><div>Non è neanche dovuto al fatto che essere responsabile al 100% del benessere materiale e spirituale di un’altra persona, è un’esperienza che ti mette in relazione con un essere umano (e con il mondo esterno) in un modo che non ha eguali: è una relazione animale, ma anche sociale, ma anche antropologica, ma anche razionale, frutto di tutte le regole auree che le mamme di Instagram ti hanno riassunto in un comodo reel. </div><div><br /></div><div>La fatica, dicevo, non viene solo da come siamo noi o da come sono io, ma anche e soprattutto dal fatto che l’Italia ha questa concezione ultra-cattolica del sacrificio materno e la madre, volente o nolente, è costretta a farci i conti e a introiettarla. </div><div>Me ne accorgo quando ricoverano mia figlia, mi offrono una sedia di plastica dove dormire tre notti, e la mia reazione istintiva è la ricerca della forza di sopportare, che farebbe di me una Madonna perfetta. Purché curino mio figlio, io mi sacrifichero' con gioia. </div><div>Ma che cazzo?</div><div><br /></div><div>Io me li immagino, tutti quelli che si occupano di minori, che fanno lunghe riunioni, che snocciolano le normative nazionali e locali, che si barcamenano tra le menate moderne e gli intramontabili “ma poi se il bambino si fa male vado in galera io”, che già diceva la mia maestra, mentre, pace all’anima sua, fumava tre pacchetti al giorno sulla soglia dell’aula scolastica. </div><div><br /></div><div>Si barcamenano e si barcamenano e poi tutto si risolve in un bel regolamento chilometrico di divieti per il bambino / ragazzo e di prese di responsabilità che il genitore subisce senza aver mai né voce in capitolo, né un dialogo che non sia continuamente rimbalzato dai “ah, io capisco la sua posizione ma il regolamento”. </div><div><br /></div><div>La tutela dei minori, si dice. Anche quando il minore ha diciassette anni e viene trattato come un mentecatto, e quello che capisce lui, adolescente medio, è che può fare qualunque cosa perché tanto ne risponderà sempre qualcun altro. Per la tutela minori.</div><div>La tutela dei minori che vale solo per chi va alla scuola pubblica e all'ospedale pubblico, comunque.</div><div><br /></div><div>Per quello dicevo: tutti fanno figli, ma nessuno vuole andare in missione in Afghanistan, eppure a volte intuisco che non è poi così diverso.</div>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-63502724894910700052022-08-12T23:54:00.004+02:002022-08-13T01:48:50.482+02:00Un'estate strana<p> È un'estate diversa da solito, questa.</p><p>Sembrerebbe la prima estate senza le Brulle. Nel senso che molto spesso escono di casa verso le cinque, quando io sono ancora al lavoro, e tornano a tarda sera, quando io dormo. Poi la mattina dopo mi sveglio per andare a lavorare, mentre loro dormono. È Rimini, baby.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjaFMZcWPbqHmTn5xa8GeurzhuBdsMQVnEUN54J0kIzY4-pN-N7BLh8zlTtj15ESpYMKfpWcaaIE1CGDI_HsxbBAGqdS9uu5n-4rvw1UbavnxrSt6bTBLFy9fDxCxsNryal_NnJweaH68V0z8PD6gc3J6s6G42gqrZqWVNhv3jCkcl0p3UMC1d42NMiA/s4160/IMG_20220810_154409.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjaFMZcWPbqHmTn5xa8GeurzhuBdsMQVnEUN54J0kIzY4-pN-N7BLh8zlTtj15ESpYMKfpWcaaIE1CGDI_HsxbBAGqdS9uu5n-4rvw1UbavnxrSt6bTBLFy9fDxCxsNryal_NnJweaH68V0z8PD6gc3J6s6G42gqrZqWVNhv3jCkcl0p3UMC1d42NMiA/s320/IMG_20220810_154409.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Non siamo neanche andate in vacanza assieme, per la prima volta. Avevo prenotato un glamping in Lunigiana, ed era stato un gran lavoro di mediazione. No mare, no montagna, no borghi, no arte, no weekend, no tenda, mi hanno detto. No soldi, ho risposto io. Che poi fa ridere, perché mi ricordo che quando davvero non c'erano i soldi, durante la mia infanzia, altro che glamping: era già un miracolo quando non avevamo la luce staccata. Comunque ho prenotato questa tenda comfort, mi sono assicurata che ci fossero le prese elettriche per le tre smartphone-dipendenti, e niente, Carolina s'è rotta un metatarso a pochi giorni dalla partenza e abbiamo rinunciato, perché l'unica attività che avevano accettato erano lunghe giornate al fiume e va da sé che al fiume non ci vai con le stampelle. Non ho più prenotato perché ad agosto avevano troppi impegni e non s'è più trovata una combinazione che fosse ok. Una volta mi piaceva andare in vacanza con loro, stavamo in una dimensione diversa dalla routine, e anche se era sempre una gran fatica sapevo di stare costruendo dei bei ricordi. Ora devo dire che la disdetta all'ultima non mi è del tutto dispiaciuta.</p><p>Ammetto che quest'estate è un po' meno difficile delle scorse due estati, che sono state un vero e proprio incubo. Lo so perché ogni tanto mi fermo un attimo e percepisco che in quel preciso esatto momento sono felice. Nota: io non credo che essere felici sia lo scopo dell'esistenza, credo che stare bene sia un momento di grazia, mentre per tutto il resto del tempo basta non aver paura. Però indubbiamente stare abbastanza bene è gradevole e io per due anni non lo sono stata quasi mai: ho vissuto nell'angoscia costante. Ho chiesto aiuto con una fiducia indefessa e mi è andata perlopiù male. A maggio-giugno di quest'anno credo di aver toccato il fondo, così mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: se sei in una fossa, smetti di scavare.</p><p>Scavare era continuare a chiedere aiuto laddove non lo stavo trovando, anche se razionalmente sembrava la cosa giusta da fare. Scavare era chiedermi continuamente che cosa avrebbe fatto una persona normale al mio posto. Scavare era volere dimostrare (a chi?) che comunque ci stavo dentro. Mi è stato detto, a volte, che dovevo pretendere di avere il controllo della situazione ma mantenere il controllo a tutti costi non solo non è da me, ma anche negli altri lo considero un atteggiamento spesso al limite del patologico. Comunque non funziona quasi mai.</p><p>Io sono molto paziente, però non mi faccio dire come devo vivere. Noto i punti deboli delle persone. Non li sfrutto mai, li so e basta. Ma questo mi basta per non accettare indicazioni quasi da nessuno.</p><p>Un giorno mi sono chiesta: ma tu, hai paura per te o per le ragazze? Quando escono di casa, nell'estate riminese, con gli amici che conosci, hai davvero paura per loro o piuttosto temi che quella bambina che conosci bene resti di nuovo a casa da sola? </p><p>Mi sono risposta e ora le cose vanno meglio. Ho perso il Bestio per la vecchiaia e la stanchezza, ed era senza dubbio il mio figlio preferito.</p><p>Le ragazze le vedo praticamente solo quando sono in smart-working, o quando alle due o alle tre di notte mi sveglio e vado a vedere se ci sono. A volte mi sentono che entro nella stanza e, miopissima, tasto le lenzuola per sentirle, e allora magari scambiamo due parole. Le chiamo o le video-chiamo cinque o dieci volte al giorno e non mi rispondono mai. Per fortuna ho i numeri dei loro amici più stretti e questi mi rispondono. Comunque, quando le vedo le guardo attentamente e non noto nulla che non va, quasi mai. Finalmente.</p><p>Ho anche notato che se lascio del cibo pronto con una forchetta infilata nel piatto, si nutrono. </p><p>Raramente comunque sto da sola. Siccome non ho più qualcuno che mi aspetta a casa, a volte esco. Vado molto al mare, sto spesso con Lorenzo che è la mia comfort zone. Stiamo insieme da un anno e mezzo e non abbiamo mai litigato. A giugno abbiamo fatto una delle vacanze che sognavo da anni, in giro per la Scozia. Leggo molto, anche. Scrivo molto, ma per lavoro.</p><p>La mia vita ora è una grande incognita, però qualche progetto a lunga scadenza sta cominciando ad affacciarsi. Sapere cosa si vuole è già bel un passo nella direzione giusta. Comunque, tutto quello che sognavo da bambina lo ho realizzato. Non sapevo che sarebbe stata una tale faticaccia, ma avere realizzato tutti i sogni nel cassetto non è male.</p><p>Non posso dire di essere felice, ma, a suo modo, questa estate si sta facendo perdonare.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-89531904502693348652022-06-09T10:25:00.004+02:002022-06-09T13:17:15.592+02:00Se ci tenete al sonno, non fate figli adolescenti<p> Per trentanove anni non ho fatto altro che essere diversa da
mia madre, nonché da ogni madre del mondo, e solo oggi, con due figlie
diciassettenni e una sedicenne, sono diventata parte del mondo reale: sono una
qualunque mamma; di più, una mamma con l’ansia; di più, una mamma
rompicoglioni. Sono mia mamma, mia nonna e tutte le mamme e le nonne messe
insieme, nella grande ed eterna comunità umana delle donne preoccupate.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non sono mai stata ansiosa in vita mia; non sono mai stata
preoccupata; di più, quando ho cominciato a prendere coscienza della mia introversione,
ho considerato la mia tranquillità un pregio. Ho cominciato ad ascoltare tutti
quelli che mi dicevano “siete un quadretto bellissimo, è raro vedere una mamma
tanto tranquilla con tre bambine tanto tranquille”. Oggi persino la mia bambina
quella così tranquilla da essere praticamente statica, è un palo nel culo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sì, sto parlando di quella a cui si riferivano le mie
amiche quando sussurravano “se avrò un figlio, vorrei che fosse come lei”.<o:p></o:p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwvP9zvCd6ZtNEOKTKlswula0iLJpXTgO_wwW6MWoPQfaO6oALiossgZvFiU9fFdR2GDV_qjTyrWqzgSas18e6zeGuw54c_gyAOTnZHR_HL6AB3df7Bhdn84qOUJkcyh4wZeJegbChWML3eHRj3FtgA8PCnA6DjQYHHwjDAzc3vf2EksaFMqFXNHnlTA/s4160/IMG_20211031_130844.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwvP9zvCd6ZtNEOKTKlswula0iLJpXTgO_wwW6MWoPQfaO6oALiossgZvFiU9fFdR2GDV_qjTyrWqzgSas18e6zeGuw54c_gyAOTnZHR_HL6AB3df7Bhdn84qOUJkcyh4wZeJegbChWML3eHRj3FtgA8PCnA6DjQYHHwjDAzc3vf2EksaFMqFXNHnlTA/s320/IMG_20211031_130844.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">quanto sono belli i Sibillini da 1 a 10?</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNormal">Ho la mania di spiegarmi le cose razionalmente, anche se
ultimamente mi guardo attorno e credo che questa pretesa di razionalità sia
parecchio sopravvalutata, che poi diciamocelo, la razionalità mi ha sempre
spiegato quello che l’istinto già sapeva.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque, dicevo, la pretesa di razionalità: praticamente il mio loop di preoccupazione si genera nottetempo. Raga, non fate mai figli adolescenti d’estate
a Rimini. Sennò direte per sempre addio al sonno, per lo meno finché non direte
addio alla convivenza con loro. </p><p class="MsoNormal">Dicevo, io ho sempre avuto il sonno MOLTO pesante. Mi appoggio al
cuscino e sono praticamente morta fino al mattino successivo. Ho sempre anche
sognato molto, anche se da più di due anni faccio SOLO incubi. Adesso dormire è
molto difficile, specie con la figlia ad attivazione notturna, la quale per
fortuna al momento frequenta amici e fidanzatino che ho conosciuto tutti
personalmente, sono in gamba e soprattutto mi rispondono al telefono ad ogni
ora del giorno e della notte, cosa che mia figlia non fa. </p><p class="MsoNormal">Quando rientra, finito il mio predicozzo sempre uguale in caso di probabile ritardo, si mette a cucinare per il pranzo di natale e non è raro che io mi
svegli alle tre di notte con l’odore di frittura. Le altre due tornano mediamente prima e
crollano a letto, ma a volte si svegliano molto presto per vedere l’alba. Nel
mezzo, una gatta notturna e molto dispettosa. Il Bestio purtroppo l’ho dovuto
mandare in villeggiatura da mia madre perché credo ci stia lasciando pian piano
e voglio che abbia qualcuno che stia con lui tutto il giorno. Mi fa male ma è
la cosa giusta per lui.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Insomma, per farla breve io non riesco più a dormire
decentemente. Vado in questi loop notturni di ansia, telefonate qua
e là, predicozzi, risvegli. Dormo (e quindi vivo) decentemente solo quando le ragazze sono dal Donatore (sempre più
spesso, per fortuna). Non è che fanno cose davvero preoccupanti, o per lo meno,
ad oggi non hanno fatto ancora cazzate che pregiudicassero il loro futuro,
tuttavia loro sono troppe e io sono in carenza di sonno. </p><p class="MsoNormal">Sono diventata veramente “tutte
le mamme del mondo” e come tutte non riesco a fare il passaggio dalla loro
totale dipendenza da me per diciassette anni, all’evidenza che non posso avere
il totale controllo e probabilmente non è necessario e soprattutto
qualunque cosa facciano non pagherò io e non gioirò se non indirettamente.</p><p class="MsoNormal">È cominciato definitivamente
il periodo in cui la madre sta lì a guardare, l’istinto mi dice che è Giusto (dove per Giusto con la G maiuscola intendo nell'ordine naturale delle cose, che è l'unica regola a cui mi sottometto) e mentre tutto il mondo là fuori mi ossessiona con la questione del
controllo e delle regole, io non sono più tanto lucida. Tra un anno due su tre
saranno maggiorenni, e l’ansia del mondo là fuori non potrà più ripercuotersi su di me: le gemelle saranno ufficialmente responsabili di se stesse e credo che ne converranno ufficialmente anche gli altri, tipo la scuola, le psicologhe, i passanti.</p><p class="MsoNormal">Ho detto loro due cose: primo, che nella vita comanda sempre chi mette i soldi, e quindi che al momento, mio malgrado, decido io qualunque cosa sia da decidere. Niente è più estraneo a me, niente mi sembra più ingiusto, ma purtroppo vivo quaggiù (come dice di me uno tra i miei più cari amici: "tu sei IN questa Terra ma non sei DI questa terra").</p><p class="MsoNormal">Secondo, che nonostante quanto sopra, alla fine vince
sempre il più stronzo, per questo io non vinco mai mentre loro possono decidere se vincere o meno su di me. </p>
<p class="MsoNormal">Oggi vado dalla psicologa: tre o quattro anni fa ho fatto un
ciclo di EMDR e ho sentito di essermi liberata da alcuni traumi della mia
infanzia; credevo di aver finito il lavoro sporco, in fondo ho vissuto una vita
veramente molto avventurosa, magari anche basta, mi dicevo. Invece no. <o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-16629278938009575902022-05-23T13:04:00.006+02:002022-05-23T17:11:20.833+02:00Parte di un clan<p>L’altro giorno ero a pranzo con degli amici di un amico, e
devo dire che certe contaminazioni sono per me piacevolissime. Io che sono sempre stata
una persona “radicata” in Romagna (pur avendo cambiato città tre volte e
viaggiato più che potevo), adoro ritrovarmi in situazioni “temporanee”, di
condivisione anche profonda con persone che forse non rivedrò mai più. Mi
lasciano sempre qualcosa di importante. Perché se ti conosci per una giornata, in quella giornata porti di te ciò che vuoi, non il pacchetto completo, non la complessità del tuo karma; solo la tua apparenza, che forse è ciò di più vero che hai.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E quindi niente, ci si trova a pranzo io e L. con questo mio
amico, una esperta di numerologia, una musicista e un ingegnere trasfertista che viaggia il mondo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Questo hanno detto a me a L.: che siamo evidentemente anime
gemelle.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWF1uc5q9IVRbSQ44MgTBY_Sqj57U7kl4EjM6pWZLG8Y7uAQp2x8H32v-TmTI6CNrQhjq-QJ3xcRqn5Jj-nvj89AguIugACDt2KCU_XUrkY7Un9lZvoll-JjL_gOPOprop5OmpbwjpK0s_WhuJb8dfY-XvHl18bc0HTsqrRuQ0gZIajY6iVAuFXCa2mg/s4160/IMG_20220517_080511.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWF1uc5q9IVRbSQ44MgTBY_Sqj57U7kl4EjM6pWZLG8Y7uAQp2x8H32v-TmTI6CNrQhjq-QJ3xcRqn5Jj-nvj89AguIugACDt2KCU_XUrkY7Un9lZvoll-JjL_gOPOprop5OmpbwjpK0s_WhuJb8dfY-XvHl18bc0HTsqrRuQ0gZIajY6iVAuFXCa2mg/s320/IMG_20220517_080511.jpg" width="240" /></a></div><br /><p class="MsoNormal">Mi piace pensare lo abbiano detto per il fatto che siamo
vicendevolmente gentili (più lui, comunque).</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E allora pensavo a una cosa importante che ho sviscerato
qualche sera fa con la mia amica M. durante il nostro solito aperitivo di
quattro ore. A quanto è importante il senso di appartenenza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io sono stata molti anni da sola oppure in relazioni
disfunzionali e ho imparato a stare molto bene da sola e a contare unicamente
su me stessa. Questo per me è molto importante.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non mi mancava l’affetto: avevo le brulle. E non mi
mancava la condivisione: ho e avevo diversi amici e amiche intim*. E non mi
mancava qualcuno da chiamare a qualunque ora per non dire niente: ho mia madre
e mio fratello.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi mancava quello che mi era mancato da tutta la vita,
quando tornavo a casa da scuola e mi chiedevo “perché tutti gli altri hanno un
papà?”. Mi mancava l’appartenenza, nel senso di essere parte di qualcosa. Noi
eravamo e siamo una famiglia che si ama, eppure ognuno di noi si è trovato
spesso a guardare da solo la sua disperazione. Chi è disperato difficilmente ama al cento per cento, prima deve salvarsi il culo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Essere parte di un clan è un’esigenza antropologica. Oggi
che siamo diventati nuclei di consumo possiamo stare benissimo senza. Ma la
mancanza è profonda, non è un capriccio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io oggi apprezzo ancora il
tempo da sola, mi basto, mi riconosco e mi voglio bene, ma non mi sento più un gatto randagio
che vaga estraneo per il mondo come è stato per trentanove anni. </p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><i>Someone on a screen asked me a question </i></p><p class="MsoNormal"><i>Something about what love means to me </i></p><p class="MsoNormal"><i>Maybe it's just circumstance </i></p><p class="MsoNormal"><i>Or general compatibility </i></p><p class="MsoNormal"><i>I don't know who you are </i></p><p class="MsoNormal"><i>But I'll save you a seat </i></p><p class="MsoNormal"><i>Hang my coat on a chair next to me </i></p><p class="MsoNormal"><i>I tried to reassure the waiter </i></p><p class="MsoNormal"><i>Say you're down the street </i></p><p class="MsoNormal"><i>He laughed at me </i></p><p class="MsoNormal"><i>So here's to you </i></p><p class="MsoNormal"><i>The most beautiful thing that I have never seen</i></p><p class="MsoNormal"><i><br /></i></p><p class="MsoNormal"><i>(The most beautiful thing, Bruno Major)</i></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-15364373824407379072022-05-19T14:49:00.008+02:002022-05-19T15:03:55.425+02:00Perché a diciotto anni credevo di essere di destra<p> L’altro giorno un mio caro amico mi ha mandato la foto di un
libro sul fascismo che sta leggendo.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><i>“Da molti anni l’appartenenza al partito era diventata una
condizione necessaria per essere impiegato dello Stato o del Comune, o delle
maggiori aziende industriali o commerciali […]. La tessera del partito, fu
detto, era la tessera del pane”</i><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Credo che il mio amico volesse suggerire un paragone con il
green pass, ma la prima cosa a cui ho pensato io è stata la penetrazione della
politica di “sinistra” nel tessuto economico emiliano romagnolo, sempre
esistita da quando sono nata.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E mi sono ricordata il motivo per cui a diciotto anni ho
creduto di essere di destra. Perché ero povera, e la sinistra italiana, da sempre dominante nella mia regione, non è roba per noialtri.<o:p></o:p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0oLpn6IFFCh723j03dvarHIP3Tnk5X7qtupfLnmectClvoA45GbgqOGLg9xExQpf3l5L3to75M6BbiyIgqe6bd1a_HqtDcPWYSdYIQq1bNqgxGPNRntzC-MNNhwiEFHuEL_qsQXRkZFwjpD0sa6GZwkF6Pm966N5BhhRYHgkN6jHdprIP1FNq51TqIQ/s1086/IMG_20220511_215151.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1086" data-original-width="1058" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0oLpn6IFFCh723j03dvarHIP3Tnk5X7qtupfLnmectClvoA45GbgqOGLg9xExQpf3l5L3to75M6BbiyIgqe6bd1a_HqtDcPWYSdYIQq1bNqgxGPNRntzC-MNNhwiEFHuEL_qsQXRkZFwjpD0sa6GZwkF6Pm966N5BhhRYHgkN6jHdprIP1FNq51TqIQ/w312-h320/IMG_20220511_215151.jpg" width="312" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Io a quasi diciotto anni</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Ricordo nello specifico che a mia nonna avevano appena
amputato una gamba, e dopo mesi in ospedale era cognitivamente andata. Una
bambina stronza. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mia madre, che aveva avuto sempre un rapporto difficile con
sua madre, decise di portarla a casa con noi, e io e mio fratello accettammo di
buon grado. Facevamo da badanti a nonna che ci trattava malissimo, ma la cosa
più complicata era spostarla, perché era in sedia a rotelle e pesava
tantissimo. La portavamo in tre su e giù per le scale e sembravamo un film di Emir Kusturica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Così mia mamma lesse sul giornale locale questa intervista al vice-sindaco della giunta di sinistra con delega ai
servizi sociali, il quale diceva che loro facevano di tutto perché i vecchi
potessero restare a casa con i loro parenti e non in struttura. Siccome noi un
aiuto non ce l’avevamo, mia mamma prese appuntamento con il vice-sindaco e ci
presentammo tutti e tre alla residenza comunale, in soggezione, io appena maggiorenne, mio
fratello quasi maggiorenne.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mia mamma ingenuamente spiegò di che cosa avevamo bisogno: una badante che potesse venire tutti
i giorni, oppure un aiuto economico, anche per trovare una casa più adatta a una
nonna non autosufficiente. Disse che facevamo fatica, e mentre lo diceva tutti e tre ci vergognavamo come degli appestati.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il vice-sindaco era un vecchio viscido e s’era informato su
di noi: umiliò mia madre, la quale da quando la conosco io
non ha MAI fatto niente di illegale, anzi, s'è sempre e solo fatta il culo quadrato al lavoro; tirò in ballo persone a noi vicine con problemi di droga; e ci
congedò con un sorriso falso dicendo che se non ce la facevamo avremmo potuto chiedere alla Caritas, perché in
fondo ce l’eravamo cercati.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Allora non ero laureata in scienze politiche, non avevo
letto tutta la filosofia che mi sono sparata negli anni successivi, ma intuii
quello che penso in maniera più strutturata oggi che il mondo è diventato non dissimile da un romanzo distopico di Huxley o Zamjatin.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Che la democrazia non è altro che “esistenza pacificata”,
per dirla alla Marcuse, fatta a immagine e somiglianza dei paraculati. La
democrazia non è libertà. La sinistra non è uguaglianza. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-10469737994476723522022-05-16T16:27:00.009+02:002022-05-16T16:58:02.747+02:00Piano inclinato<p>In questi giorni ragionavo sui piani inclinati e su una cosa che diceva sempre mia nonna Giovanna. Ve la dico dopo, prima voglio riportare quello che ho scritto su Facebook l'altro giorno.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><i>“Oggi io e L. abbiamo inaugurato la stagione balneare, ed
era caldo come a giugno inoltrato con il beneficio che a San Giuliano non ci
sono ancora gli ombrelloni e tutta la spiaggia è libera per i gruppi di ragazzi
e ragazzini locali, giunti in bici o in vespa.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Accanto a me una mamma e una figlia forse diciottenne ridono
forte e vagliano ristoranti per la cena; scelgono La cappa, un po' le invidio.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Poco più in là ci sono loro, li riconosco sempre: sono una
decina, hanno dai quattordici ai diciassette anni (non uno di più, per forza),
in maggioranza maschi, alcuni credo abbiano genitori stranieri, e sono
accompagnati da un adulto. Vanno sempre via prima degli altri, mi immagino che
facciano i turni per fare la doccia nei due bagni della casa-famiglia.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Dietro agli occhiali da sole, ho paura. Io ho sempre paura.
Vivo nella paura. <o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Chi non ha paura che vada tutto a rotoli da un momento
all'altro, ha un privilegio, buon per lui.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Penso alle parole di mio fratello D.: tutti cadono, ma è una
stronzata dire che la differenza la fa solo la capacità di rialzarsi. La
differenza è quanto è inclinato il piano sotto di te.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Vanno via ridendo ma non troppo; una ragazza piccolina,
pallida e vestita tutta di nero sta in disparte, dietro all'accompagnatore.<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Dietro agli occhiali da sole vorrei tanto che il loro piano,
da oggi in poi, fosse il meno inclinato possibile.”</i><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mia nonna Giovanna diceva sempre che i figli terribili capitano anche ai signori, ma che se un ricco fa una cazzata cade sempre in piedi.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Oggi lo so, che cosa c’era dietro quegli occhi lucidi: l’immagine
di mio padre a processo senza avvocato, mentre i suoi amici ne uscivano puliti,
o quasi. <o:p></o:p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXoNk98rERnBBiUfHdyVptGu3aWmguimFnVgsbQ6vV2f5xJyyDRTgKZ7wFkKAjOkqthHEvzIo7UhdNtpL3v6MMu_XiBI0bXVzlmMw2fCGKsRCTcs3_Vs3Uny1l-ozwXLlbrza1lzcCFqWi5ro8CfnxH4k-HCISEyprYTTTag7XUQcsKjNCapenJ1XWoQ/s4160/IMG_20220115_161754.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXoNk98rERnBBiUfHdyVptGu3aWmguimFnVgsbQ6vV2f5xJyyDRTgKZ7wFkKAjOkqthHEvzIo7UhdNtpL3v6MMu_XiBI0bXVzlmMw2fCGKsRCTcs3_Vs3Uny1l-ozwXLlbrza1lzcCFqWi5ro8CfnxH4k-HCISEyprYTTTag7XUQcsKjNCapenJ1XWoQ/s320/IMG_20220115_161754.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Io qualche mese fa al Metropoliz, Roma</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNormal">Pensavo che il suo fosse il tipico disfattismo delle persone umili. In realtà i
miei nonni paterni erano due persone per bene, due artigiani cattolici che
avevano persino ottenuto una casa popolare bellina, curata, pulita, con due bei
terrazzini. Però, come i nonni materni con cui sono cresciuta, erano figli della campagna e avevano
visto la fame e la guerra dritte in faccia.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io no, io la pensavo diversamente. Io e tutti quelli al mondo
oggi non abbiamo visto né la fame né la guerra, e adesso credo sia veramente un
peccato che la società abbia perso questo punto di vista così crudo, così attaccato alla vita, così scevro dal privilegio. Se
sta andando tutto a puttane è anche per questo, perché loro non ci sono più.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque io credevo che quel modo di pensare in fondo fosse solo parte
di quello stagno delle case popolari. Oggi che frequento quasi solo persone laureate che arrivano alla fine del mese, noto ancora di più queste abissali differenze di mentalità.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque, quello che diceva era vero.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Adesso che mi imbatto nell’incredibile impeto
adolescenziale, lo vedo bene che quasi tutti i ragazzini sono problematici, ma
il piano sotto di loro non è inclinato allo stesso modo. </p><p class="MsoNormal">Comunque, il mio era molto inclinato ma finora me la sono cavata lo stesso. Ma non sono certa di avere le forze per rialzarmi sempre come un buon cane.</p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">(Nota: ho regalato centinaia di pensieri e scenette a Facebook, vorrei salvarli, mi sa che un giorno li ricopierò qui. Ho sempre pensato sarebbero stati delle belle strisce tipo Peanuts - ho anche il cane - ma non so disegnare.).<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-77613693432514413262022-05-05T13:25:00.004+02:002022-05-05T15:14:48.075+02:00Il distacco<p>Non è un momento facile. </p><p>Do la colpa in buona parte ai
governi scellerati che hanno amministrato la mia vita negli ultimi due anni.
Tuttavia la vita è anche questo: resistere. O forse dovrei dire le vite. Non so
se credo nel karma, forse vale la pena di considerarlo, e di non mettere tutto
il focus e le energie su questa specifica vita. La ragione e non solo il
sentimento mi dicono che un albero secco non è finito: ha sparso i suoi semi e
spargerà i suoi resti: tutto nutre il cosmo e forse anche io, comunque vada.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl6Bj9JVFmiIiD5CAZdKDU1CY-4T_d4yGTQNTF1Eh2gJo2XS1iSwzKy6m6-IpKYPhb8Ho8LYU2Q9ogfsfQ0-D0agngaQeKgdqXk7cd66Tt6jnWU8Bv8OQu6IAi5fFkFhcAfGCqgvMN_wvSzHjH9G1_8qB-J1qLTW_jqkC-yfz3K3BrgloqEws5uHdnJg/s4160/P_20210227_102940.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl6Bj9JVFmiIiD5CAZdKDU1CY-4T_d4yGTQNTF1Eh2gJo2XS1iSwzKy6m6-IpKYPhb8Ho8LYU2Q9ogfsfQ0-D0agngaQeKgdqXk7cd66Tt6jnWU8Bv8OQu6IAi5fFkFhcAfGCqgvMN_wvSzHjH9G1_8qB-J1qLTW_jqkC-yfz3K3BrgloqEws5uHdnJg/s320/P_20210227_102940.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Detto questo, l’altro giorno mi è successa una cosa carina:
sono andata a pranzo con una persona di cui avevo solo un vago ricordo, di
quando avevo una manciata di anni. E mi sono ricordata di alcune cose belle,
tipo quella volta che era estate, stavo andando a dormire a casa di nonna Cloe,
poi all’improvviso una clacsonata: “Valentina, scendi che ti portiamo in
piscina!”. E nonna che non aveva un costume da darmi e mi spedì fuori con un
paio di pantaloncini in spugna, e io sullo scivolo a tubo, una sera d’estate
che avevo cinque o sei anni. Nella vita ci sono anche quelle clacsonate lì, che
ti risolvono la giornata.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Come un pranzo a Santa Lucia, in quelle campagne dove forse
è cresciuto nonno Gino, e quel bellissimo viale alberato che mi fa sempre
pensare alla cavallina storna di Giovanni Pascoli, vicenda che tuttavia si
svolse alcune decine di chilometri più a sud, a San Mauro Pascoli, appunto. </p><p class="MsoNormal">Visitammo la casetta di Pascoli un’estate, io e le brulline, in compagnia di un custode in vena
di racconti, e conoscemmo anche una viaggiatrice solitaria.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque. La D. era come allora, trentaquattro anni dopo. A
parte che i riccioli biondi erano stati stirati. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">“Eri una bambina buonissima”<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Lo diceva anche nonna Cloe. “Valentina, dove la metti sta.
Lei si abbandona, gioca con le Barbie e non la senti più. Mattia no, Mattia non
si abbandona”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Sono sempre stata un buon cane, io.</p>
<p class="MsoNormal">Ho mangiato i curzul al ragù di castrato, a Rimini non
esistono. Perlomeno, non unti come li faceva nonna.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Prima di andare via ho chiesto alla D.: “Tu che ci sei passata
con i tuoi ragazzi, dimmi se l’adolescenza finisce”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Certo che finisce, mi ha detto, finisce tra poco. Ma
preparati ad avere molto tempo libero, perché quando finisce, lì c’è un
distacco vero.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-50552372777911513952022-04-11T18:10:00.005+02:002022-04-11T18:39:08.859+02:00La situa a casa Polly<p> È da un po’ che non vi racconto la situa, o meglio: le cose
divertenti (che poi, divertenti, diciamo tragicomiche) le scrivo su Facebook, mentre
qua vengo a lamentarmi. Scusate.</p><p>No, dai, non è così vero, non sono troppo votata all’autocommiserazione…o
sì?</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vi devo dire la verità: se mi lamento, stavolta ne ho ben donde. È
tutto fottutamente difficile, e sapete cosa, l’altro giorno ho avuto un insight
mentre ero sotto la doccia: mi sono apparse un po’ di persone che ho conosciuto, donne, devastate
dalla tristezza per l'infelicità dei figli adulti. Non lo
dicono mai: nei film c'è sempre un povero adolescente che ha a che fare con un
genitore che lo reprime e lo opprime, io invece mi sto rendendo conto che gli adolescenti hanno un potere personale veramente molto largo, fagocitante, e più sentono il bisogno di misurarne i limiti, più ti travolgono involontariamente, nel bene, ma anche nel male. Ti schiacciano. Mi rendo conto di quanto sia vera la massima secondo cui il compito del genitore dell'adolescente domestico è tenerlo in vita, non educarlo. Si arriva ad abbassare veramente molto l'asticella dell'accettabilità. Quando sento qualcuno dire che se qualcosa va storto è colpa dei genitori, io gli vorrei dare una testata nei denti,
sinceramente. In onore delle mie povere nonne.</p>
<p class="MsoNormal">Ma toniamo a noi, al tentativo di non autocommiserarsi.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCL2ho_VK3Zwj9Q8nTNGQsSKLQfb7-aTQs3lf3-0_Z-v7q6diz5ZEjdOkinZgqFhetVj0LdGCXAhMdNNjhtPWWKbNZOwG_ySiAQKIXr8ex8aM23lLrJkDOybeWK9yShF_3gOwh9vDas0cOAwXm6eMoEUsN-whdM5zBGk2fOCbC5VIgMfwrDdYrPFKHiw/s2048/WhatsApp%20Image%202022-04-11%20at%2018.02.47.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCL2ho_VK3Zwj9Q8nTNGQsSKLQfb7-aTQs3lf3-0_Z-v7q6diz5ZEjdOkinZgqFhetVj0LdGCXAhMdNNjhtPWWKbNZOwG_ySiAQKIXr8ex8aM23lLrJkDOybeWK9yShF_3gOwh9vDas0cOAwXm6eMoEUsN-whdM5zBGk2fOCbC5VIgMfwrDdYrPFKHiw/s320/WhatsApp%20Image%202022-04-11%20at%2018.02.47.jpeg" width="240" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Come stiamo?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Allora, mio fratello vive a Roma, lo vedo poco, mi manca
molto, ma quando lo vado a trovare è sempre nella posizione di consigliere in
uno psicodramma tra i suoi amici, e io con lui. La penultima volta che sono andata, per dire, c'erano questi due suoi amici che si stavano lasciando melodrammaticamente: l’ultima notte
uno dei due ha avuto un attacco di panico (ma secondo me è che avevamo esagerato col vino) ed è stata chiamata l’ambulanza. Io nel frattempo dormivo nella camera con le cocorite e non ho battuto ciglio, anzi, quando sono entrati i portantini ho
urlato nel sonno che facessero meno casino. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’altro mio fratello, non lo vedo quanto vorrei, ed è un
peccato perché abbiamo perso quarant’anni e adesso io vorrei conoscerlo il più possibile;
tuttavia, la vita negli ultimi anni è diventata complicata per tutti, e io un
po’ soccombo agli eventi e finisco per non fare mai quello che vorrei ma solo
quello che devo. Spero che la vita mi conceda ancora qualche decennio per invertire
questa rotta e per recuperare un po' del tempo perduto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Le ragazze non stanno male, ogni tanto mi regalano delle gag
molto divertenti che quando riesco mi appunto. Ad esempio questa: l’altro
giorno al liceo artistico di una delle brulle, gli insegnanti hanno organizzato
questo incontro con un artista/ architetto/ performer e fin qui tutto molto bello, se non
che l’incontro è stato intitolato “Chi sono io per conoscere G. M.
Tosatti?”, e questo, raccontato dalla mia figlia sardonica, faceva veramente
molto ridere. Quando sono triste ci penso, a lei che, con il suo enorme riserbo pieno di dignità, si reca all'incontro "Chi sono io per conoscere G. M. Tosatti?". </p><p class="MsoNormal">Se non fossero terribili, gli
adolescenti sarebbero adorabili. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L. è adorabile: prima di lui erano scappati tutti, lui invece mi sa che deve avere un
burqa sugli occhi che mi fa apparire come una persona con cui è bello stare. Sabato
siamo andati a Bologna a vedere una mostra su Lucio Dalla, abbiamo mangiato dei
tortellini buonissimi in una trattoria al Pratello e poi mentre cercavamo l’auto
siamo stati investiti da un tifone di vento e pioggia. Così, la mia idea è stata quella di tornare a casa in mutande, con il soffione dell'auto puntato sui vestiti bagnati e congelati e così si è fatto. Ripensandoci non so se lui è abituato quanto me al costante disagio
del piano B. Dice di viversela bene, ma forse ha solo la passione per l'antropologia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E io?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Io boh. A marzo 2019 andava tutto abbastanza bene, e avevo
portato mia mamma in vacanza in Sicilia, con una macchina a noleggio e dei bed
and breakfast orrendi come nella mia migliore tradizione. A un certo punto ci
siamo trovate a Siracusa, in questa basilica a forma di enorme
lacrima (gugolare per credere). Io non ho resistito e sono voluta andare a vedere
il museo delle lacrime della madonna, conservate sin dal fenomeno del pianto avvenuto cinquant’anni
prima. E a un certo punto mentre rimiravamo la lacrima, è arrivato un vecchio
custode che ci ha preso per due signore devote, e così mi sono sentita di non
deluderlo, ho giunto le mani e ho sussurrato: “vorrei un po’ di tranquillità”.
Dal giorno successivo è andato tutto a rotoli. Ben mi sta.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dove vado, che cosa voglio, chi sono: al momento non lo so,
citofonate più tardi.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-5462425437856500822022-04-04T14:20:00.018+02:002022-04-04T15:11:48.635+02:00L'era degli sprovveduti egocentrici<p>Oggi mi sono imbattuta in un post della mia amica <a href="https://yenibelqis.com/">Chiara</a>,
che citava un saggio (che non conoscevo) di Carlo Cipolla: si chiama Le leggi
fondamentali della stupidità umana.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Quando ho visto lo schema che posto sotto, ho cercato un video su Youtube
che contestualizzasse il ragionamento e mi è sembrato interessante. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vi riassumo la tesi di base.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il comportamento umano si può collocare in un diagramma cartesiano
in cui l’asse delle ordinate rappresenta le azioni di un individuo volte alla ricerca
del vantaggio altrui, mentre l’asse delle ascisse contiene le azioni volte alla ricerca del vantaggio personale.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’incontro tra due valori forma quattro macro-coppie, che
ritroviamo nei quattro quadranti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixcL79u8HdtDow4xsYEtAiCqu8_MpPx3CEbOIP3eBrrJLJVbHzhhSTcPNQMQck9Ad7F9s4RVhvtsmjLxfzUXmhvRvQT5GqyikrD8DpAE_fcoGcCVihtyTFl7hl6K6V_aLh2iGbyrYpeHT95dQ_gq7hk0htduB1hRVFELay24-CJoNqBTf89lELfub8Kw/s1008/cipolla.PNG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="594" data-original-width="1008" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixcL79u8HdtDow4xsYEtAiCqu8_MpPx3CEbOIP3eBrrJLJVbHzhhSTcPNQMQck9Ad7F9s4RVhvtsmjLxfzUXmhvRvQT5GqyikrD8DpAE_fcoGcCVihtyTFl7hl6K6V_aLh2iGbyrYpeHT95dQ_gq7hk0htduB1hRVFELay24-CJoNqBTf89lELfub8Kw/s320/cipolla.PNG" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">immagine presa da questo video: https://www.youtube.com/watch?v=t9Oq8XW7hwo</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Il primo quadrante è quello degli sprovveduti: quelli che
agiscono per il bene altrui, a scapito del proprio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il secondo quadrante, procedendo in senso orario, è quello
degli intelligenti, in grado di perseguire il proprio bene e quello degli altri
contemporaneamente.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il terzo è quello che Cipolla chiama dei “banditi” (ma io
non sono molto d’accordo con la definizione, poi vi dirò), che perseguono il
proprio bene a scapito di quello degli altri.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E infine, c’è il quadrante degli stupidi, in cui Cipolla
colloca la maggior parte dell’umanità, che sono quelli che si muovono come
mosche cieche, arrivando ad arrecare danni a se stessi e agli altri
(ma anche, dico io, vantaggi casuali per se stessi e per gli altri, per ragioni
statistiche).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non so in quale quadrante vi identificate più di sovente. Io,
a pelle, nel primo, quello degli sprovveduti. </p><p class="MsoNormal">Ma la verità è sfaccettata. Vi faccio un esempio pratico: se sono incapace di dire di no a
una persona che persegue solo il suo bene (poniamo, un amico, un parente, un
collega) e mi rendo disponibile di domenica per una cosa non urgente ("tranquill*, chiamami pure per ogni cosa), non solo
arrecherò danno a me perché ho fatto una cosa da cui non traggo vantaggio, ma arrecherò danno anche a chi
voglio più bene (le mie figlie, il mio ragazzo, un'amica), che magari si aspettavano di
passare una bella domenica al mare con me, mentre io finirò per passare metà del tempo con il mio telefono (il fatto che io abbia
scritto che le mie figlie vogliono passare del tempo con me vi fa capire che si
tratta di esempi di fantasia). L'esempio succitato potrebbe comunque essere anche giudicato come un mio tentativo di ottenere un vantaggio per me (la benevolenza di una persona) a scapito della persona con cui avrei dovuto passare il weekend.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Per quanto riguarda il quadrante degli intelligenti,
naturalmente io credo sia un comportamento cui aspirare, ma che comunque si
esprime appieno solo in un contesto razionale: se prendiamo per buona l’ipotesi di Cipolla
che vede la maggior parte delle persone comportarsi stupidamente (o la mia,
secondo cui la maggior parte delle persone ricerca solo il proprio
vantaggio), allora relazionarsi intelligentemente è quasi impossibile, o meglio,
noi possiamo pure averne le intenzioni, ma il risultato sarà anomico (e quindi si collocherà probabilmente nel quadrante
della stupidità). Forse si può aspirare a un contesto lavorativo intelligente,
laddove si guarda fuori dal proprio ufficio e si riesce a tenere conto dell’economia
generale dell’azienda (ma poi, il bene dell'azienda corrisponde al bene generale? Quasi mai, in verità), ma in contesti privati è molto più difficile, perché non sempre esiste un concetto di bene comune che sia oggettivo e valido per tutti. Se per esempio “il
bene” di una famiglia è stare tutti tranquilli, questo si può realizzare facendosi ognuno gli affari propri ed evitando il conflitto. Ma è meglio un equilibro che fa stare tutti tranquilli, o litigi e mal di stomaco
che magari portano a far comprendere i limiti vicendevoli? Se una persona, in una coppia, reprime l'istinto di dedicarsi a un amore che non è quello per il compagno "legittimo", di chi fa il bene? Della famiglia, del compagno intrappolato in una relazione dove non è amato, della terza persona?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Credo insomma che ci sono persone intelligenti o stupide nel senso cipolliano (e da queste ultime me ne guardo
bene, se ci pensate sono SEMPRE quelle che ti mettono nei guai e non capiscono
neanche perché), ma che la creazione di un contesto stupido o intelligente non
dipenda - se non minimamente - dal singolo. Per esempio, per neutralizzare lo
stupido non ha alcun senso comportarsi in modo intelligente, bisogna
necessariamente stare nel quadrato del “bandito”.</p>
<p class="MsoNormal">E veniamo a questo vituperato quadrato, che secondo me
comprende buona parte dell’umanità in quest’epoca utilitarista, votata all’edonismo,
alla gratificazione immediata, a mettere le proprie volubili emozioni ed
esperienze al centro stesso dell’esperienza umana.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Secondo me questo quadrante rappresenta completamente delle prerogative dell’homo economicus, in un contesto di razionalità
tecnologica. </p><p class="MsoNormal">Persino essere un genitore o un figlio decente, che è un’attività
che prevede un’enorme dose di empatia, potrebbe rientrare in un calcolo
egoistico: sono un buon genitore perché voglio sentirmi un buon genitore o
perché mi sto interrogando su quale sia il bene di mio figlio? Sono
un buon genitore perché sto dando a me stesso bambino quello che è mancato, o perché sto dando a mio figlio quello di cui ha bisogno lui o lei?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Insomma, ragazzi, la mia conclusione è sempre che il
capitalismo avanzato, che vede il dominio dell’uomo sull’uomo supportato dai mezzi tecnologici, ci socializzi al “banditismo” cipolliano e contemporaneamente al cattolico sprovvedutismo egoista
(quello di chi mortifica costantemente se stesso, contro ogni istinto
naturale, per sentirsi buono). Il risultato è un contesto di tensioni egocentriche e risultati casuali.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Probabilmente, la verità sta nel mezzo.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-82417045191216562592022-03-31T17:09:00.004+02:002022-04-01T10:48:50.066+02:00La mia famiglia<p>È una di quelle domande filosofiche che mi faccio
regolarmente tipo: cosa voglio dalla vita? Credo nella reincarnazione? Quei
tizi in divisa militare che siedono accanto ai nostri governanti, esattamente
quale ruolo democratico ricoprono?</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dicevo, la domanda di oggi è: Che cos’è la famiglia?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non mi convince la definizione italica: “famiglia
= parenti”.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E neanche la definizione new age: “famiglia = quella che ti
scegli”. </p><p class="MsoNormal">Quelli che mi scelgo li chiamo amici. Qualcosa di più e qualcosa di meno
della famiglia. Sono quelli a cui riservo il
mio lato migliore, mentre la famiglia è quella che vede tutti i miei lati: quando sono il capobranco che incoraggia e quando mi sveglio in lacrime il giorno del mio compleanno; quando parlo poco perché penso ai conti da pagare, quando mi dimentico di chi ho attorno, quando mi alzo ogni mattina e cerco di ricordarmi per chi e perché lo faccio.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Qual è dunque il discrimine tra amici e famiglia? L'intensità del sentimento? Forse no. La quotidianità? Forse in parte. La responsabilità vicendevole? Forse sì.</p><p class="MsoNormal">Che sia che gli amici sono coloro con cui vuoi stare, mentre i famigliari sono quelli con cui devi stare per forza?</p><p class="MsoNormal">Forse la famiglia è semplicemente chi è "di casa", chi dice "sono io" quando citofona.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2wuGocNn0D8eBzS5yHNqDRcVYmnNpwXTQZl_i0wl0XQSqpPXYO-TVhm2mmgSI0ZCzqbSCFXk1i1aclQkT_0n4UdneHHbcSKCz8o9jt_TC_ur74gCYZaYBNJVB15RFNnujD8XguxjnUHhUWRyskYc6L3HEDERs5tZllfnbpW-sJjVLDarvCwgTWxJbcA/s1600/WhatsApp%20Image%202022-03-31%20at%2017.06.13.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1176" data-original-width="1600" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2wuGocNn0D8eBzS5yHNqDRcVYmnNpwXTQZl_i0wl0XQSqpPXYO-TVhm2mmgSI0ZCzqbSCFXk1i1aclQkT_0n4UdneHHbcSKCz8o9jt_TC_ur74gCYZaYBNJVB15RFNnujD8XguxjnUHhUWRyskYc6L3HEDERs5tZllfnbpW-sJjVLDarvCwgTWxJbcA/s320/WhatsApp%20Image%202022-03-31%20at%2017.06.13.jpeg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">O forse no. Pensavo che fossero "di casa" tutti
coloro a cui ho aperto il divano letto negli ultimi due anni, ma poi ho
scoperto che non puoi aprire il divano letto a tutti. Non mi sono mai aspettata
riconoscenza o riconoscimento, ma dare fiducia e ricevere del male,
quello no, non credevo.</p><p class="MsoNormal">Ho scoperto che tutti, ma proprio tutti, sono pronti a fare
del male per qualcosa. Prima di considerare "di casa" qualcuno, bisogna sapere in nome di cosa è dispost* a fare del male.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque, credo ancora che la famiglia sia un’entità liquida,
come lo sono i rapporti tra noi umani. </p><p class="MsoNormal">Le bimbe saranno sempre la mia famiglia?
Credo di sì, ma non è scontato che io sarò sempre la loro. Cioè, se andranno a
vivere in Australia, e si metteranno con una persona con cui presumibilmente io
non intratterrò un rapporto quotidiano e forse neanche profondo, e
considereranno quella persona la loro famiglia, e quella persona giustamente
non mi considererà la sua famiglia, ma “tua madre”, ecco, per loro io sarò
ancora una famiglia?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma non cambiano solo le persone, non cambiano solo i
rapporti, cambiamo anche noi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’altro mattina per esempio - sì, ditemi che sono patetica,
ditelo pure - mi sono ritrovata da sola per venti minuti. Ascoltavo Imagine mentre raccoglievo i panni stesi, e non so perché youtube di seguito mi ha
fatto partire Don’t look back in anger degli Oasis, e poi, non so perché, All
the small things dei Blink 182, e poi non so perché Why don’t you get a job
degli Offspring. E allora ho chiuso gli occhi per un attimo <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e d’istinto mi sono messa a saltare, e ho pensato: fai come se avessi quindici anni e fossi nella sala rock di
una discoteca prima che vietassero di fumare al chiuso, che cosa senti, che
cosa è rimasto?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E mi sono risposta: forse è rimasto solo lo stesso corpo. I
capelli, anche se più secchi e più bianchi; il naso, la bocca,
i denti, gli occhi miopi, le braccia, il seno, la pancia non più piatta, i
fianchi, le gambe, la voglia di caffelatte sul braccio e la macchia rossa
in fondo alla schiena. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Devo voler bene, mi sono detta, a quel corpo che mi ha
portato fin qui.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La mia famiglia, forse, sono io.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-88452729026325667182022-03-22T18:47:00.002+01:002022-03-23T11:50:44.693+01:00Se fossi furba<p> Questo mondo non mi piace</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E la mia vita mi va stretta. </p><p class="MsoNormal">E sì, mi sento
un po’ quelli che piangono su Facebook che si sono stufati di dare e non ricevere mai niente e che la
gente è cattiva. Ho sempre pensato che avessero aspettative troppo alte e che
fossero delle drama queen ma la verità è che in questo momento mi sento così
anche io: mi rendo conto di non aver davvero mai fatto male a nessuno nella
vita, <i>mai, mai, mai</i>, eppure il fardello di male che ho raccolto si fa ogni
giorno più pesante. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Arrivi a una certa età e non puoi più andare solo avanti, tocca anche guardare dove ti hanno portato le tue scelte, dare un'occhiata allo specchietto retrovisore. Non dico in termini di obiettivi raggiunti eh, ma proprio in termini di benessere, posto che sia perseguibile.</p>
<p class="MsoNormal">Alla mia veneranda età continuo a non difendermi dalla vita: mi apro a tutto, per curiosità, senza giudizio; a volte metto qualche paletto controvoglia. E questo mi ha portato a condurre una vita che i miei amici definiscono un romanzo, ma io dico che è un romanzo che ha più di dramma che di commedia. Anche meno, insomma. </p><p class="MsoNormal">Non so
che cos’ho che non va. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono felice di aver incontrato Lorenzo, comunque: da lui non devo difendermi. Dio c'è.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Mi manca mio fratello, invece. Mi mancano le bimbe. Ho il magone quando guardo i bimbi scendere dallo scuola-bus. Ma fare i figli perché ti piacciono i bambini è come prendere un cane perché ti piacciono i cuccioli.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Dove vado? Che prospettive ho? <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma poi, cosa vorrei?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vorrei viaggiare. Stare del tempo da sola. Ascoltare il
silenzio. Guardarmi attorno e non vedere nessuno che conosco. Non avere paura.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Tipo quando mi dicono che sono coraggiosa, non so che cosa
abbiano in testa. Io ho una fottuta paura di tutto. Vivo reagendo alla paura. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ora accendo una Camel e ci penso.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxCc4Lx2vqmHIBh50_vQIuBg-cOPmzFhine1ndNsUPfekTBzLEqYKYTXAYXQCdvrzse3A3sIrcxcgpwDRVRfFrswc3FppgbxxoyWiG8-LyNDo6o2wa4XvmJpj-VZXvheB-wBfdwJgKUYvIBNTKDJwHqyv1LtK8zxXCDH4YH-5W-8BlylKv4OpJr6bL2w/s636/WhatsApp%20Image%202022-03-22%20at%2018.38.09.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Foto di Lulù" border="0" data-original-height="636" data-original-width="636" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxCc4Lx2vqmHIBh50_vQIuBg-cOPmzFhine1ndNsUPfekTBzLEqYKYTXAYXQCdvrzse3A3sIrcxcgpwDRVRfFrswc3FppgbxxoyWiG8-LyNDo6o2wa4XvmJpj-VZXvheB-wBfdwJgKUYvIBNTKDJwHqyv1LtK8zxXCDH4YH-5W-8BlylKv4OpJr6bL2w/w320-h320/WhatsApp%20Image%202022-03-22%20at%2018.38.09.jpeg" title="Foto di Lulù" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">thanx to Lulù</div><br /><o:p><br /></o:p><p></p>
<p class="MsoNormal">Ps. Domani esce la seconda stagione di Volevo fare la
rockstar, prima serata su Rai 2. Se fossi furba scriverei, che cazzo ne so,
qualcosa di divertente che magari le persone, atterrando sul mio blog,
leggeranno. Ma la verità è che non mi frega un cazzo di essere furba,
divertente o di successo. Oggi va così. Anzi, va così molto spesso.<o:p></o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-70990029045123412772022-03-03T23:15:00.007+01:002022-03-04T10:09:26.256+01:00Come immagino le Brulle tra dieci anni<p>Mi chiedevo come saranno le bimbe tra dieci anni; come saranno, tra dieci anni, gli adolescenti di oggi che non vedono più la possibilità di un futuro, che pensano che moriranno a trent'anni.</p><p>Io che faccio parte della generazione dei più grossi looser della storia, i millennial nati nei primi anni ottanta, ho sopportato la fisiologica inquietudine adolescenziale sognando fortissimo un futuro. Lontana dalla mia famiglia, lontana dalle case popolari. Un futuro dove non c'erano le siringhe nei parchi e dove non c'era il gas staccato in casa. Un futuro dove il frigo era sufficientemente pieno e dove non avrei lavorato più in fabbrica, d'estate, per pagarmi le uscite.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhvSsoZYnsW49aO6AWEOcyX4WRmpNZeLphEZuD6aGPGtuBA8jG3-jlwgV-4ConUal-ZessziQZyDeYPcmzliDG_5f9plwiJpf3zX8PbJFo8r_27v2g-BL_vMm9APQQsIbGpPfa7lv9viuaiLdEmAR1tt4ksJObxFZj4r7bkbXQrQnPv_rinrtUEDBlxHQ=s4160" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhvSsoZYnsW49aO6AWEOcyX4WRmpNZeLphEZuD6aGPGtuBA8jG3-jlwgV-4ConUal-ZessziQZyDeYPcmzliDG_5f9plwiJpf3zX8PbJFo8r_27v2g-BL_vMm9APQQsIbGpPfa7lv9viuaiLdEmAR1tt4ksJObxFZj4r7bkbXQrQnPv_rinrtUEDBlxHQ=s320" width="320" /></a></div><br /><p>Ho superato quegli anni dove mi sentivo in gabbia, solo perché credevo che un giorno sarei potuta volare via, che non avrei rifatto gli errori di mia madre, che là fuori ci fosse qualcosa anche per me. Forse sarei stata anche io come quelli che avevano un lavoro in ufficio, telefonavano a scrocco, prendevano le baby pensioni, evadevano le tasse; forse avrei avuto una cazzo di vita normale. O forse no. Se l'ho pensato, è durata poco.</p><p>Gli adolescenti di oggi, per lo meno quelli che pascolano a casa mia, non credono che il futuro esista davvero. E la cosa triste è che anche il presente fa piuttosto schifo, quindi che resta? Non ci sono neanche più le discoteche e i concerti, la scuola abbiamo scoperto che è dispensabile, lo sport è intermittente e solo se i tuoi genitori ti hanno fatto il green pass. Sennò ti devi nascondere persino sui mezzi pubblici quando vai a scuola, persino se hai il biglietto o l'abbonamento.</p><p>Mi chiedevo come saranno le bimbe tra dieci anni, loro che credono che dopo i trenta c'è una specie di buco nero in attesa della morte. E mi dicevo, no?, che vorrei che stessero bene, e che potessero essere loro stesse. Vorrei andarle a trovare e vederci con gioia, con la consapevolezza che i brutti ricordi appartengono al passato. </p><p>Poi la mia mente ha divagato e mi sono detta che in realtà, nella mia esperienza, il dolore - dico quello del cuore perché quello del corpo non lo conosco - dicevo il dolore è che come se avesse un limite massimo. Non so, come l'acqua che bolle a cento gradi. Credo che quando arrivi a una certa soglia di sofferenza, o impazzisci, oppure, come l'acqua che bolle, ti fermi. Per dire: io mi sono dovuta spesso confrontare con ciò che mi terrorizzava - ho questo karma di merda qui - eppure non sono morta di dolore; d'altra parte, una volta, ho avuto una banale delusione d'amore che mi ha letteralmente stesa. Qualche anno fa sono uscita per più di due anni con questa persona con cui ero veramente infelice: era una specie di relazione sempre tutto sull'orlo della fine e dio solo sa quanto io tema l'abbandono. Quando poi, come previsto, lui è partito per l'altra parte del mondo per una vita tutta surf e startup, io piangevo tutto il giorno e facevo gli incubi la notte, e mi dicevo: "come diavolo si può aver superato la morte del padre a otto anni e soffrire così per una cosa che non si può neanche chiamare amore?". </p><p>Bè, la verità è che questa relazione riportava a galla tutti gli abbandoni che avevo subito e nascosto per anni, e mi sbatteva in faccia continuamente traumi mai superati, ma questa è un'altra storia.</p><p>È questo quello che intendo con la storia dell'ebollizione a cento gradi. Che c'è una soglia di sofferenza massima, oltre a quella non puoi fisicamente stare più male. Non è questione di quanto un problema sia oggettivamente grande, è questione di quali strumenti hai tu per affrontarlo. Voglio dire: se un tuo amico muore in un incidente, sei al massimo del dolore; se in quella macchina gli amici erano due sei sempre al massimo.</p><p>E comunque tutto sto preambolo per dire: t'immagini, le bimbe tra dieci anni...abbiamo superato i problemi, hanno una casa loro, degli amici, un lavoro che le soddisfa...e poi magari mi soffrono per amore e piangono più che adesso.</p><p>Che poi sarebbe normale eh. È la pretesa di essere sempre felici che è una bugia bella e buona. La vita non è essere felici. La vita è essere vivi. E io lo sono, e voi lo siete, perciò.</p><p>Comunque, auguro alle bimbe di non sentirsi sole, tra dieci anni.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-39899245723788654712022-02-15T21:13:00.004+01:002022-02-15T21:24:30.498+01:00Crosta o ascesso? Questa cosa strana che è la leadership.<p>Al lavoro un mio collega ha chiesto l'abbonamento a Masterclass, e quasi ogni giorno mi sparo la mia dose quotidiana di formazione. Ogni argomento ha uno speaker tra i top mondiali. Ho guardato il corso di Shonda Rhimes sulla scrittura delle serie tv, il corso di Ken Burns sul documentario, un corso di Wilderness Survival (puramente per folklore) e un corso di Bill Clinton sulla leadership.*</p><p>Vi chiederete, che c'entro io con la leadership.</p><p>Odio farmi comandare e in cambio non comando mai nessuno. Dico la mia opinione con sincerità, quando è richiesta. Non pretendo mai sia la verità, specie se dovrebbe influenzare le vite altrui. Non stabilisco mai delle regole, al massimo delle buone abitudini condivise.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiVFC3SHGKfny3yctBpx9imkISCdxrn4W_t5uwsTiZ5ozIzkFrdR0t45jG5Xy68vInOprOaWY6_QBOa4S3X_XKG2k3ONJvmB5LhgiVMomyvo00wapWut17sCyNWCRMG2mMmqN4VaCRhhAjvLDXS2TPO55vSd2Pf6xvONtMcC0z0B-C79FQCvv48EMRS0w=s1600" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiVFC3SHGKfny3yctBpx9imkISCdxrn4W_t5uwsTiZ5ozIzkFrdR0t45jG5Xy68vInOprOaWY6_QBOa4S3X_XKG2k3ONJvmB5LhgiVMomyvo00wapWut17sCyNWCRMG2mMmqN4VaCRhhAjvLDXS2TPO55vSd2Pf6xvONtMcC0z0B-C79FQCvv48EMRS0w=s320" width="320" /></a></div><br /><p>Eppure, un genitore di adolescenti <i>deve</i> essere un leader. Ho cresciuto tre anarchiche come me e adesso tocca non dico rimangiarsi tutto, quello no, ma certo condurre il veliero verso la terra ferma attraverso la tempesta. E per prendere decisioni anche importanti per altri, purtroppo tocca che faccio il capitano della nave. Dio solo sa quanto questo ruolo non mi si addica e quanto vorrei solo farmi i cazzi miei in santa pace, magari leggere un libro sul ponte della nave, lontana da tutto e tutti.</p><p>Dicevo, nella Masterclass del vecchio Bill, c'è questo concetto che mi è rimasto più in mente degli altri, e lo vorrei condividere con voi.</p><p>Quando prendiamo decisioni più o meno importanti, dice Clinton, sta tutto nella nostra capacità di comprendere se un problema è una crosta o un ascesso.</p><p>Il problema-crosta non va <i>mai </i>rimosso brutalmente. Una sbucciatura sul ginocchio ha bisogno di fare il suo corso: se noi leviamo la crosta ogni volta che si forma, riapriamo costantemente la ferita. La crosta è brutta, ma se ne va da sola, quando ha finito di svolgere la sua funzione. Non si può forzare, né anticipare.</p><p>L'ascesso va invece estirpato. Più aspettiamo, più fa danni. Dobbiamo chiedere aiuto, se è il caso, e subito.</p><p>Mi sto accorgendo che con gli adolescenti domestici una tra le cose più importanti è sapersi districare con abilità tra decine di croste quotidiane e ascessi incipienti o quasi infetti.</p><p>E mai, mai trattare le croste come se fossero ascessi, né viceversa. Il difficile è proprio questo.</p><p><br /></p><p>*<i> (negli ultimi due anni sono stata veramente molto centrata. Sperimento una lucidità mentale prolungata mai conosciuta prima, leggo libri impegnativi, lavoro otto ore al giorno, sbrigo decine di faccende burocratiche kafkiane, faccio corsi online in pausa pranzo...a volte mi spavento, non sto scherzando. È come se fossi perennemente sotto effetto di quei farmaci che danno a chi ha problemi cronici di concentrazione. O forse è come diceva quella mia amichetta delle medie, che abitava in aperta campagna e faceva lunghissimi spostamenti in bicicletta, più volte al giorno: "non faccio fatica, è tutta questione di prendere il ritmo")</i></p><p><br /></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-8982952585303688032022-02-08T13:35:00.004+01:002022-02-08T16:50:15.933+01:00Come mi immagino tra vent'anni<p>“Sai figlia, delle volte ve lo dico perché sono arrabbiata,
che non vedo l’ora che vi leviate dai piedi. Perché a volte vi menate e urlate
per un mascara e a me il rumore mi manda in sbattimento.
O quando ho paura che stiate compromettendo il vostro futuro per delle cazzate e vorrei solo
chiudere la porta e non vedere niente. Ma sai qual è la verità? So che crescere
è la cosa più naturale del mondo, ma io sono traumatizzata al pensiero di
perdervi!”</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p>“Se vuoi resto. Con te si sta bene: è tutto pagato!” </p>
<p class="MsoNormal">Questa è stata una chiacchierata che ho fatto ieri con mia
figlia, in macchina, mentre mangiavamo acrobaticamente delle patatine prese al McDrive.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Siamo una famiglia adolescente un po’ particolare: spesso ci
scambiano per quattro sorelle. So che questa affermazione fa molto boomer che crede di sembrare giovane, ma credo corrisponda abbastanza alla realtà.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La realtà è che sono giovanilistica.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un po’ è perché effettivamente non ho ancora 39 anni e
sembro più giovane, forse perché non mi trucco e perché ne ho per i coglioni della
beauty routine.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un po’ perché mi vesto sempre più casual, dal lockdown in
poi. E questo in realtà secondo me mi distingue molto bene dalle mie figlie che
invece sono iper-attente al makeup e allo stile.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un po’ perché tra mascherina, occhiali e berretta sulla
fronte non restano molti centimetri di pelle esposta, per determinare la mia
età. Non che io sia una patita della mascherina eh, diciamocelo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Le bimbe mi dicono che i loro amici dicono che sono stilosa perché ho un piercing al setto nasale. Ogni volta che me lo dicono reagisco con lo sguardo enigmatico di una che non sa se dovrebbe compiacersi o ritirarsi imbarazzata.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGF6E_unSr2Lyw2pspE5yaGrF5GK2VjSTwGxX6UDYQM1jMBErm9rVFYS0El04tdrpIUl3DN1IGU83mHzb56uS-0qP4xjsGmKtuCASCYZ2DxzAZ8Jj5CzldpV6daBhn7AETs9rw9GaxAGER_aBMBfl2olxORXF3iapkxGfbP2g5_lQwYWRf79YeDnKFKw/s4160/P_20201004_184241_1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGF6E_unSr2Lyw2pspE5yaGrF5GK2VjSTwGxX6UDYQM1jMBErm9rVFYS0El04tdrpIUl3DN1IGU83mHzb56uS-0qP4xjsGmKtuCASCYZ2DxzAZ8Jj5CzldpV6daBhn7AETs9rw9GaxAGER_aBMBfl2olxORXF3iapkxGfbP2g5_lQwYWRf79YeDnKFKw/s320/P_20201004_184241_1.jpg" width="240" /></a></div><br /><p class="MsoNormal">Ma a dire il vero, ci tengo a far vedere che sono alle porte dei quarant'anni. </p><p class="MsoNormal">Perché la mia vita è stata così intensa, ma così intensa che se avessi dovuto
vivere tutta sta roba nell’arco di venticinque o trent'anni sarei sicuramente impazzita, sarei
stata veramente in balia di alti e bassi e mai un po’ di riposo. </p><p class="MsoNormal">E poi quarant'anni sono un traguardo importante: primo, e non banale, perché sono sopravvissuta; e secondo, perché sono ufficialmente adulta. Cioè, adesso non potete più chiamarmi "ragazza": basta, non ci sta.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Adesso che le cose vanno leggermente meglio, ci sono delle volte, mentre sono al parco con Bestio, che fantastico sulla seconda parte della mia vita.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vedo le mie bambine più mature e che vanno per la loro
strada. Che spero sia bella e ricca. Dico ricca di esperienze, amore, vita. Che i soldi, quando ce ne sono abbastanza per la sussistenza, determinano solo lo stile, non l'essenza. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Vedo il Bestio e la Mici che giocoforza a un certo punto non
condivideranno più il loro cammino con noi. Con me, più che altro.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Spero di vedere mia mamma, mio fratello, il Donatore,
accasati con una persona per bene, con cui sostenersi a vicenda. Mi piacerebbe fare la zia.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E io mi immagino meno impegnata. Con più tempo per i miei
diecimila progetti creativi nel cassetto. Mi vedo forse lavorare a dei progetti teatrali, a trovare nuovi modi di raccontare tutto quello che sta dentro la mia pancia e che ho voglia di sgrovigliare. Tutti quei film che passa il mio cervello, che fanno sì che io viva una vita nel mondo fisico e una nella mia testa. Mi vedo viaggiare. E poi mi immagino che con L.
potremmo invecchiare assieme, se il vento non ci separerà come fa di solito con le nuvole. Quando L. mi dice che sono bella mi arrabbio sempre; una volta gli ho chiesto se cambierà qualcosa se diventerò brutta e lui mi ha detto che diventeremo brutti insieme e non cambierà niente. L. è la persona più pura che io conosca.</p>
<p class="MsoNormal">Nella mia fantasia mi vedo sessantenne in jeans e maglione, che scrivo, mi faccio i cazzi
miei, ascolto il silenzio; nella mia fantasia ho poche persone attorno ma tutte care, carissime. Sono nella mia casa
a BucoDelCulo e mi addormento ascoltando le rane giù nel fosso e mi
risveglio con gli uccellini. Ho sempre una bottiglia di sangiovese nella credenza da tirare fuori quando vengono le mie amiche a chiacchierare sul divano. Ho ancora lo zaino da backpacker e non ho paura a usarlo. Non so, non mi vedo fissa in un posto. A Rimini con L; a Roma o a Cremona in visita ai miei fratelli; a trovare le bimbe, ovunque saranno. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma ci sono ancora vent’anni, e visto l’andazzo chissà quanto
saranno pieni e chissà se riuscirò a tenere il timone o se come al solito
vincerà il mare e mi porterà dove non credevo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E voi, come vi immaginate una volta che i vostri adolescenti
domestici saranno usciti da quella porta? </p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-1935345838192344642021-12-09T17:26:00.003+01:002021-12-09T17:37:32.849+01:002021 o il lusso di essere me stessa<p>Se riguardo bene a questo disastroso 2021, trovo un filo
conduttore che ho pagato a caro prezzo: mi sono concessa il lusso di essere me
stessa. Sempre.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Indipendentemente dalla morale di Facebook, diventata insopportabile
rumore di sottofondo. Indipendentemente da tutte le voci che mi hanno detto in
passato di cavalcare l’una o l’altra opportunità. Indipendentemente dalle
vessazioni di una politica e di una società che sembrano spesso strisciare nel
fango. Indipendentemente dai pareri delle persone che ho più care.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ascolto solo me. Anche perché solo io pago per me.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1fziUg7Tljde9otBiEMZVi10VIQgHFA-DADxhI0vPM3QE-9bTwxSnrw08_nvhkCCkJOrQ5nRPbM9hcCXoeSi1re0C6y8X3Sw91NIec5qS0jU4tEExz9H3M9nQTFdVsB6S6pj_HcfKock-tM5KOdkh-KNZOuvk0WZZWFA2RRO9XbIKuRfjO-mW0Hv44g=s4160" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1fziUg7Tljde9otBiEMZVi10VIQgHFA-DADxhI0vPM3QE-9bTwxSnrw08_nvhkCCkJOrQ5nRPbM9hcCXoeSi1re0C6y8X3Sw91NIec5qS0jU4tEExz9H3M9nQTFdVsB6S6pj_HcfKock-tM5KOdkh-KNZOuvk0WZZWFA2RRO9XbIKuRfjO-mW0Hv44g=s320" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal">Il lusso di essere me stessa ha alcuni lati positivi. Il
primo: mi guardo allo specchio e mi riconosco. Il secondo: sono circondata da
persone che mi riconoscono e che spesso mi stimano, anche laddove non mi stimo
io stessa. Il terzo: ho un lavoro che amo, che mi permette di tenere in piedi
tutta la baracca, ed è un lavoro dove posso permettermi di andare in camicia in
flanella e scarpe da ginnastica senza chiedermi che impegni ho quel giorno,
perché ho puntato tutto sulla credibilità, e niente sull’apparenza (non che mi
sembri sbagliato vestirsi bene eh, è solo che a me piace vestirmi casual, e, spesso, con indumenti senza connotazione di genere se non, ovviamente, la
vestibilità alle mie forme femminili).<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non ve ne parlo mai ma faccio un lavoro figo. Ma soprattutto
mi trovo nella posizione dove voglio essere: né sbilanciata dalla parte dell’ambizione
che ti toglie il diritto alla vita privata, né su un livello basso che
oggettivamente porta poco valore. Occupandomi di marketing, i due estremi su
cui non vorrei collocarmi si concretizzano da un lato nella grande agenzia che
fa grandi progetti, da un lato nell’improvvisazione. Da gennaio 2016 mi concedo
persino il lusso di lavorare in realtà dove ho attorno persone come me, che non
puntano ad altro se non a fare un buon lavoro. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Fuori dal lavoro, a volte lavoro. E anche lì non corro dietro
ai soldi ma ai progetti che mi piacciono. Non ho bisogno di raccontarli, non ho
bisogno che ci sia il mio nome o la mia faccia, non ho bisogno di essere riconosciuta.
Ho bisogno di guardare un progetto e dire: bello, Vale. Oppure: che schifo
Vale, almeno ti sei divertita a farlo?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il 2021 è stato dunque un buon anno, lavorativamente. Ho
cambiato lavoro per sfuggire a una cassa integrazione che mi toglieva la
dignità e mi sono ritrovata in una primavera professionale; ho fatto un piccolo
progettino editoriale con una grossa casa editrice, e ho in ballo un progetto
che mi ha permesso di ravanare nella merda che ho dentro e tirare fuori
qualcosa che ha un significato e un messaggio anche per gli altri. Ci vorrà
tempo e non so se andrà in porto, ma non importa. Ho anche un’idea su come mi piacerebbe il mio futuro lavorativo nel medio termine; e ho
acquisito alcune competenze in un ambito che non c’entra nulla con quanto fatto
finora ma che può funzionare per me. Chissà.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A casa è stato un anno difficile. Credo il più difficile
della mia vita. O forse no, ma quasi. Ho frequentato ospedali e pronti
soccorsi, ho pianto, ho stretto i denti, ho provato ad aiutare. Ho urlato raramente ma molto spesso ho
bestemmiato tra i denti. Però se dovessi disegnare una curva del dolore, questa
curva ora sarebbe in fase discendente, anche se con qualche picco verso l'alto. Ho accettato che le cose non
siano andate come credevo. Ho guardato di nuovo in faccia un karma con cui
speravo di aver chiuso: quello dove non ho il controllo. Sto cercando di aprirmi a quello che l’universo vuole
dimostrare attraverso la mia esistenza.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">L’universo mi ha comunque mandato la persona migliore che
potevo incontrare, Lorenzo, e cerco di meritarmelo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Esco meno, viaggio meno, non ho più voglia di andare al
cinema o alle mostre, o in tutti quei posti dove devo giurare su dio di stare
bene prima di entrare: questa nuova concezione della salute e della presunta contagiosità
mi ricorda tanto i tempi dell’AIDS, ma peggio. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Not in my name.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque, sono riuscita a godermela un pochino: ho fatto
almeno due viaggi da top ten dei viaggi, ho letto molti libri molto belli, a
volte mi sono data alle cose rassicuranti da cui mi ero sempre tenuta ben
lontana: che ne so, fare l’albero di Natale; stare ore in spiaggia; fare la
passata di pomodoro; salutare
la senzatetto che incontro tutte le mattine. Abbandonare un trekking perché non ce la facevo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Un 2021 terribile, ma qualcuno diceva che ogni fallimento e ogni avversità portano in sé un seme di beneficio.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Spero di essere in grado di utilizzare questa spessa
corteccia di dolore per prendermi un po’ di cose buone per me, per noi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Che questo lusso che mi concedo non sia fine a se stesso.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-17671098339511028822021-11-24T16:17:00.015+01:002021-11-25T17:20:51.277+01:00La mamma del bocciato<p>L’anno scorso abbiamo sperimentato la bocciatura. Ed eccomi qua: oggi sono io, la mamma di quella ragazzina più grande che fumava all'intervallo e che speravo non diventasse amica di mia figlia.</p><p>Non parliamo ora delle macerie che stiamo lasciando a bambini e adolescenti italiani che sennò mi incazzo e basta e non serve a niente. </p><p>Volevo parlare del fatto che sono chiesta tante cose e una tra queste è: che cosa significa che uno è stato bocciato?</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kGEp8LUpI8w/YZ5VvV3IE6I/AAAAAAAAhjw/gvHEJ91VWS82Iejg24FT5qwffP_GU0_iACPcBGAsYHg/s4160/P_20210129_095200.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-kGEp8LUpI8w/YZ5VvV3IE6I/AAAAAAAAhjw/gvHEJ91VWS82Iejg24FT5qwffP_GU0_iACPcBGAsYHg/s320/P_20210129_095200.jpg" width="240" /></a></div><br /><p>Quando andavo a scuola, percepivo la bocciatura come l'aver tirato un po’ troppo la corda. Non ero una ribelle: ero solo una che si arrangiava e che non riconosceva l’autorità, lo sono tutt’ora. Riconosco solo la stima: se sei stimabile, allora posso accettare di prendere in considerazione quello che dici. Se non hai la mia stima, allora ti voglio bene uguale ma per me decido io. E in quegli anni, di adulti che riscuotessero la mia stima ce n’erano proprio pochi, dunque facevo quello che mi pareva, studiavo quello che consideravo interessante. Essere riconosciuta in quel contesto per me non era importante (oppure avevo troppa paura di non essere riconosciuta neanche in quel contesto? Chi lo sa). La scuola era una cosa che facevo in attesa della vita. A chi era bocciato, toccavano delle grane e un anno in più di liceo.</p><p>Oggi avrei compassione per la fatica di alcuni di quei poveri cristi dietro alla cattedra ma è un ragionamento ozioso: non sono una studentessa e di acqua sotto i ponti, da allora, ne è passata parecchia. </p><p>Dicevo, oggi che la vivo da mamma, considero la bocciatura il sintomo della mancata partecipazione. L'astensionismo fisico o morale dalle aule.</p><p>C'è gente a cui fa incazzare il fatto che molti non vadano più a votare; a me fa incazzare il fatto che non ci siano buoni motivi per andare a votare. L'astensionismo scolastico è molto peggio, perché comporta un rifiuto quotidiano da parte di un minore, e la protezione di quel minore dovrebbe essere la priorità dell'intera società. Invece a volte si verifica l'allontanamento. Se la famiglia ti allontana, la scuola ti allontana e al lavoro non puoi andare, la strada resta l'unica alternativa. </p><p>La bocciatura non è essere meno intelligenti o non aver voglia di studiare. Può avvenire anche solo per un numero molto alto di assenze. Per un comportamento non allineato. Per l’avere deciso coscientemente di ignorare una materia, anche una sola. Il tutto reiterato nel tempo, per i più svariati motivi: una crisi personale che sembra non finire più; una famiglia che ha perso l'equilibrio e non riesce a stare bene insieme; un ambiente scolastico, un gruppo di compagni o anche un singolo insegnante ostile; una famiglia dove c’è bisogno che anche tu lavori (sì, ci sono anche quelli). O tutto assieme. O che ne so, il desiderio di imporsi come altro da un bravo alunno, un bravo figlio, uno bravo. Dio, la bravura, quant'è scivolosa.</p><p>Spesso sento qualcuno a cui è andata bene con i figli (o gente a cui è andata così così ma ancora non lo sa) giudicare gli altri genitori, minimizzare il disagio dei ragazzi, dire la propria a ogni costo. </p><p>"Ai miei tempi", dicono quelli della generazione degli eroinomani. "Ai miei tempi", dicono i miei coetanei, proprio noi che siamo una generazione di looser. </p><p>Io ammetto che ne soffro, delle invettive sui genitori, perché sto dando molto, e non piace a nessuno sapere di essere considerato un fallito (dio, la bravura quant'è scivolosa). Non è quello di cui ho bisogno, ecco. Di che cosa ho bisogno? Ho bisogno che le mie figlie non pensino che essere adulti significhi fare schifo su Facebook. Ho bisogno che credano di nuovo che la scuola ha senso. Che abbiano altri adulti di riferimento stimabili, non solo plotoni di controllori e burocrati.</p><p>Avrò certo delle colpe, ne avrà certo il Donatore, mia mamma, la famiglia in generale, ma la verità è che un adolescente non è il prodotto esatto di una famiglia. Un adolescente è qualcuno che sta cercando di essere qualcuno fuori dalla famiglia. E se non ha nessun modo di contribuire fuori dalla famiglia, allora forse significa che il mondo là fuori fa persino più schifo della famiglia.</p><p>Grazie a dio ci stanno aiutando, e questo è urgente; ma quello che importante è creare condizioni, là fuori, che permettano uno sviluppo dei bambini partecipato dalla società; quello che serve è che i ragazzi possano andare in un mondo che voglia accogliere quello che hanno da dare, qualunque cosa sia. La creatività accanto all’inesperienza. La visione insieme alla goffaggine. </p><p>Gli adolescenti sono fragili, di cristallo, quando sono molesti forse è perché sono rotti.
</p><p>Ed essere genitori è essenzialmente essere soli.</p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-15972412268491997542021-11-10T14:27:00.015+01:002021-11-11T10:13:31.512+01:00Stanno bruciando il mare<p>L’università ormai è lontana, sia nel tempo che nello
spirito. Quello che ho imparato al corso di laurea in Culture e diritti umani ha sempre meno senso.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il mondo è diverso. </p><p class="MsoNormal" style="text-align: left;">Da allora a oggi c’è stata l’ascesa del
precariato e la crisi del 2008 che hanno modificato più il mondo del lavoro che
quello dell’economia, sopprimendo diritti conquistati e aspettative.</p><p class="MsoNormal">Poi c’è stata la fame di soldi
dei big del tech, che con i loro algoritmi hanno modificato la percezione del mondo e accelerato la metaforfosi da persone a consumatori virtuali. E i politici e i linotipisti, trasformandosi nei più astuti dei marketer, hanno utilizzato gli algoritmi per ottenere i primi consenso e i secondi lettori/ consumatori. </p><p class="MsoNormal">Oggi, infine, assistiamo allo smantellamento
della democrazia, e diventiamo definitivamente carte di credito con persone attaccate. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il metaverso si prospetta come la nuova normalità.</p><p class="MsoNormal">Whatever it takes.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-VzTcakX596k/YYvIuEQcA4I/AAAAAAAAhh0/0-XXqrY-2Mgp7xOHd_SZVN9_l4hOKmRMgCPcBGAsYHg/s4160/P_20210123_170646.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3120" data-original-width="4160" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-VzTcakX596k/YYvIuEQcA4I/AAAAAAAAhh0/0-XXqrY-2Mgp7xOHd_SZVN9_l4hOKmRMgCPcBGAsYHg/s320/P_20210123_170646.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal">Non siamo più umani, ma percettori di reddito, nuclei consumistici. </p><p class="MsoNormal">La legge è uguale per tutti ma il lockdown in villa non è come il lockdown in monolocale.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La nuova democrazia è basata sulla prepotenza con cui vengono fatte valere le istanze economiche dei
privilegiati, una massa che sguazza così tanto nel privilegio da non accorgersene nemmeno. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La nuova democrazia è basata sulla riduzione delle tasse per le imprese, e la conseguente riduzione
delle spese per il sociale, dalla sanità pubblica alla scuola pubblica.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Sul greenwashing che toglie aria pura e produce montagne di soldi.</p>
<p class="MsoNormal">Sul misconoscimento della gerarchia delle libertà: non ci
sono più diritti umani, politici, civili o sociali che abbiano la meglio sul diritto del consumatori di continuare a consumare e sulla morale feroce ed esclusiva di chi non ha mai perso il lavoro o non ha mai vissuto solo del proprio salario.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Il diritto politico di manifestare è subordinato al diritto delle merci di essere scaricate e al diritto del ricco bianco paraculato di stare al sicuro nella sua tiepida casa senza turbamenti legati alla diminuzione delle merci cinesi negli scaffali o della cocaina dall'Afghanistan.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il diritto e il dovere di prendere una decisione di coscienza per i propri figli è subordinato al
diritto del ricco bianco paraculato di godersi la cena al ristorante senza
rischiare di incontrare esseri umani, come tali portatori di batteri e
virus. Finanche di malattie fisiche e psichiche che potrebbero oscurare per un attimo la folle corsa del paraculato verso la felicità eterna.</p><p class="MsoNormal">"Torniamo a divertirci", recita la pubblicità dell'Ausl Emilia Romagna, corredata da una foto di giovani in discoteca, affissa nei reparti gremiti di psichiatria infantile e di psicopatologia dell'adolescenza.</p>
<p class="MsoNormal">Il diritto del malato è subordinato a una morale economica
che per ottimizzare i costi vorrebbe respingere chi, nella
logica cieca del privilegiato, risulta meno meritevole di cure.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Il diritto alla privacy, che dovrebbe proteggerci dalla
discriminazione e dalla manipolazione dei nostri dati per fini iniqui, è
subordinato al controllo pubblico e feroce sulla a-moralità di chi non protegge abbastanza il diritto di consumare della maggioranza.</p>
<p class="MsoNormal">Il diritto alla salute e sicurezza sul lavoro è subordinato
alle disposizioni di un’emergenza che non riempie le terapie intensive da mesi e intanto calpesta goffamente lo spirito della norma e qualunque protocollo di tutela previsto precedentemente.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Ogni diritto, per sua natura, comporta delle leggi che lo garantiscano; ogni legge, per sua natura, comporta un po' meno libertà. Diritto di uno significa meno libertà per un altro. Per esempio i diritti sociali sono sostenuti dalle tasse e quindi da una limitazione della libertà di usufruire dei propri soldi.</p><p class="MsoNormal">Le leggi, ordinate gerarchicamente con i dpcm all'ultimo posto, appena prima dei regolamenti condominiali, sono lì per dirci quali libertà sono garantite. </p><p class="MsoNormal">Quando il buonsenso della auto-dichiaratasi maggioranza vorrebbe prevaricare la legge, perdiamo tutti in giustizia. Quando la morale della auto-dichiaratasi maggioranza segue sempre, in fondo in fondo, il mantenimento del privilegio economico, perdiamo tutti in uguaglianza.</p>
<p class="MsoNormal">Non credevo davvero che il mondo sarebbe cambiato per una
pandemia. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Invece si è involuto: al timone c’è solo malafede, tra le
persone una totale misconoscenza del perché siamo qui, riuniti in una società, e
del come ci siamo arrivati. In mezzo, gli squali dell'economia e della finanza, con a capo le case farmaceutiche che, per debellare una pandemia globale, vendono i vaccini solo ai migliori offerenti.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">La nuova democrazia sottomette le proprie regole di base, che prima definiva universali, a un opinabile e vago "buonsenso", e si fa scudo della scienza, che è diventata la nuova dottrina, quando per sua natura è quanto più lontano ci sia dalla dottrina.</p>
<p class="MsoNormal">Pensano che la libertà sia restare sull’onda del privilegio
e farebbero di tutto per non perdere quell’onda, anche distruggere il mare. </p>
<p class="MsoNormal"><i>Certo, chi comanda<br />
Non è disposto a fare distinzioni poetiche<br />
Il pensiero come l'oceano<br />
Non lo puoi bloccare<br />
Non lo puoi recintare<o:p></o:p></i></p>
<p class="MsoNormal"><i>Così stanno bruciando il mare<br />
Così stanno uccidendo il mare<br />
Così stanno umiliando il mare<br />
Così stanno piegando il mare</i><o:p></o:p></p>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/9w7OFmgH3g4" title="YouTube video player" width="560"></iframe>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-21863671908324363502021-08-06T14:39:00.003+02:002021-08-06T14:47:04.965+02:00Ascolto dunque sono(più mi apro all'ascolto, più mi arrivano messaggi importanti, così grandi che ancora non trovo il fil rouge, eppure il fil rouge ci dev'essere. <div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-bq1ARNWFcNE/YQ0uRa3yFpI/AAAAAAAAhdE/jM7z3tlUt3I8aTvmtqbbJH4rf6bCD7r6ACPcBGAsYHg/s2560/P_20201129_110854_1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="2560" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-bq1ARNWFcNE/YQ0uRa3yFpI/AAAAAAAAhdE/jM7z3tlUt3I8aTvmtqbbJH4rf6bCD7r6ACPcBGAsYHg/s320/P_20201129_110854_1.jpg" width="320" /></a></div><br /><div><br /><div><br /></div><div>Tu parli di Dio, io ti parlo di Io, e ci diciamo la stessa cosa. Ci togliamo le etichette di credente e atea e ci ascoltiamo davvero. </div><div><br /></div><div>Un sacerdote youtuber suggerisce che quando cerchiamo la felicità nel benessere o nella comodità, cerchiamo nel posto sbagliato.
La felicità è comoda? Che cos'è la felicità? È forse la mia integrità? Allora è scomoda. Non so se voglio essere felice, allora.</div><div><br /></div><div>Un ragazzino assurdo mi dice: io non ce l'ho con quel poliziotto, è solo non accetto quello che rappresenta. Imparo anche da lui. Accolgo quando dovrei difendermi. Dovrei difendermi? </div><div><br /></div><div>Un rifugiato sudamericano, attivista studentesco là, attivista lgbt qua, incontrato in una piazzetta romana una sera, mi rulla una sigaretta, parla di letteratura e mi dice: voi italiani non v'incazzate mai, dice. Già. </div><div><br /></div><div>Ascolto via podcast lezioni di filosofia e un professore con la voce rauca parla di Marcuse e mi ricorda che siamo uomini e donne solo quando usciamo dalla mono-dimensionalità, dalla mercificazione, dalla repressione, dal sesso come consumo dell'altro. </div><div>E penso a quel libro, L'uomo a una dimensione, che hai ricevuto nel carcere di Forlì e che forse non mi è arrivato invano, unica tua eredità insieme a qualche foto e a un vangelo. Mi stai dicendo qualcosa, babbo? Che cosa mi vuoi dire?</div><div><br /></div><div>Un vocale di un caro amico professore universitario di diritti umani, che non ascolto ancora perché me lo voglio godere. Ho voglia di sentire un'opinione rispettabile, ne sento la mancanza, qualunque cosa mi voglia dire.</div><div><br /></div><div>Mi state tutti dicendo troppe cose, troppe. </div><div><br /></div><div>Mi chiedo cosa sono, chi sono, esco dalla dimensione del mio stato sociale e del mio lavoro, mi tolgo l'etichetta del mio nome, e vedo un pezzo di me profondo, felice, puro: la fantasia, l'istinto e l'amore in quest'ordine e forse è proprio quello che intendevi quando parlavi di dio)</div></div></div>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6706440493930076353.post-31840607531995596502021-07-22T12:10:00.004+02:002021-07-22T12:48:59.998+02:00Sei lunghi mesi<p>Siamo al 22 di luglio e in questi giorni sto facendo
mentalmente un bilancio dei primi sei mesi del 2021 anche che a dire il vero ne sono passati quasi sette da gennaio, by the way, non importa. Sono stati mesi
intensi.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Da bambina facevo una vita meno lineare di
tutti i bambini che conoscevo. Non nel bene, però. Frighi vuoti, brandine in
cucina, “nonna per favore portami di nascosto in comunità a trovare babbo”. Ero
matura in modo inquietante. E infelice. Da adolescente facevo una vita meno lineare di buona
parte delle persone che conoscevo. Traslochi su traslochi, gas staccato. Ero
matura e disciplinata, volevo decidere per me stessa, non tolleravo più nessun
tipo di autorità; del resto, a parte la scuola e mia madre quando c’era,
nessuno tentava mai di comandare. Nei miei vent’anni, di nuovo, non vivevo come gli altri: tre culi da pulire, una casa di mia proprietà, almeno due lavori
alla volta, tante responsabilità, ma anche la totale autodeterminazione, tanto
che persino la coppia era un’entità troppo angusta. A un certo punto sono stata
abbastanza felice. A un certo punto mi sono guardata allo specchio e non so
come mi ero inventata un lavoro, avevo finito di ristrutturare la casa, le mie bambine
erano fantastiche. Anche se ero sola. I miei trenta sono stati avventurosi, finalmente anche nel
bene: traguardi oltre le aspettative, nuova città, nuova casa, nuova vita, viaggi, amici,
sogni realizzati. Fatiche e psicologa, anche. Traumi rimossi, pesi di cui ho preso coscienza.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E ora siamo qui, alla soglia dei quaranta. Trentotto, per la precisione. Pensavo che fosse arrivato finalmente il momento di vivere come gli altri, e ovviamente mi sbagliavo.<o:p></o:p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-orf9TYZ67qU/YPk52VQOF5I/AAAAAAAAhcA/MY7DwWOEOIk1wa2-PirIR6M3TKiZvcwfQCPcBGAsYHg/s4160/P_20210115_100255.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-orf9TYZ67qU/YPk52VQOF5I/AAAAAAAAhcA/MY7DwWOEOIk1wa2-PirIR6M3TKiZvcwfQCPcBGAsYHg/s320/P_20210115_100255.jpg" /></a></div><br /><p class="MsoNormal">Questi primi sei mesi del 2021 sono stati cent’anni. Ho passato
un paio di momenti che non augurerei al mio peggior nemico: momenti in cui sono
andata in blocco tipo la caldaia, ho raggiunto il livello massimo di dolore che
potevo sopportare e sono diventata un’automa. In totale derealizzazione.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sì, c’è sempre di peggio. Ma a volte ho visto molto bene il
fondo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ho visto così bene il fondo che poi gli sprazzi di normalità
ritrovata mi sono sembrati una conquista. Ho visto così bene il fondo che mi
sono voluta sempre un po’ più bene, per quello che sono riuscita a sopportare. Ho visto il fondo e in fondo c’erano anche i miei amici e le persone che
lavorano con me che hanno sempre capito, quando arrivavo con il sorriso e un filo di voce sufficiente appena per dire "ciao" e
dentro piangevo. Hanno capito i tanti permessi presi e il bisogno di lavorare
da casa, mi sono sentita aiutata. E nel fondo c’è stato anche un giorno che
pranzavo da sola fuori e accanto alla panchina c’era bidone della spazzatura e
io pensavo: “è lì dentro che dovrei stare”, ma poi mi ricordo che c’era M. che
mi parlava dolcemente. Con lei ci siamo conosciute qui e dieci anni dopo ci siamo
ritrovate colleghe: non ci eravamo mai viste ma ci siamo riconosciute, forse per una timidezza un po' punk che ci accomuna.</p><p class="MsoNormal"><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">E nel fondo c’era anche L.
che un giorno è arrivato e mi ha investito di dolcezza: ho sentito che proteggermi
era innaturale e così sono stata lì a innamorarmi. Cerco di meritarmelo.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questi sei mesi c’è stato un piccolo progetto creativo,
una cosetta su cui credo non comparirà il mio nome (mi sono dimenticata di
chiederlo, non m’interessa), però firmare un contrattino con quella casa
editrice fa un certo effetto alla ragazzina che sono stata. Mi ha dato una
pacca sulla spalla.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questi sei mesi ho avuto bisogno di aiuto e non ho mai
negato il mio aiuto a nessuno. Purtroppo ho imparato con molto dolore che pensare
di poter aiutare a volte è presuntuoso: avere la forza di ritrarre la mano e
chiamare qualcuno con le giuste competenze, anche se l’aiuto è chiesto proprio
a te, è la cosa giusta da fare.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">So di aver sempre avuto cuore e di non essermi mai
risparmiata, ma in alcuni casi è stato uno sbaglio da cui spero di imparare
qualcosa. Però sono orgogliosa del fatto che il dolore non mi ha reso cattiva.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non male per sei mesi di vita, no?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questo momento so che potrei avere di più. Spingere oggi
per stare meglio domani. Trovare l’obiettivo e il focus. Risolvere un po’ di
problemi che evito accuratamente (“tutto ciò che è grande è nella tempesta”).<br />
Posso farlo per me, per noi, nonostante il terreno su cui mi muovo è insicuro
se non addirittura ostile. Le persone – non i miei amici però – sono diventate
apertamente fasciste e anti-libertarie. Io ho fatto della mia e altrui libertà
il mio valore guida, e non perché sono una rivoluzionaria da divano. Ci credo
davvero, anche quando è scomodo. </p><p class="MsoNormal">Chi ora è disposto a tutti questi compromessi solo per paura di morire, non deve aver mai vissuto senza dignità. Chi rinuncia ai diritti per avere più diritti, non ha mai studiato la storia.</p><p class="MsoNormal">Li capisco e non li giudico, ma solo finché non mi rompono i coglioni.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Potrei spingere, comunque. Nel mio microcosmo selezionato.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ma non ora. No, non ora non qui, in questa pingue immane
frana.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Prima devo capire che cosa posso trarre da tutto questo
dolore, affinché non sia stato inutile.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Sono tanto stanca ma non sono finita qui.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>pollywantsacrackerhttp://www.blogger.com/profile/15541811715082031806noreply@blogger.com16